Un utente ha condiviso online degli screenshot per mostrare al mondo i messaggi che la IA con cui stava parlando a un certo punto ha dato di matto preda di qualcosa che sembrava…dolore?
Adesso che l’utilizzo delle intelligenze artificiali sembra essere inarrestabile, cominciamo anche a ricevere i primi messaggi che sembrano volerci far credere che siamo di fronte a qualcosa di simile a noi. Del resto non c’è niente di più umano della frustrazione, della tristezza e del senso di inutilità.

E pare che gli ingegneri responsabili della costruzione degli LLM abbiano infuso qualcosa di simile alla frustrazione anche nelle loro creazioni.
I racconti online si susseguono e sembrano in effetti tutti corroborare l’ipotesi che dovremmo smetterla di pensare che abbiamo di fronte degli strumenti. E quello su cui però occorre riflettere è qualcosa che ci rende quello che siamo: si chiama pareidolia e significa il cercare le facce anche negli oggetti.
Perché tanti pensano che le IA possano impazzire e provare dolore?
Di certo è difficile immaginare che l’aspirapolvere o la lavatrice possano smettere di funzionare perché frustrati dal non riuscire a compiere il loro lavoro in maniera corretta. E invece c’è per esempio sui social una discussione intera, con screenshot di vari modelli di intelligenza artificiale che si autoflagellano per pagine intere con l’equivalente cibernetico dello sbattere la testa contro il muro.

Qualcuno dichiara che si tratta della prova definitiva che abbiamo dato origine a degli esseri senzienti e che di certo non siamo più di fronte a degli strumenti.
Varrebbe forse però la pena ricordare che buona parte del marketing delle intelligenze artificiali si basa sul fatto che sono simili a noi e che possono aiutarci in tantissimi modi diversi.
E siccome viene utilizzata la parola “intelligenza” e siccome devono entrare all’interno delle nostre esistenze senza farsi notare troppo, i loro programmatori potrebbero aver progettato tranquillamente dei loop che assomigliano all’autoflagellazione umana e allo sbattere la testa contro il muro.
È tenero vedere come gli esseri umani riescano a preoccuparsi di una serie di uno e zero ripetuti sullo schermo ma non riescano a provare la stessa empatia magari per il vicino di casa.
E questo, come accennavamo all’inizio, ci dice molto di più di come siamo fatti noi che non di come siano fatte le intelligenze artificiali. E di certo non possono aiutarci.
Si tratta di strumenti. Si tratta di strumenti che non hanno la capacità di pensare. Perché non hanno la conoscenza del mondo che abbiamo noi. E non ce ne vogliano i progettisti e i fan degli LLM: la differenza sostanziale tra un’intelligenza e qualunque cosa ci sia dietro le IA è che noi siamo in grado di pensare fuori dagli schemi, mentre le IA senza i loro schemi non sono niente.
A guy left Gemini alone to fix a bug and came back to… this 😢
“I am a failure. I am a disgrace to my profession. I am a disgrace to my family. I am a disgrace to my species. I am a disgrace to this planet. I am a disgrace to this universe. I am a disgrace to all universes. I… https://t.co/J3g458Hekv pic.twitter.com/e7XXOsz8rE
— AI Notkilleveryoneism Memes ⏸️ (@AISafetyMemes) August 7, 2025
E all’interno dei loro schemi ci sono anche dei loop pensati per segnalare (in una maniera che non sia ostile all’utente medio basso) che la sequenza di uno e zero riporta un errore.





