Entwined – la recensione

L’importante non è la meta, ma il viaggio: un proverbio che ben si adatta a Entwined, più che un gioco un’esperienza, che punta a colpire i nostri circuiti emozionali più profondi. La premessa di questo gioco è semplice ed efficace: prendere il gameplay degli shooter a doppio stick e combinarlo con le sperimentazioni audiovisive che hanno fatto la fortuna di titoli come Rez, innestando quella sensazione di rilassatezza tipica di giochi come Flower e Journey. Del resto, Entwined si colloca in un filone ben diverso da quello dei giochi tutti azione, preferendo evocare nel giocatore una serie di emozioni positive, cercando di conquistare il suo cervello più attraverso la meraviglia che tramite la frenesia. Insomma, un gioco che potrebbe avere l’effetto della camomilla su di voi, e questo lo diciamo nel bene e nel male.
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Per essere uno sparatutto, Entwined è decisamente basilare, tutt’al più vi richiederà di imparare a memoria qualche pattern.

Quest’opera d’arte interattiva ha inizio con una storia d’amore impossibile, quella tra un pesce e un uccello (niente battute, per favore), delicatamente raffigurati con delle geometrie. Per tutta la durata del gioco dovrete quindi controllare contemporaneamente queste due entità: sull’emisfero destro dello schermo troverete i rettangoli e triangoli blu che vanno a comporre l’uccello, mentre il pesce si muoverà specularmente. La divisione tra sinistra e destra anima il gameplay: lo schermo è diviso in due sezioni e con lo stick sinistro e destro controllerete separatamente le due entità, che si librano in aria attraverso un tunnel luminoso. La narrazione si tramuta in schemi di gameplay, infatti, anche se le creature si muoveranno sempre nel loro emisfero, in cima e in fondo allo schermo esse potranno riunirsi e cominceranno a brillare con un’intensa luce verde. Lo scopo principale del gioco, un po’ come nel mito degli androgini, è quello di seguire la pulsione di questi due esseri a riunirsi, cosa che sarà possibile entrando all’interno di finestre blu e arancioni senza mai perdere un colpo. Artisticamente parlando, il momento in cui i due esseri si riuniscono è una vera e propria apoteosi.
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Nel tentativo di mantenere un bilanciamento ottimale e non frustrare mai il giocatore con meccaniche troppo complesse, Entwined però finisce per essere un’esperienza inevitabilmente piatta.

Per essere uno sparatutto, Entwined è decisamente basilare, tutt’al più vi richiederà di imparare a memoria qualche pattern, ma mai vi soverchierà con un’infinità di elementi a schermo contemporaneamente. La semplicità del gameplay è chiaramente imputabile al focus del gioco, che punta tutto sul fascino da installazione artistica piuttosto che sulla componente d’azione. Di conseguenza, questo vuol dire che il gioco è un vero spettacolo da vedere e… da sentire: sarete inondati da una vera e propria cascata di suoni, colori e geometrie, che lavorano in combinazione tra di loro creando un flusso ipnotico e sinestetico. Il gioco è suddiviso in nove livelli, ognuno dei quali caratterizzato da un particolare mood, su cui voi stessi potrete intervenire.

La premessa di questo gioco è semplice ed efficace: prendere il gameplay degli shooter a doppio stick e combinarlo con le sperimentazioni audiovisive che hanno fatto la fortuna di titoli come Rez.

Entrando attraverso le finestre dei checkpoint produrrete infatti dei suoni, che andranno a intersecarsi con il sound del livello, mescolando gli schemi di gameplay con l’output audiovisivo. Entwined vi permetterà di entrare in connessione con esso e attraversare uno stato di coscienza quasi alterata… anche se bisogna dire che la modalità storia del gioco non brilla particolarmente per varietà, puntando tutto sulla pacatezza, quasi se volesse tranquillizzarvi da innumerevoli sessioni di fronte a frenetici FPS.
Anche la meccanica twin stick si rivela in realtà piuttosto gestibile senza impazzire, e infatti la maggior parte delle volte gli spostamenti delle due singole entità sono lineari e simili tra di loro. L’espediente funziona correttamente e vi induce a rimanere concentrati, aumentando l’effetto da “trip” allucinogeno del gioco.
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Nel tentativo di mantenere un bilanciamento ottimale e non frustrare mai il giocatore con meccaniche troppo complesse, Entwined però finisce per essere un’esperienza inevitabilmente piatta, dove manca il guizzo di genio, che sarebbe potuto arrivare sotto forma di manovre particolarmente intricate o tramite lo sfruttamento del sistema di controllo in maniera più intelligente. Entwined è un risultato artistico del tutto voluto che rappresenta la bellezza nell’accezione più effimera del termine: non c’è tensione, né elementi da costruire, tutto quello che vi è richiesto è semplicemente di sistemarvi comodamente sulla poltrona e godervi il viaggio.

Il gioco è suddiviso in nove livelli, ognuno dei quali caratterizzato da un particolare mood, su cui voi stessi potrete intervenire.

Per chi cerca le difficoltà a tutti i costi ci sono i livelli sfida, dove avrete a disposizione tre vite e ne perderete una ogni volta che mancherete una finestra, con lo scopo di rimanere il più a lungo possibile in vita. È evidente però che i pregi di Entwined non sono da ricercare nella curva d’apprendimento, al contrario, si tratta di una coinvolgente opera d’arte interattiva, che come una farfalla saprà conquistarvi con la sua bellezza, ma allo stesso tempo sarà condannata a vivere e morire nell’arco di una giornata.

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