Digimon Story: Cyber Sleuth – la recensione

A quasi quattro anni di distanza da Digimon World Re:Digitize, gli autori della celebre saga di Wild Arms (i giapponesi Media.Vision) regalano agli appassionati di Digimon un nuovo gioco di ruolo ispirato ai celebri mostriciattoli digitali targati Bandai Namco. Digimon Story: Cyber Sleuth è un gioco di ruolo di scuola tipicamente nipponica, ambientato sia nel mondo reale che in un universo digitale chiamato Eden.  In Cyber Sleuth ci ritroveremo infatti a viaggiare tra due mondi, quello reale e quello digitale. Vestendo i panni di Takumi Aiba o Ami Aiba, alias le versioni maschili e femminili del protagonista (con il nome totalmente personalizzabile), saremo coinvolti in una cospirazione architettata da malefici hacker. Tutto inizierà in una chat room dove noi, insieme ad altri ignari personaggi, in cambio di un dispositivo chiamato Digimon Capture, verremo prima catapultati in una sorta di nuovo Internet, Eden appunto, per poi essere colpiti da una strana sindrome che scomporrà il nostro corpo in puri dati, permettendoci così di viaggiare tra realtà e universo virtuale. È a questo punto che entrerà in scena la sexy-detective Kyoko Kuremi, che ci nominerà suo segugio-cibernetico (Cyber Sleuth) e darà inizio a varie indagini che porteranno alla luce la verità.
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Vestendo i panni di Takumi Aiba o Ami Aiba, alias le versioni maschili e femminili del protagonista saremo coinvolti in una cospirazione architettata da malefici hacker.

Nel mondo digitale faremo dunque la conoscenza con i Digimon: le creature vengono utilizzate dagli hacker per fini malvagi, ma schierati dalla nostra parte saranno dei validi alleati per tutto il gioco. A differenza dei vari titoli Pokémon, in Cyber Sleuth i Digimon non vanno catturati, ma “copiati”. Non è complicato: a differenza del primo mostro digitale incontrato, che si unirà a noi dopo essersi affezionato (la scelta è tra soli tre Digimon), per ottenere altri mostriciattoli basterà semplicemente incontrarli nei vari dungeon un numero sufficiente di volte in modo tale da scannerizzare i loro dati al 100%. Dopo aver fatto ciò, bisognerà recarsi in un luogo chiamato DigiLab e convertire i dati ottenuti in veri e propri Digimon. I digimostri possono essere di tre tipi, Virus, Vaccine e Data, oltre ad avere un proprio attributo (fuoco, ghiaccio, vento, luce, ecc.). Tutto ciò sarà determinante nel corso delle battaglie, dato che ogni tipo e ogni elemento avrà la meglio su alcuni, ma potrà anche essere debole rispetto ad altri.
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Una delle feature più importanti presenti in Digimon Story: Cyber Sleuth è la digievoluzione. Ora, scordate tutto ciò che avete appreso nelle serie animate classiche, perché qui le cose sono assai più complesse. Un Digimon può digievolvere in più creature: per effettuare una digievoluzione in un determinato digital-monster bisognerà raggiungere dei requisiti pre-stabiliti: alcuni di questi non potranno essere raggiunti con una singola digievoluzione e allora ecco che entra in scena la possibilità di de-digievolvere il nostro mostro, facendolo ritornare a uno stadio precedente, ma garantendogli una crescita migliore in termini di statistiche. Per esempio, Patamon può digievolvere in Angemon, ma quest’ultimo potrebbe non avere i requisiti necessari per diventare MagnaAngemon. La soluzione è semplice: basterà far tornare il Digimon al suo stadio precedente (Patamon) e rifare tutto il percosso necessario per farlo tornare nuovamente Angemon e infine con tanta pazienza farlo digievolvere in MagnaAngemon. Tutto questo può essere effettuato sempre nel DigiLab: qui potremo ottenere nuovi Digimon, farli digievolvere, allevarli in una DigiFarm, guarire le nostre creature, acquistare item e rigiocare alcuni dei dungeon già affrontati in passato.

Non avendo sottotitoli in lingua italiana (doppiaggio giapponese e sottotitoli in inglese), i dialoghi rendono ancora più frustrante l’esperienza di gioco.

Essendo un JRPG di forte stampo giapponese, Digimon Story: Cyber Sleuth propone alcune caratteristiche poco apprezzate dalla maggior parte degli utenti occidentali. Nel gioco sono quasi del tutto assenti scene di intermezzo, a dispetto di tanti, forse troppi dialoghi tra i personaggi, che dominano all’interno del titolo. Non avendo sottotitoli in lingua italiana (doppiaggio giapponese e sottotitoli in inglese), i dialoghi rendono ancora più frustrante l’esperienza di gioco. A questo aggiungiamo la totale mancanza di indicazioni sia nei vari menu, sia sulla mappa presente in Cyber Sleuth: i dettagli delle missioni che andremo man mano ad affrontare (alcune totalmente inutili) saranno rivelati nei lunghi dialoghi tra i vari personaggi: perdendo le poche indicazioni fornite, quasi sicuramente ci ritroveremo a vagare tra le varie location senza avere la minima idea di dove andare o di cosa fare. Quindi, se non masticate bene l’inglese, avrete sicuramente delle difficoltà nel proseguire il gioco. Il gameplay della componente esplorativa è estremamente semplice e a volte noioso: si acquisisce la missione, si raggiunge il luogo dove ci attende l’NPC, lunghi dialoghi, si prosegue fino al prossimo luogo stabilito, altri dialoghi e poi forse si raggiungerà una location digitale dove affrontare qualche combattimento.
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Se nel mondo reale a farla da padrona sono i tanti dialoghi, nel mondo virtuale, raggiungibile tramite connessione all’Eden o tramite alcune spaccature digitali, le cose inizieranno a farsi più interessanti. Per proseguire nella storia principale bisognerà affrontare dungeon via via sempre più complicati, lunghi e pieni zeppi di incontri casuali… cose già viste in tutti gli RPG giapponesi. I combattimenti sono il fiore all’occhiello di Cyber Sleuth: la nostra squadra potrà essere formata da tre Digimon e addirittura otto riserve. Nonostante si tratti della classica battaglia a turni, a fare la differenza saranno i mostri che comporranno il nostro team, il loro tipo, l’attributo e ovviamente un minimo di strategia. Sarà possibile utilizzare item per potenziare i digimostri durante i combattimenti, sostituirli e persino darsi alla fuga. C’è da dire che purtroppo nella maggior parte dei casi, gli incontri casuali saranno estremamente semplici e le uniche volte in cui avremo sbalzi di adrenalina saranno le boss-battle di fine dungeon contro gli altri hacker.

I combattimenti sono il fiore all’occhiello di Cyber Sleuth: la nostra squadra potrà essere formata da tre Digimon e addirittura otto riserve.

Spettacolari saranno anche le combo, che vedranno coinvolti due o tre digimon: questi si renderanno protagonisti di un super-attacco che genererà un notevole numero di danni.
Ultimo punto a favore di Digimon Story è la longevità: il titolo supera abbondantemente le 12 ore di gioco e dopo averlo terminato, avremo la possibilità di continuare a vagare nell’Eden, ottenere nuovi digimon e “allevarli” fino a far raggiungere loro la forma finale. Per portare un Digimon al suo stadio finale occorreranno molte ore e un notevole numero di combattimenti. Questo difficilmente potrà accadere entro la fine della storia.
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Nonostante si tratti di un gioco dalle forti caratteristiche orientali, Digimon Story: Cyber Sleuth è sicuramente un titolo cui vale la pena giocare. La mancanza dei sottotitoli italiani si farà sentire per tutta l’avventura, ma con un minimo di attenzione e con tanta pazienza l’esperienza di gioco sarà più che positiva.

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