Dragon Quest Heroes: l’Albero del Mondo e le Radici del Male

Per attirare l’attenzione dei videogiocatori occidentali, generalmente poco entusiasti dell’arrivo su console di un prodotto del genere Musou, Square Enix ha deciso di portare su PS4 uno spin-off della celebre saga RPG Dragon Quest, applicando delle modifiche all’originale formula con l’aggiunta di una componente Musou.
Il suo ultimo titolo, Dragon Quest Heroes: l’Albero del Mondo e le Radici del Male, è l’esempio concreto di questa scelta, e noi, dopo una lunga sessione di gioco, siamo qui per esporvi le nostre opinioni sul gioco.
La nostra esperienza con Dragon Quest Heroes: l’Albero del Mondo e le Radici del Male, (d’ora in poi soltanto Dragon Quest Heroes), è stata un po’ come un incontro al buio. Nel corso della nostra iniziale prova il gioco ci ha fatto una buona impressione e abbiamo apprezzato la varietà data dalla componente ruolistica. Ora, dopo diverso tempo trascorso in compagnia della versione completa, abbiamo conosciuto il prodotto in tutte le sue sfaccettature.
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Square Enix ha deciso di portare su PS4 uno spin-off della celebre saga Dragon Quest, applicando delle modifiche all’originale formula con l’aggiunta di una componente RPG.

La storia di Dragon Quest Heroes è molto semplice: Luceus e Aurora sono i guardiani della città di Arba e dovranno viaggiare per salvare il loro mondo dai mostri, un tempo pacifici, ma ora assoggetti al potere di uno stregone. Durante il loro viaggio faranno diversi incontri e il giocatore potrà quindi vestire i panni di diversi comprimari.
A differenza dei capitoli principali della saga, Dragon Quest Heroes abbandona il combattimento a turni in favore di un gameplay hack’n’slash, cercando però di distinguersi da qualsiasi altro videogioco di genere Musou con l’introduzione di una maggiore componente RPG. Il che sarebbe stata un’ottima mossa da parte di Square Enix, se solo questa componente RPG non fosse stata ridotta agli stereotipi del genere…ma procediamo con ordine, analizzando inizialmente la componente principale del gioco, quella Musou.
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I 12 personaggi di Dragon Quest Heroes, dotati ognuno di abilità diversi e attacchi speciali, possono eseguire combo automaticamente alla pressione di un semplice tasto. Scordatevi però le combinazioni tra pulsanti: in Dragon Quest Heros potrete sconfiggere le numerose ondate di nemici semplicemente premendo il tasto triangolo.

I 12 personaggi di Dragon Quest Heroes, dotati ognuno di abilità diversi e attacchi speciali, possono eseguire combo automaticamente alla pressione di un semplice tasto.

Selezionando la modalità “automatica” all’avvio del gioco, anche le abilità che richiedono mana saranno eseguite automaticamente una volta rigenerata la quantità di punti necessari all’attivazione. Il gameplay è estremamente semplificato e vi è anche la possibilità di attivare un’abilità speciale che vi permetterà di aumentare i danni, diventare temporaneamente invulnerabili e di effettuare attacchi magici senza consumare risorse.
Il combattimento cambia poco in modalità “manuale”: sarete voi ad attivare le abilità ma ciò non toglie che l’intelligenza artificiale dei nemici sia poco reattiva.
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È un vero peccato, perché Dragon Quest Heroes parte inizialmente con il piede giusto. Nelle prime ore di gioco gli scontri sono dotati di componenti simil-strategiche (sconfiggere il guardiano del portale vi permetterà di eliminare in un colpo solo un gruppo di nemici, ad esempio) ma con il passare del tempo finiscono ad equivalersi l’uno con l’altro. È chiaro quindi che, a lungo andare, il combattimento di Dragon Quest Heroes stanca, diventando noioso specialmente per via della ripetitività degli obiettivi e dell’intelligenza artificiale poco stimolante.

Il comparto tecnico non perde un colpo e, per tutta la durata dei combattimenti, mantiene l’azione fissa sui 60 frames al secondo, con una risoluzione 1080p su PlayStation 4.

Le premesse sono buone, ma Dragon Quest Heroes non riesce a sfruttarle a pieno. Anche l’utilizzo di speciali gettoni per l’evocazione di mostri alleati, ad esempio, avrebbe potuto essere una caratteristica innovativa…se solo l’intelligenza artificiale delle creature evocate fosse stata più reattiva.
In quella che doveva essere la componente ruolistica di Dragon Quest Heroes troviamo invece solo gli stereotipi del genere. I personaggi posso facilmente dilungarsi in noiose chiacchere con i PNG, equipaggiare nuove armi, collezionare oggetti da scambiare per potenziamenti e avanzare di livello per migliorare le loro abilità. Le loro statistiche, invece, non possono essere personalizzate, caratteristica che invece riteniamo fondamentale in un gioco di ruolo.
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In Dragon Quest Heroes questa mancanza si traduce nel fatto che i personaggi sono tutti in egual modo dotati di potenziamenti d’attacco e difesa, e non specializzati, quindi, in un preciso ruolo. Anche la storia, elemento fondamentale in ogni videogioco RPG che si rispetti, manca di mordente, non presentando colpi di scena o particolari dialoghi a scelta multipla che possano causare ripercussioni sul suo svolgimento.
Non tutto è perduto. A rasserenare la nostra esperienza con Dragon Quest Heroes vi è il character design. I personaggi, creati dal famoso mangaka Akira Toriyama, presentano uno stile cartoon con una grafica in cel shading che li rende piacevoli alla vista e i loro colori sono brillanti e vivaci. I personaggi fanno spesso battute ironiche e sono ben evidenti le influenze date dai precedenti lavori del mangaka giapponese conosciuto per Dragon Ball. Anche dell’estetica dei nemici non possiamo lamentarci: i mostri sono, nel tipico stile della serie, buffi e super colorati. Non vi capiterà da nessun’altra parte di vedere un paladino a cavallo di uno Slime!
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Nonostante la presenza di numerosi avversari sullo schermo, il comparto tecnico non perde un colpo e, per tutta la durata dei combattimenti, mantiene l’azione fissa sui 60 frame al secondo, con una risoluzione 1080p su PlayStation 4. Ottimo sotto questo punto di vista il lavoro di Square Enix nel portare un titolo cross-gen in maniera stabile sulla console Sony di ultima generazione.

I personaggi, creati da Akira Toriyama, presentano uno stile cartoon con una grafica in cel shading che li rende piacevoli alla vista e i loro colori sono brillanti e vivaci.

Rimaniamo però delusi da una gestione piuttosto problematica della telecamera, dalla presenza di muri invisibili e da un’interfaccia utente che occupa veramente troppo spazio sullo schermo.
Le intenzioni di Square Enix di portare su PS4 un ibrido tra un Musou e un RPG, cercando così di accontentare i videogiocatori orientali e allo stesso tempo quelli occidentali, erano sicuramente buone. In questo caso però il prodotto che abbiamo avuto davanti non è stato in grado di rispecchiare molto bene nessuno dei due generi.
Avremmo piuttosto preferito che venisse dato maggiore spazio alla componente Musou, anche se magari in occidente questa non viene apprezzata al pari di quanto avviene nella terra del Sol Levante.

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