Dark Souls II: Crown of the Sunken King – la recensione

Dark Souls, due parole dietro le quali si nasconde un mondo oscuro e contorto, dominato da divinità prive di senno e demoni di ogni tipo. Questa serie ha avuto il grande merito di riportare in voga un approccio al medium videoludico basato non solo su un tipo diverso di storytelling, ma anche su una difficoltà davvero fuori parametro, considerando la facilità che caratterizza la maggior parte dei giochi odierni. Ed ecco che, dopo essere finita nuovamente sotto gli occhi di tutti, per merito dell’ottimo successo riscosso dal seguito di uno dei giochi di ruolo contemporanei più tosti di sempre, From Software torna a far parlare di sé con il primo dei tre DLC previsti per Dark Souls II, Crown of The Sunken King.
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Crown of the Sunken King si conferma un contenuto aggiuntivo di gran lunga sopra la media rispetto a quanto visto altrove.

Con il “re sommerso”, la casa giapponese ha tentato -fra l’altro riuscendoci- di riportare il design delle mappe di gioco ai gloriosi fasti del passato. Le nuove ambientazioni introdotte, infatti, sono ricche di strade pulsanti e di trappole molto ben nascoste, cosa che incentiva non poco la componente esplorativa, rendendola anche più remunerativa per coloro che avranno la pazienza di esplorare ogni anfratto e angolo delle location messe in piedi dal team di sviluppo. Sempre a proposito di queste ultime, va detto come siano molto più labirintiche e tentacolari rispetto a quelle presenti nell’avventura principale di Dark Souls II: certo, siamo lontani dalla perfezione raggiunta ai tempi con il DLC Artorias of The Abyss, ma il lavoro svolto con questo primo episodio dedicato alle corone resta comunque di assoluto spessore.
Altra nota positiva è il sensibile aumento del livello di difficoltà, che è stato reso ancora più alto, non soltanto attraverso l’inserimento di nemici più coriacei, ma anche tramite la scelta di dotarli della possibilità di infliggere fastidiosissimi status alterati, come il veleno, o il deterioramento accelerato delle armi. Sempre in merito a quest’ultimi, va detto come in alcuni casi dovrete necessariamente distruggere degli specifici oggetti per renderli vulnerabili ai vostri colpi. Perseguendo in modo efferato la vera natura di un titolo della serie Souls, il team ha ben pensato di nascondere molto bene i falò e di aumentare la pericolosità delle trappole, scelte, quest’ultime, che costringeranno il giocatore a uno studio molto minuzioso di ogni singolo passo da compiere, dato che uno scarso spirito d’osservazione, unito alla fretta di proseguire, potrebbero portare a un frustrante (ed ennesimo) game over. Come se tutto ciò non bastasse, il team di sviluppo ha inserito anche un elevato numero di enigmi ambientali, che vedranno le ambientazioni cambiare morfologia a ogni leva tirata o pulsante premuto. Per quel che concerne le boss fight, sono in tutto tre (di cui una totalmente opzionale) nel corso delle quali sarà possibile evocare due PNG di supporto per ciascuna.
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Per quanto riguarda la storia, questa prima parte del pacchetto va ad aggiungere interessanti tasselli al canovaccio principale, risultando perfettamente incastonata e coerente con quanto scoperto finora al riguardo. Rispetto a quanto accadde ai tempi con il DLC dedicato ad Artorias, questa volta sarà molto più semplice accedervi, dato che basterà avere il personaggio intorno al livello 160 e recarsi nella zona del boss “Il Putrido”.

Con il “re sommerso”, la casa giapponese ha tentato -fra l’altro riuscendoci- di riportare il design delle mappe di gioco ai gloriosi fasti del passato.

Purtroppo, dobbiamo anche ammettere che, soprattutto per i giocatori più esperti, potrebbe esserci anche una nota dolente, ovvero la longevità, dato che i più navigati potrebbero portare a termine questo contenuto scaricabile in un tempo relativamente breve e senza troppe imprecazioni di sorta (il che, si sa, è uno dei marchi di fabbrica della serie). In aggiunta a ciò, la scelta di proporre tre DLC invece di uno solo potrebbe aver compromesso in qualche modo la longevità di ciascun pacchetto. Quest’ultima scelta influisce non poco sulla componente narrativa, tra l’altro, dato che molte delle informazioni fornite restano piuttosto criptiche, e per farvi luce bisognerà necessariamente attendere il capitolo finale della trilogia.
In definitiva, Crown of the Sunken King si conferma un contenuto aggiuntivo di gran lunga sopra la media rispetto a quanto visto altrove, che non solo strizza l’occhio ai Souls del passato, ma tiene anche lo sguardo puntato dritto verso un roseo futuro per l’ambiziosa From Software. Se avete già finito l’avventura principale, il nostro consiglio è quello di buttarsi a capofitto su questo pacchetto, mentre i principianti farebbero bene a pensarci due volte prima di compiere un simile… gesto sconsiderato!

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