Dragon Ball Xenoverse – la recensione

Sono passati oltre 30 anni dalla nascita di Dragon Ball, ma il successo della serie sembra davvero inarrestabile. Abbiamo quasi perso il conto delle volte che è andata in onda la serie animata, per non parlare delle incarnazioni videoludiche del brand: se chiedete tuttavia a un qualsiasi fan quale è stato il videogioco migliore di Goku e compagnia, con molta probabilità vi risponderà con uno dei tre titoli di Dragon Ball Budokai. I giochi sviluppati da Dimps dell’era PlayStation 2 si sono distinti per il vasto roster di personaggi, una grafica notevole per l’epoca e un gameplay solido che rappresentava alla perfezione il senso di potenza e velocità dei lottatori creati da Akira Toriyama.
A sette anni di distanza da Dragon Ball Z: Burst Limit per PlayStation 3 e Xbox 360, i Dimps hanno deciso di riprendere in mano le redini di Dragon Ball, portando una ventata di aria fresca in una serie che iniziava davvero a sentire il peso degli anni. Dragon Ball Xenoverse è quindi il primo gioco della serie ad arrivare sulle console di nuova generazione, oltre a proporre uno stile completamente diverso da quello a cui eravamo abituati.
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Dragon Ball Xenoverse si distacca dai classici picchiaduro a incontri, e anche se il suo fulcro rimane comunque quello, presenta anche una marcata componente da gioco di ruolo MMO.

Ormai anche i sassi conoscono la storia di Goku, Vegeta e tutti gli altri Guerrieri Z, così gli sviluppatori hanno deciso di intraprendere una strada diversa: invece di seguire la trama originale, hanno creato un intero universo alternativo, dove dei misteriosi individui stanno modificando gli esiti delle principali battaglie affrontate dai nostri amici, donando ai loro avversari dei poteri oscuri che gli hanno permesso di ribaltare la situazione. Troviamo quindi un universo dove Freezer, Cell, Majin Bu e altri malvagi hanno trionfato e seminano il terrore, e l’unica speranza risiede in un inedito guerriero evocato dal potere del Drago Shenron dopo un desiderio di Trunks. Neanche a dirlo, quel guerriero siamo proprio noi.
La prima cosa che ci viene richiesta una volta avviata la Storia è infatti quella di creare un personaggio tramite un apposito editor scegiendo il sesso e una tra le cinque razze disponibili, ovvero Umano, Saiyan, Majin, Namecciano e il clan Freezer.
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Oltre all’estetica, la scelta della razza influisce attivamente sul nostro stile di gioco: ad esempio i Saiyan sono devastanti in attacco ma possono subire molti danni, al contrario i Namecciani hanno più vita e agilità ma poco potenziale offensivo, mentre gli Umani sono più abili negli attacchi energetici a distanza. Dragon Ball Xenoverse infatti si distacca dai classici picchiaduro a incontri, e anche se il suo fulcro rimane comunque quello, presenta anche una marcata componente da gioco di ruolo MMO. Partendo da Toki Toki City, una hub da cui accedere a tutte le varie missioni, si possono incontrare altri giocatori online e affrontare gli incarichi in cooperativa, e dopo ogni scontro si guadagnano esperienza e punti utili per aumentare le proprie statistiche e sbloccare nuove mosse.

La sola trama vi terrà impegnati per oltre 10-15 ore, ulteriormente ampliabili se ci si dedica alle numerose attività secondarie.

Usando gli insegnamenti di specifici personaggi si possono imparare anche le loro mosse, ma tutto dipende sempre dalla razza scelta: ad esempio il Makankosappo può essere usato solo dai Namecciani, mentre la Kamehameha da Umani e Saiyan. Alcuni nemici inoltre possono lasciar cadere equipaggiamento e oggetti, e per rendere le cose più interessanti alcuni drop speciali possono essere ottenuti solo soddisfacendo determinate condizioni, come eliminare una serie di avversari in un preciso ordine.
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Anche con sei personaggi sullo schermo e l’azione caotica fortunatamente non abbiamo rilevato grandi problemi per il frame rate.

Questo, purtroppo, porta a una curva di difficoltà leggermente elevata durante la Storia, con alcune missioni che richiedono necessariamente del “farming” per aumentare di livello se non si voglio avere problemi con nemici troppo potenti nelle fasi più avanzate del gioco. La sola trama inoltre vi terrà impegnati per oltre 10-15 ore, ulteriormente ampliabili se ci si dedica alle numerose attività secondarie, e risulta decisamente una piacevole variazione sul classico tema che ormai conosciamo a memoria. Le nuove cutscene ci mostrano la storia di Dragon Ball da un punto di vista inedito. e questo “What If” di certo è una delle migliori novità introdotte da molti anni a questa parte.

Invece di seguire la trama originale, gli sviluppatori hanno creato un intero universo alternativo, dove dei misteriosi individui stanno modificando gli esiti delle principali battaglie affrontate dai nostri amici.

Dal punto di vista del gameplay, purtroppo Dimps non ha voluto osare troppo, ma anche se non raggunge i fasti di complessità visti in Budokai 3, si tratta comunque di un notevole passo avanti rispetto ai fin troppo semplificati Ultimate Tenkaichi e Battle of Z. Certo, è comunque possibile affidarsi a un button mashing selvaggio e ottenere comunque buoni risultati, ma imparando le giuste combo in sequenza e sfruttando le caratteristiche delle varie razze si hanno delle vere soddisfazioni, oltre a infliggere enormi danni con attacchi lunghi e spettacolari. Questo tuttavia porta alla spinosa questione del bilanciamento online: nonostante il titolo sia uscito da poco sul mercato occidentale, può capitare di trovarsi davanti avversari giapponesi che hanno il gioco già da diverse settimane, scoprendo così delle combinazioni di abilità e mosse che rendono i personaggi troppo potenti, permettendo lo spam indiscriminato di mosse speciali e rovinando in parte l’esperienza. Dimps ha già dichiarato di essere a conoscenza di questo problema e sta lavorando per ribilanciare la situazione, ma è paradossale di come non si siano accorti di questo difetto sin da subito.
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In ogni caso il comparto online ci è sembrato tutto sommato stabile e senza grossi problemi, con la possibilità di giocare 1 VS 1, 2 VS 2 o 3 VS 3. Anche con sei personaggi sullo schermo e l’azione caotica fortunatamente non abbiamo rilevato grandi problemi per il frame rate, tuttavia il test è stato effettuato su una PlayStation 4, per cui non posso esprimermi per quanto riguarda le console di vecchia generazione.

I giochi sviluppati da Dimps dell’era PlayStation 2 si sono distinti per il vasto roster di personaggi, una grafica notevole per l’epoca e un gameplay solido.

Rimane inoltre il fastidioso problema della telecamera, che nelle situazioni troppo concitate o quando si è troppo vicini a edifici o altri elementi dello scenario tende a impazzire creando ulteriore confusione. Il comparto tecnico sulla nuova ammiraglia Sony risulta di buona fattura, ma lascia comunque la sensazione che si potesse fare di meglio se ci si fosse concentrati unicamente sulle versioni per le nuove console invece di creare un motore grafico cross-gen.
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In conclusione, non possiamo che consigliare l’acquisto a tutti i fan di Dragon Ball, perché si tratta della migliore incarnazione del brand degli ultimi anni. Se le avventure di Goku e soci non vi hanno mai appassionato, invece, non troverete motivo per acquistare il titolo di Dimps, poiché sul mercato ci sono picchiaduro molto più compessi e competitivi. Chissà che per il prossimo gioco non sia la volta buona che Dimps ottenga il via libera per un Budokai 4…

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