Dynasty Warriors: Gundam Reborn – la recensione

Da grande appassionato della serie Gundam, ero decisamente entusiasta all’idea di pilotare in un videogioco uno dei robot di questa storica serie animata. Tuttavia, mi sono trovato di fronte a un interrogativo: tutto questo sarà accessibile anche per chi non ha dimestichezza con la saga? Fortunatamente, accedendo alla modalità Storia, ho visto svanire all’istante questa mia incertezza. Ci tengo subito a precisare, infatti, che la quarta iterazione musou legata all’opera magna di Yoshiyuki Tomino si è rivelata essere fin da subito tanto un titolo di facile approccio per i neofiti della serie, quanto una vera e propria miniera di contenuti che i fan di vecchia data apprezzeranno senza la minima ombra di dubbio.
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A livello di gameplay va detto che Gundam Reborn non mette in campo novità particolarmente sostanziose, preferendo rimanere saldamente ancorato alle meccaniche tradizionali della serie Dynasty Warriors.

La volontà del team di sviluppo di riuscire a creare un titolo che potesse risultare appetibile sia per i giocatori più ferrati in materia, sia per quelli meno esperti, si è così tradotta nella creazione di due modalità di gioco: “Official” e “Ultimate”. Come si può facilmente intuire, la Official Mode è sicuramente quella più consigliata a chi non possiede una grande dimestichezza con l’universo di Gundam. Infatti, all’interno di questa modalità si comincerà da dove tutto ha avuto inizio, rivivendo gli eventi più importanti basati sull’arco narrativo originale di Universal Century e, di conseguenza, ripercorrendo le saghe di Mobile Suit Gundam, Zeta Gundam e Char’s Counterattack. All’interno della Ultimate Mode, invece, i veterani della serie troveranno pane per i loro denti potendo affrontare una lunga serie di missioni a bordo dei Mobile Suit che sono apparsi nel corso delle altre serie. A proposito dei personaggi, per la gioia dei fan il roster si conferma essere il più ampio di sempre, mettendo a disposizione addirittura più di 100 robot giocabili.
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A livello di gameplay, invece, va detto che Gundam Reborn non mette in campo novità particolarmente sostanziose, preferendo rimanere saldamente ancorato alle meccaniche tradizionali della serie Dynasty Warriors, con tutti i pregi e i difetti del caso. Di conseguenza la finalità delle missioni sarà principalmente quella di eliminare ingenti quantitativi di nemici, con lo scopo di liberare le aree di ogni scenario. Il sistema di combattimento si è confermato essere come al solito molto semplice da padroneggiare, dal momento che l’inanellamento delle varie combo richiede semplicemente la pressione alternata dei tasti quadrato e triangolo, che possono essere inframezzati dall’uso dello scatto per donare un po’ di varietà all’azione.

Anche alla massima difficoltà il gioco presenta un livello di sfida pressoché inesistente, a causa di un’intelligenza artificiale nemica scarsamente sviluppata, che migliora però sensibilmente nel caso dei boss.

Una delle poche novità introdotte nelle meccaniche di gioco consiste nella presenza del Burst System, ovvero una barra che, una volta caricata al massimo, attiva una speciale modalità che consente al Gundam di effettuare attacchi molto più potenti e veloci del normale, per poi utilizzare un devastante attacco finale in grado di eliminare senza problemi grandi folle di nemici.
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Il sistema di combattimento si è confermato essere come al solito molto semplice da padroneggiare.

Un appunto negativo va fatto nei confronti del livello di difficoltà, che si attesta su livelli fin troppo tendenti verso il basso. Anche alla massima difficoltà il gioco presenta un livello di sfida pressoché inesistente, a causa di un’intelligenza artificiale nemica scarsamente sviluppata, che migliora però sensibilmente nel caso dei boss. Anche graficamente, la situazione non è purtroppo delle migliori. Dynasty Warriors: Gundam Reborn (provato da noi su PS3) si presenta con una classica grafica tridimensionale che, in verità, risulta inferiore rispetto a quella in cel-shading esibita dal precedente episodio. Se da un lato i modelli poligonali dei Mobile Suits appaiono tutto sommato di buona fattura, dall’altro non si può certo dire lo stesso riguardo la qualità delle texture dei Gundam stessi, per non parlare di quelle che ricoprono gli scenari. Una piccola e doverosa menzione va fatta infine anche sull’audio, che fa la scelta particolarmente apprezzabile di mantenere il doppiaggio originale giapponese.
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Insomma, che dire? Di certo non definirei questo Gundam Reborn come una delusione, quanto piuttosto come un titolo fortemente indirizzato agli appassionati della leggendaria serie di Tomino, i quali sapranno senz’altro passare sopra a difetti legati a una certa ripetitività di fondo o a un comparto tecnico non particolarmente esaltante. Nessun dubbio: se anche voi siete cresciuti a pane e Gundam questo titolo rappresenterà certamente una portata particolarmente ricca, a livello contenutistico senza dubbio la più ampia della serie.

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