Godus – la recensione

Ci piacerebbe davvero tanto poter dire che Godus è un gioco all’altezza delle dichiarazioni, amabilmente esagerate, del suo creatore Peter Molyneux. Purtroppo, c’è ancora molta strada da fare. Non ci sarebbe nulla di strano, del resto questa di cui vi parliamo è una early access, ma lascia molti dubbi sulla natura profonda della nuova sperimentazione del visionario Molyneux e del suo team 22cans.
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Allo stato attuale delle cose, Godus sembra più un buon editor del territorio.

Il gioco è, sostanzialmente, un god game, come precedenti capolavori del game designer inglese quali Populous, del quale Godus tenta chiaramente di essere una riproposizione moderna. Il problema è che ben poco della profondità di quel titolo originale (eppure così antico!) è rimasta in questa sua nuova incarnazione: le interazioni che potrete avere con il territorio sono molto limitate. Nei panni di un dio, avrete il potere di plasmare la terra a vostro piacimento, alzandola e abbassandola. Ma, come ogni buona divinità che si rispetti, la vostra forza è direttamente proporzionale alla fede nei vostri confronti, la quale a sua volta dipende dal numero di persone alle quali riuscite a trovare una casa. Per fare ciò, dovrete prima però appianare il territorio. E… basta. In pratica tutto si riduce a cliccare ossessivamente per la sconfinata mappa come, ironia della sorte, avveniva in Curiosity, il misterioso cubo cliccabile lanciato da 22cans.
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Allo stato attuale delle cose, Godus sembra più un buon editor del territorio. Pochi clic vi basteranno per creare avvallamenti e paesaggi montani, e in effetti sono queste le situazioni in cui il gioco riesce maggiormente nel suo scopo principale, ossia farvi sentire un dio. Peccato che dietro si nasconda una struttura sottile come la carta velina.

Grazie a un’apposita abilità, una volta che una certa quantità di abitazioni si è stabilita potrete accorparle in un unico insediamento.

Gli abitanti del mondo si limiteranno infatti a recarsi nella zona di terra appianata, senza che possiate intervenire in alcun modo a livello micro-gestionale, curando per esempio la disposizione degli edifici o delle strade. Le città danno veramente molto poco la sensazione di essere abitate e in fermento, il che diminuisce ulteriormente la sensazione di avere il controllo assoluto. Anche quando diventeranno più riccamente popolate o avverranno delle alterazioni al gameplay, difficilmente le città vi restituiranno la sensazione che qualcosa sia successo.
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Tutto si riduce a cliccare ossessivamente per la sconfinata mappa come, ironia della sorte, avveniva in Curiosity, il misterioso cubo cliccabile lanciato da 22cans.

Comunque sia, da ogni casa costruita dai colonizzatori scaturirà una bolla rosa la quale, cliccandoci sopra, vi fornirà la fede nei vostri confronti. Notate qualcosa? Eh sì, ancora click, neanche fossimo in un casual game per Facebook, il che è paradossale, se pensiamo al gigante del game design che è Molyneux. Per fortuna, grazie a un’apposita abilità, una volta che una certa quantità di abitazioni si è stabilita potrete accorparle in un unico insediamento, dal quale potrete ricavare punti fede con un solo click. Mancano le microtransazioni, ma solo perché il team è stato ad ascoltare le lamentele dei fan. Il sospetto è che questo gioco strizzi un po’ troppo l’occhio alle meccaniche dei titoli casual, piuttosto che ai classici del god game.
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Ci saremmo accontentati di un Populous di nuova generazione, ma preoccupa vedere che 22cans non stia andando in quella direzione.

Potrete poi guidare gli abitanti della vostra città verso nuovi territori da edificare ed espandere l’influenza della vostra città. Più l’insediamento si espande, più guadagnerete cittadini, alimentando quindi un processo che vi farà diventare sempre più potenti. Il punto è che questo percorso non richiede nessuna scelta da parte vostra, e non potrete influenzare il modo in cui la popolazione cresce e si evolve. Ad aumentare la varietà ci penserebbe in teoria un sistema di tesori, che forniscono dei potenziamenti per gli abitanti del vostro mondo. Peccato, però, che anche in questo caso tutto quello che dovrete fare per trovarli è cliccare incessantemente.

Le città danno veramente molto poco la sensazione di essere abitate e in fermento, il che diminuisce ulteriormente la sensazione di avere il controllo assoluto.

Puro grinding, insomma. Peraltro, non si può scegliere l’allocazione dei bonus di risorse che i tesori assegneranno al vostro popolo, ma si tratta semplicemente di power-up a senso unico.
Un ulteriore elemento di varietà si riduce, all’atto pratico, in un’altra bella dose di noia. Stiamo parlando degli scontri con l’intelligenza artificiale, ai quali si può accedere cliccando su una statua nel mondo di gioco. Anche in questo caso, tutto quello che dovrete fare per vincere sarà semplicemente cliccare per appianare il terreno, scontrandovi con un’intelligenza artificiale che non sembra dare segni di vita. Così com’è, Godus è tutto tranne che in grado di stupire. Ci saremmo accontentati di un Populous di nuova generazione, ma preoccupa vedere che 22cans non stia andando in quella direzione. Lo ripetiamo, si tratta ancora di un’early access, ma non si vede da nessuna parte il tocco del genio, né tantomeno una sua pallida ombra.

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