Cosa rende un videogioco un buon videogioco? A parlarne è uno dei creatori di Baldur’s Gate 3 che rivela il segreto dietro ogni grande successo.
Quando parliamo di ottimi videogiochi di altissima qualità certamente è inevitabile pensare a tutto quello che ci ha regalato il 2025 e che ha cambiato completamente l’umore della community degli appassionati di videogiochi. Dopo un 2024 che certamente non ha colpito per il numero di titoli indimenticabili, anche perché era davvero impossibile superare il 2023, ecco che il 2025 ci ha dato tantissimo fin qui.

L’anno si è aperto con prodotti eccezionali come Kingdom Come Deliverance 2, Monster Hunter Wilds, Split Fiction e in qualche modo anche il ritorno di un Assassin’s Creed Shadows che ha tendenzialmente soddisfatto tutti e meravigliato nessuno. Poi abbiamo visto avventure davvero profonde come The Alters e Blue Prince, che hanno lasciato il segno.
Ora in tanti stanno apprezzando Death Stranding 2 On The Beach, l’ultima grande fatica di Hideo Kojima, in attesa di poter mettere le mani su Ghost of Yotei, Gears of War, The Outer Wilds 2 e tutto quello che ci aspetta nei prossimi mesi. Ma esattamente cosa rende un gioco eccezionale? Una domanda semplice, eppure difficilissima.
Come avere successo oggi, parola di Larian
Nelle ultime ore tanti addetti ai lavori sono tornati a interrogarsi sul valore artistico e economico di un videogioco, sulla direzione intrapresa dall’intera industria e su cosa fare per il futuro. Una risosta creatasi dopo i tanti tagli e le cancellazioni fatte in Xbox il 1 luglio 2025.

“Credo che uno dei fraintendimenti fondamentali sia l’idea che i giocatori vogliano ‘giochi gratis’. Vogliono dei buoni giochi“, ha scritto in lunghissimo post su X Michael Douse, uno dei dirigenti di Larian Studios che è stato fondamentale per la creazione e la pubblicazione di Baldur’s Gate 3.
“Possono essere free-to-play o a pagamento, ma devono essere buoni”, un concetto semplice eppure estremamente divisivo oggi nel mondo del Game Pass, degli influencer, delle patch al day one.
“Non si può evitare che questa sia un’industria basata sul successo. Il problema è che non c’è abbastanza spazio mentale per la quantità di giochi che idealmente sarebbero dei successi“, afferma il dirigente, ancora una volta ricordando come questo sia un mercato competitivo e spietato. Ricordiamo intanto il nuovo controverso progetto di Playstation.
You can’t avoid that this is a hit-based industry. The problem is there isn’t enough mindspace for the amount of games that would ideally be hits. Therefore, the majority can’t be hits, even if they’re good. That means many games are losses, which is incompatible for business.…
— Very AFK (@Cromwelp) July 5, 2025
“Inevitabilmente, la maggior parte non può essere un successo, anche se è buona”, scrive. Insomma la soluzione è trovare il momento giusto per pubblicare un titolo che sia effettivamente buono al di là del tipo di monetizzazione che si utilizza. E ovviamente c’è anche bisogno di un pizzico di fortuna.





