Dipendenza da videogiochi: un nuovo studio mostra tratti comuni dei soggetti predisposti

Di recente abbiamo parlato dell’associazione fra violenza e videogiochi in tante salse diverse; l’argomento è infatti gettonatissimo e, anche se c’è sempre da sperare che parlandone si arrivi a una maggiore consapevolezza, i sostenitori della demonizzazione sono numerosi e oltremodo agguerriti.

Ieri vi abbiamo raccontato di come i videogiochi siano stati accusati di essere la causa di una vicenda che ha dell’inquietante: un adolescente ha aggredito in maniera brutale i suoi familiari e, a quanto dicono i media che hanno riportato la notizia, la causa sarebbe una dipendenza da videogiochi.

Come abbiamo già ripetuto diverse volte, l’importanza di controllo e informazione è innegabile. Non sarebbe sensato accettare la guerra schierandosi all’opposto dei demonizzatori affermando che qualsiasi tipo di videogioco faccia semplicemente bene, e nemmeno è utile pensare che sia salutare passarci moltissimo tempo (magari trascurando la scuola o gli affetti). Non si può che essere favorevoli all’attuazione di una campagna di sensibilizzazione che insegni ai genitori come orientarsi in questo mondo molto vasto ma poco conosciuto e senza dubbio, come in moltissimi ambiti, moderazione e consapevolezza sono alla base; questo vale per molti aspetti della vita ed è provato come le dipendenze (in generale) abbiano cause decisamente profonde. Un atteggiamento proibizionistico non gioverebbe a nessuno così come non è certo utile alimentare un’idea del tutto sbagliata e superficiale, che vede i videogiochi come mostri assetati di sangue pronti a insinuarsi nelle giovani menti deviandone il comportamento.

Grazie a Kotaku veniamo a conoscenza di una delle ultime ricerche sull’argomento, senza dubbio in grado di provocare un misto di emozioni che parte dall’ilarità e arriva allo sgomento: lo studio, effettuato da un dottore coreano, dovrebbe mostrare i tratti caratteristici dei soggetti predisposti a una dipendenza da videogiochi. Lo studio è stato riportato su numerosi siti coreani e i soggetti della ricerca sono stati 654 adolescenti, tutti considerati dipendenti dai videogame.

Secondo i risultati sembra che il soggetto predisposto alla dipendenza da videogiochi corrisponda alla seguente descrizione:

  • Teenager maschio (nel 92,8% dei casi)
  • Parte di un solo nucleo familiare, non vive con una famiglia allargata (88%)
  • Non religioso (66,1%)
  • Primogenito (65,6%)
  • Ha fratelli o sorelle (54.7%)
  • Ha una madre casalinga (53.2%)
  • Rapporto con i genitori descritto come “normale” (34.9%)
  • Studente di scuola superiore  (32.5%)

Come sicuramente avrete già notato, questi dati sono leggermente generici. Perché non aggiungere il punto “Appartenente alla razza umana” e “Possiede una console di gioco o un computer”?

La spiegazione dello studio è questa: una volta che il bambino raggiunge l’adolescenza, le mamme casalinghe fanno fatica a controllare il tempo di gioco online. Questo perché, secondo il dottore che ha seguito la ricerca, sarebbe necessario l’intervento del padre. Il dottore pensa anche che la prevenzione del gioco online debba iniziare a livello della scuola elementare. “Prevenzione del gioco online”? Se non è demonizzazione questa… 

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