Arslan: The Warriors of Legend – la recensione

Questo inizio 2016 si sta rivelando un periodo davvero florido per i videogiocatori che amano i fumetti e i cartoni animati giapponesi, meglio conosciuti come manga e anime: dopo Naruto, debutta su console di nuova generazione il meno conosciuto Arslan, principe di Pars e valoroso combattente che, grazie all’aiuto dei suoi fidati compagni e dell’esercito, deve riconquistare la terra perduta. Già presente nella Terra del Sol Levante da diversi anni, la serie manga ha debuttato solo lo scorso autunno in Italia, grazie a Panini Comics: l’adattamento a fumetti dei romanzi di Yoshiki Tanaka è stato curato nientemeno che da Hiromu Arakawa, l’autrice di Full Metal Alchemist, mica roba da poco!
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Visto il successo raccolto da Arslan, Koei Tecmo ha ben pensato di realizzare un videogioco basato sull’anime, e trattandosi della software house giapponese famosa per Dynasty Warriors, di che genere poteva essere secondo voi Arslan: The Warriors of Legend? Ma certo, chiaramente un musou! Per quei pochi che non sapessero di cosa stiamo parlando, i titoli appartenenti al genere musou fanno parte della cultura puramente giapponese, tra i maggiori esponenti ricordiamo il già citato Dynasty Warriors e Samurai Warriors, realizzati tra l’altro dallo stesso studio che ha sviluppato Arslan, ovvero Omega Force, una branca di Koei Tecmo. Ma cosa si fa precisamente in un musou? Semplice, nei panni dell’eroe di turno ci si sposta tra enormi campi di battaglia sconfiggendo centinaia di nemici (quasi tutti uguali) per proseguire nel labirinto fino al boss finale.

Sviluppato da Omega Force, Arslan: The Warriors of Legend è erede delle lunghe sage di Dynasty Warriors e Samurai Warriors,

In cosa si differenzia quindi Arslan: The Warriors of Legend rispetto ai soliti musou? In realtà in poche, ma significative cose: la prima differenza che salta all’occhio buttandosi a capofitto nello Story Mode del titolo è che si prosegue attraverso i campi di battaglia utilizzando diversi personaggi, a volte anche all’interno dello stesso livello. Il copione è quindi già scritto e la scelta non è del giocatore, bensì forzata dai risvolti della trama: a partire dallo stesso Principe, ci si trova nei panni di uno dei suoi valorosi compagni, e la cosa positiva è che ognuno ha il suo moveset personalizzato. Se il protagonista si destreggia con spada e giavellotto, troviamo personaggi come l’interessante Gieve, che come arma utilizza uno strano strumento musicale, o Pharangese, provetta arciera al servizio del buon Arslan.
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A rendere un po’ più variegato il tutto è stato introdotto un sistema di livelli che, oltre al naturale avanzamento tramite esperienza, permette di equipaggiare dei set di carte che vanno a influenzare le abilità dei guerrieri: determinate carte potenziano l’attacco, altre la difesa e così via man mano che vengono raccolte dai campi di battaglia, è anche possibile “fonderle” tra loro per crearne di più potenti. Il gameplay in sé invece non si discosta quasi per nulla dall’immaginario del classico muso: una volta in guerra ci si sposta a bordo di un cavallo per ricoprire le distanze più lunghe o per raggiungere velocemente l’obiettivo del dungeon, che si manifesta o in un particolare nemico da uccidere o in un checkpoint da passare.

Sia la storia che le battaglie singole possono essere affrontate in cooperativa con un altro giocatore offline e online, rendendo l’esperienza più stimolante e divertente.

Il sistema di combattimento è il più classico dei classici, quadrato per l’attacco leggero e triangolo per quello pesante, cerchio per attivare la mossa finale previa ricarica della barra addetta a tal scopo: una simpatica peculiarità del titolo riguarda il Mardān Rush, ovvero una carica a cavallo formata da centinaia di alleati. Il Mardān Rush torna utile per sfondare le barriere e per aumentare esponenzialmente il numero di KO inflitti sul campo, in quanto tutto quel che c’è sulla traiettoria viene travolto senza pietà alcuna: la carica va attivata in punti prestabiliti per necessità strutturali, raramente è possibile vederla al di fuori di eventi come muri o cancelli da distruggere. Sia la storia che le battaglie singole possono essere affrontate in cooperativa con un altro giocatore offline e online, rendendo l’esperienza più stimolante e divertente.
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Un plauso va fatto alla cura dedicata al lato tecnico del titolo: la grafica in sé si difende bene, tenendo a mente che parliamo di un gioco che deve muovere migliaia di elementi a schermo, ma non fa gridare al miracolo; il vero colpo d’occhio è tutto dedicato ai filmati dello Story Mode, tratti direttamente dall’anime e veramente ben realizzati. Per chi volesse acquistare il titolo e appassionarsi alla storia di Arslan c’è solo un piccolo problema: il gioco non è localizzato in Italiano, scelta incomprensibile, visto anche il recente approdo del manga nel Bel Paese, dialoghi in giapponese e sottotitoli in inglese, un vero peccato. Arslan: The Warriors of Legend è quindi un onesto musou dedicato principalmente ai fan della storia del Principe dai capelli bianchi, e perché no, un’occasione per tutti gli altri per imparare a conoscerla.

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