Far Cry Primal – Hands-on

C’era chi lo pensava da tempo, c’era chi non era d’accordo, alla fine si è fatto: Far Cry abbandona per la prima volta le caratteristiche ambientazioni esotiche, ma soprattutto si lascia alle spalle la collocazione temporale ai giorni nostri, per tuffarsi in un mondo totalmente diverso. Un mondo tutto nuovo, verrebbe da dire, se non fosse che stiamo parlando in realtà del mondo più vecchio conosciuto dall’uomo, quello che ne ha visto la prima vera evoluzione: l’Età della Pietra.
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Il gioco ci mette nei panni di Takkar, un cacciatore della tribù dei Wenja, popolo che approda nella terra di Oros, ovvero il territorio in cui è ambientato Far Cry Primal: appena abbiamo iniziato a giocare la build (quasi completa) del titolo ci siamo resi conto di quanto Primal si discosti dai predecessori, e il motivo è piuttosto ovvio. Dimenticate pistole, fucili, granate e quant’altro, qui la vera sfida è proprio avere qualcosa di contundente in mano per procurarsi il cibo e per uccidere i membri delle tribù rivali, aspetto che approfondiremo dopo.

Il proprio equipaggiamento deve essere fabbricato recuperando pietre, legno e altro materiale.

L’ambientazione “preistorica” è riprodotta davvero bene: come dicevamo è necessario trovare pietre, legno e altro materiale per creare dei rudimentali attrezzi utili ad affrontare le potenziali minacce. Non dovremo badare solo alla nostra di sopravvivenza, bensì a quella di tutta la popolazione Wenja: molto presto, infatti, Takkar diventa il capo tribù, spalancando le porte al meta-game in cui l’obiettivo è far crescere il nostro accampamento, portando in salvo i Wenja sparsi su Oros, a partire da Sayla, un elemento importantissimo anche ai fini della trama, come scoprirete da voi. Più l’accampamento cresce, più i rifornimenti di materiali e quant’altro crescono a loro volta, facilitando la creazione di archi, frecce, clave, cure mediche e tanto altro.
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Girovagando per Oros è impossibile non accorgersi di come sia stata resa “viva” e piena di cose da fare, in pieno stile open world: acquisita una certa esperienza diventa possibile dominare alcuni animali come lupi, tigri, orsi e addirittura volatili, e ovviamente ogni belva ha le sue caratteristiche ben definite; avere un animale al proprio fianco si rivela fondamentale nel prosieguo dell’avventura, con il crescere in difficoltà delle missioni e di nemici da sconfiggere. Come infatti accennavamo prima, i Wenja sono solo una delle tribù presenti nel territorio: dopo non troppe missioni faremo la conoscenza degli Udam, un gruppo di cannibali guidati dal folle Ull (che ci ha ricordato lontanamente Vaas Montenegro di Far Cry 3), e gli Izila, tribù di adoratori del fuoco, capeggiati dalla sacerdotessa Batari. Avendo una belva come alleata è possibile utilizzarla per decimare le forze nemiche in diversi modi: siamo riusciti a testare una missione in cui bisognava mandare il gufo in avanscoperta, guidandolo direttamente in prima persona per segnare la posizione dei nemici (o addirittura colpirli in picchiata), successivamente abbiamo sguinzagliato la nostra fida tigre contro i malcapitati Udam.

Nel gioco potrete controllare diversi tipi di animali, dalle belve feroci ai volatili.

Potrebbe sembrare troppo semplice poter mandare un orso o una tigre contro dei semplici uomini, ma ci è stato assicurato che avanzando nella storia le cose si faranno ben più complicate, il sistema di progressione è stato studiato nel dettaglio, complice anche la possibilità di migliorare le abilità di Takkar con l’aumentare dell’esperienza guadagnata, feature ormai imprescindibile in quasi ogni action game che si rispetti.
Al termine dell’hands on siamo stati intrattenuti con due simpatiche iniziative programmate da Ubisoft: la prima prevedeva una dimostrazione dal vivo di come venivano create le attrezzature nell’antichità, un artigiano ci ha mostrato le peculiarità dei vari tipi di roccia e di legno apprezzabili anche nel videogioco.
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La seconda esperienza prevedeva anche la nostra “collaborazione”, in quanto siamo stati invitati a un rinfresco preparato esclusivamente con ingredienti ammessi nella dieta Paleo, una particolare corrente culinaria che si prefigge come obiettivo quello di scoprire come mangiavano gli uomini nell’antichità, tentando di riproporlo ai giorni nostri. Mentre noi abbiamo ancora in bocca il sapore del platano fritto, vi ricordiamo che manca ormai poco meno di un mese all’uscita di Far Cry Primal: il 23 febbraio sarà ora di tornare nella preistoria su PS4/Xbox One. Gli utenti PC, invece, dovranno portare pazienza fino al 1° marzo…

 

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