A distanza di tempo torniamo a parlare del famoso progetto P.T. di Kojima. L’opera che doveva portarci un horror del maestro torna ora in un modo davvero insolito… ma che lascia il segno.
C’era una volta il grande Kojima che voleva lavorare all’interno di Silent Hill. E arrivò a produrre anche quella che è rimasta come una delle demo più celebri mai viste. Il gioco era P.T. ed è rimasto a fluttuare sotto forma di demo, un po’ come un Poltergeist, nella nostra memoria collettiva.

Adesso per tutti quelli che hanno amato quell’esperienza, anche se limitata, arriva una notizia estremamente particolare. Una notizia che ci dimostra anche come tante volte i videogiochi possono essere strumenti per parlare ad un pubblico molto più vasto. L’annuncio che è stato fatto probabilmente piacerà anche allo stesso Kojima. Del resto non è qualcosa che succede tutti i giorni.
P.T. è diventato un pezzo di storia e ora lo si studia a scuola
Uno dei motivi per cui tanti di noi hanno cominciato a studiare la lingua inglese è il fatto che buona parte dei videogiochi non ne hanno una versione localizzata in italiano. Del resto, ed è un dato di fatto non una cattiveria, anche se tutti i cittadini del nostro Paese in un’età plausibile acquistassero tutti i videogiochi del mondo, rimarremmo comunque un mercato piuttosto piccolo.

La presenza quindi della versione italiana è un po’ un lusso che alcuni team di sviluppo e alcuni publisher possono darci, ma molti no. Per cui la maggior parte dei giochi che giochiamo, e la maggior parte del gergo dei videogiochi, è in lingua inglese anche per noi. Ma certe volte non serve.
Ma i videogiochi possono anche diventare veri e propri strumenti di insegnamento. Nelle mani giuste. In questo caso nelle mani di un professore nella scuola della prefettura di Niigata, la scuola secondaria di Tsunan. Nel blog ufficiale della scuola si racconta di come gli studenti siano stati messi a giocare proprio dentro P.T. in lingua inglese per testare e affinare le loro capacità di conversazione in lingua.
Il professore, questo è il metodo di studio adottato, ha proposto alla classe una partita e ha messo in pausa il video in determinati punti, chiedendo ai ragazzi e alle ragazze di rispondere in lingua inglese riguardo l’azione da compiere. Frasi come “Esplora la stanza” o “Rispondi al telefono” venivano formulate dai ragazzi e queste azioni venivano poi utilizzate dal professore all’interno del gioco.
Di certo P.T. forse è una scelta un po’ strana come materiale didattico, soprattutto perché si tratta di un gioco piuttosto pauroso, ma è innegabile che le risposte emotive forti sono spesso quelle che aiutano a scolpire le informazioni in maniera più indelebile nella nostra mente.
E anche se probabilmente per un po’ gli studenti della scuola di Tsunan hanno avuto paura a rispondere al telefono sentendolo squillare, di certo hanno imparato moltissime frasi utilissime e hanno anche sviluppato una maggiore sicurezza nell’esprimersi nella lingua straniera.





