Forse c’era da aspettarselo ma l’annuncio della chiusura di questi due progetti è arrivata comunque come una sorpresa.
Fino a quando gli scienziati di tutto il mondo non troveranno un sistema per ampliare lo spazio per come lo conosciamo, continueremo probabilmente ad avere i videogiochi che vanno e i videogiochi che vengono. Anche se di certo vorremmo che i nostri titoli preferiti rimanessero con noi per sempre, o per una quantità di tempo che assomigli a un per sempre.

Arriva in queste ore infatti, la notizia che il publisher di due videogiochi molto famosi ha deciso di chiudere totalmente bottega. I due progetti si avviano quindi a scomparire e a trasformarsi in reliquie come tanti prima di loro.
Altri due videogiochi scompaiono. Queste le date
Mantenere in piedi l’impalcatura di un videogioco è sempre qualcosa di molto costoso. Ed è per questo motivo che i publisher dopo un certo numero di anni annunciano le chiusure dei server. Stavolta a parlare è 2K che ha annunciato che stanno per spegnersi le luci sui campi di The Golf Club 2019 e PGA Tour 2K21.

Si tratta di titoli sportivi che negli anni sono diventati per molti i preferiti. Trattandosi però di giochi che hanno sulle spalle qualche anno, c’era da aspettarselo. Non è infatti una novità che i publisher periodicamente riducano le spese anche andando a chiudere i server dei giochi più vecchi.
Questo annuncio ci permette però anche di fare un’altra riflessione che riguarda proprio quei titoli che hanno una pesante componente multiplayer. Perché 2K ha dichiarato che anche se il prossimo 30 ottobre i server di entrambi questi giochi di golf non saranno più raggiungibili, i giocatori avranno comunque a disposizione le modalità offline.
Una soluzione che quindi non rende del tutto inutili i giochi ma che li trasforma in esperienze single-player. Una decisione che chiaramente può essere presa perché questi due giochi non sono legati solamente a quello che c’è sui server e sono stati costruiti anche come titoli da godere da soli senza internet. Sono quindi reliquie di un’epoca passata in un certo senso.
Un’epoca in cui i publisher, alcuni almeno, pensavano che i giocatori avessero qualche diritto dopo aver acquistato un gioco. Abbiamo visto più di recente invece altre chiusure che hanno comportato la dismissione totale dell’esperienza.
E si riapre quindi il dibattito su perché i publisher in certe situazioni si convincano che l’unico modello di business è quello del titolo multiplayer online che funziona solo e soltanto se ci sono dei server.
Nessuno, neanche il fan più incallito, sa che il suo gioco può essere mantenuto in eterno e non lo chiede. Quello che però si vorrebbe è poter comunque tornare a giocare anche da soli, soprattutto se il gioco in questione è un gioco a pagamento.





