Anche se noi lo vieteremmo a prescindere molti utenti potranno ancora usare ChatGPT, molti ma non tutti: per questi soggetti il chatbot è vietato per legge.
L’utilizzo delle Intelligenze Artificiali sta prendendo piede in moltissimi ambiti e il più delle volte, più che un uso, è un abuso che va a peggiorare quelle che sono in realtà le capacità mentali degli esseri umani. Dovremmo quindi tenerci alla larga il più possibile da questi strumenti come ChatGPT per evitare che quel poco di intelligenza che ancora ci resta si consumi inutilmente. 
Ma, accanto a quelle che sono le raccomandazioni che vengono da tanti esperti in tutto il mondo, ci sono ora anche delle regole vere e proprie. Leggi che bloccano l’utilizzo di ChatGPT e di qualunque altro servizio di Intelligenza Artificiale se si appartiene ad una categoria specifica di utenti. Il motivo non è solo di pigrizia, anzi. Qui si tratta della vita delle persone.
C’è la prima legge che blocca l’uso di ChatGPT sul posto di lavoro
Mentre tante società, soprattutto quelle che cercano il profitto esponenziale infinito, tentano di infilare i servizi di Intelligenza Artificiale all’interno dei propri organici per ridurre quello che secondo loro è uno spreco di denaro per stipendi di esseri umani, cominciano a emergere anche tutti i limiti dell’utilizzo di servizi come ChatGPT, Gemini, CoPilot e così via.

Servizi che, oltre ad essere stati per lo più addestrati con materiale protetto da copyright e che viene quindi utilizzato in maniera illecita per generare profitto, sono servizi che molto spesso ancora sbagliano e, ci dicono gli esperti di Intelligenza Artificiale, in realtà continueranno a sbagliare finché esisteranno.
Ma tutto questo a quanto pare non aveva ancora fermato membri della Magistratura italiana dall’utilizzare proprio i servizi di Intelligenza Artificiale come ChatGPT per scrivere per esempio sentenze o altri documenti importantissimi. Documenti infarciti di errori.
Ed ecco allora che il Consiglio Superiore della Magistratura si è trovato costretto a promulgare una nuova regola. Una regola che vieta ufficialmente ai magistrati di utilizzare qualunque tipo di Intelligenza Artificiale per scrivere documenti. E poi, attenti a che funzioni attivate.
Il motivo però non è soltanto nei possibili errori che si sono già verificati e che potrebbero verificarsi ancora, quanto nel fatto che il ruolo della Magistratura è autonomo e costruito intorno ad alcuni principi costituzionali. Il magistrato deve essere autonomo per esempio nella sua decisione e se questa decisione viene presa attraverso uno strumento come un’Intelligenza Artificiale, è chiaro che la sua autonomia può venire meno.
C’è però comunque un modo in cui l’Intelligenza Artificiale può essere utilizzata. Quello che infatti non viene vietato è l’utilizzo degli strumenti per riassumere quelle che sono sentenze già espresse. In pratica i magistrati possono farsi aiutare ma non possono poi lasciare che sia ChatGPT o qualche altro strumento a prendere effettivamente la decisione, perché quello deve rimanere solo in capo agli esseri umani che, come tali, devono anche poterne rispondere se sbagliano.





