Dishonored: Definitive Edition – la recensione

Dishonored è stato uno dei migliori giochi usciti per console old-gen. Arkane Studios – con Bethesda a supporto – fece un passo importante quando mise sul mercato il titolo: con un design unico e originale, riuscì infatti a raccontare una storia avvincente offrendo una buona interpretazione delle meccaniche stealth. E dato che quasi tutti i titoli – per così dire – meritevoli sono oggi sottoposti a un processo di rimasterizzazione, Dishonored non poteva di certo mancare all’appello. La Definitive Edition segue un percorso molto familiare ad altre riedizioni: la grafica è stata migliorata marginalmente e tutti i contenuti distribuiti per la vecchia versione fanno parte del pacchetto. La buona notizia è che stiamo parlando di un grande titolo e questa potrebbe essere l’occasione da cogliere per coloro che non hanno avuto modo di giocarvi a suo tempo.
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La grafica è più pulita, ma non è che spinga poi così tanto il nuovo hardware e il gameplay, nemmeno a dirlo, non aveva bisogno di una “versione definitiva”.

Dishonored è un gioco d’azione/stealth in prima persona, dove i giocatori vestono i panni di un assassino con poteri sovrannaturali chiamato Corvo. Il sistema di combattimento permette di affrontare in modo creativo qualsiasi situazione, e il gameplay varia a seconda dell’approccio desiderato. Infatti, utilizzando gadget, abilità e armi, il protagonista ha un numero pressoché illimitato di modi per completare i suoi obiettivi e andare a fondo di un intreccio politico che lo ha incastrato, attribuendogli la colpa dell’omicidio dell’Imperatrice di Dunwall. Sebbene non sia un open-world, il mondo di Dishonored presenta livelli stratificati: in sostanza si possono percorrere sentieri alternativi per raggiungere la medesima meta e, a seconda della strada scelta, si ha a che fare con pericoli e minacce differenti. Ma in questa recensione non vogliamo soffermarci su quello che Dishonored era, visto che la nostra opinione sul gioco la potete leggere QUI, dove abbiamo analizzato in maniera approfondita la Game of the Year Edition. Anche perché ormai è risaputo che sia un ottimo titolo e non è un caso che sia stato annunciato il sequel di Dishonored, conferma del successo innegabile del primo capitolo.
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Sebbene non sia un open-world, il mondo di Dishonored presenta livelli stratificati.

Come tutti i remaster, bisogna però chiedersi se il lavoro di Arkane Studios necessiti davvero una riedizione, anche perché lo stile artistico unico riusciva a compensare le carenze della risoluzione già nel gioco originale. A ogni modo, la versione per PlayStation 4 sembra molto più nitida rispetto a quella del 2012 e, per tutti coloro che non dispongono di un buon PC da gioco, è sicuramente il modo migliore per vivere quest’esperienza. La grafica è più pulita, ma non è che spinga poi così tanto il nuovo hardware e il gameplay, nemmeno a dirlo, non aveva bisogno di una “versione definitiva”.

Tutti i contenuti distribuiti per la vecchia versione fanno parte del pacchetto.

I cambiamenti più significativi sono dati dal salto di qualità della risoluzione – ora a 1080p – e dalla presenza di tutti i DLC all’interno del pacchetto. Questa è una caratteristica comune a tutti i remaster che abbiamo visto pubblicati; alcuni hanno enormi liste di contenuti extra, ma nel caso di Dishonored non è tanto il numero a fare la differenza, quanto la qualità. Il Pugnale di Dunwall ci fa impersonare Daud, l’assassino che uccide l’Imperatrice nel gioco principale, mentre Le Streghe di Brigmore prosegue questa storyline secondaria per immergere il giocatore a 360° nel mondo di Dishonored. Il rammarico è che questa rimasterizzazione avrebbe potuto rappresentare un vero gioiellino, dato che dal punto di vista tecnico c’era un ampio margine di miglioramento. E invece nulla, pensate che persino la frequenza dei fotogrammi non va oltre i 30fps.
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I fan del gioco saranno probabilmente allettati da Dishonored: Definitive Edition, perché potrebbero pensare: “Caspita, un titolo di tutto rispetto viene rispolverato per console di nuova generazione”. Oltretutto è ancora incredibilmente divertente da giocare e il suo gameplay dinamico è senza tempo. Ma troppo presto ci si accorge che la versione next-gen non è altro che una semplice mossa commerciale, visto che dei miglioramenti si sente appena il profumo. Peraltro, viene venduta a circa 40 €, mossa incomprensibile visto che la versione PC si può trovare a molto meno e, con impostazioni elevate, riesce a offrire una qualità maggiore. Tirando le somme, coloro che hanno già giocato quest’avventura possono tranquillamente stare alla larga dall’edizione next-gen e, nel caso in cui sentissero la mancanza di Corvo, tirare fuori dal cassetto la versione originale; chi, invece, non ha ancora avuto modo di provare il titolo e vuole farlo senza lasciare indietro nessuna espansione, può prendere in considerazione l’acquisto (sempre che non sia già in possesso della versione PC).

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