Bisogna o no tenere i bambini lontani dai social media? Ecco una legge che prova a rispondere, anche se in modo un po’ drastico.
La questione che riguarda l’utilizzo dei social media da parte dei più piccoli è una questione che continua a tenere banco e che probabilmente continuerà ancora a tenere banco non solo nei dibattiti internazionali ma anche nel momento in cui le legislazioni nazionali decideranno di muoversi.

Ora cominciano ad arrivare proprio alcune leggi che renderanno inutilizzabili molti dei servizi che tutti usano invece oggi per chi ha un’età inferiore ai 16 anni.
Online la discussione si è già accesa tra quelli che domandano perché non si lascia che siano i genitori a prendere queste decisioni e chi dichiara che si tratta solo di censura. Vedremo il moltiplicarsi di queste norme? Cosa succederà alle piattaforme coinvolte?
Sotto i 16 anni niente social media e niente videogiochi?
Nello scorso mese di settembre la commissione che in Australia si occupa di controllare la sicurezza delle piattaforme online aveva richiesto a colossi come Twitch, Roblox, ma anche Steam, quello che una volta chiamavamo Twitter e la piattaforma LEGO Play di controllare se le proprie operazioni sarebbero dovute essere o meno soggette alle nuove leggi riguardo l’utilizzo dei social media da parte degli under 16.

A queste piattaforme si aggiungono ovviamente tutti i classici social media, quelli del gruppo di Meta, ma anche WhatsApp, Snapchat, TikTok, YouTube, Discord, Reddit e Pinterest. In pratica qualunque social media.
Uno dei rappresentanti del dipartimento che si occupa della sicurezza online ha dichiarato che buona parte di queste app utilizzate ogni giorno in realtà rientrano proprio in quei criteri per i quali non ci dovrebbero essere account di persone minori di 16 anni. Qui si potrà andare…forse.
Quello che però risulta interessante è che se si va a guardare la legislazione australiana, gli utenti non possono avere un account ma possono comunque fruire dei contenuti senza aver fatto login.
Lo scopo dell’innalzare il limite minimo dai 13 anni, che è quello che tante piattaforme già hanno, fino a 16 anni, spiega ancora il sito ufficiale, serve a permettere ai più piccoli di sviluppare alcune abilità critiche fondamentali in modo tale che poi, nel momento in cui si trovano a dover gestire la miriade di informazioni e di stimoli, siano più preparati.
La legge, e questo è un dettaglio interessante che in parte risponde anche a quelli che dicono che dovrebbero essere i genitori a decidere, crea una piattaforma uguale per tutti in cui non sono più i genitori o i tutori a dover cercare di spiegare ai ragazzi che non è ancora il momento sapendo però che qualche amico o qualche amica comunque finirà con l’avere l’account social: semplicemente nessuno fino ai 16 anni potrà essere loggato su un social media.
Una stranezza riguarda il fatto che in teoria la legislazione si applica solo ai social media ma anche piattaforme come Roblox e Steam sono state contattate dal dipartimento per controllare i propri requisiti. Come si controllerà se gli utenti che si trovano sulle piattaforme sono o meno dell’età giusta?
Verranno prese in considerazione tutte quelle briciole di informazioni che gli utenti lasciano online. Per esempio l’analisi del linguaggio utilizzato, eventuale controllo attraverso analisi dei dati biometrici, pattern di attività connessi con un’eventuale presenza a scuola.





