Halo 5 Guardians – La recensione

Dal 2002 la serie Halo è il simbolo di Xbox. Ogni capitolo ha rappresentato una tappa importante della storia di questa console. E fino al terzo, al timone della serie, ci sono stati i suoi creatori, ovvero Bungie. Da Halo 4 è subentrata 343 Industries che si è trovata un’eredità pesante e che ha fatto indubbiamente un ottimo lavoro nel portare avanti la serie, ma che ora si deve misurare con il suo debutto su nextgen. Perché se è vero che Halo, su Xbox One, ci era già approdato con la Master Chief Collection, questo Halo 5 Guardians è il primo vero Halo nato esclusivamente per la nextgen. E le aspettative sono giustamente alle stelle.
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Halo 5 Guardians  segna la svolta più importante mai intrapresa da questa serie focalizzandosi non sull’esperienza in singolo ma su una campagna multiplayer a 4 giocatori.

343 Industries non si è quindi risparmiata, ben sapendo di doversi confrontare, oggi, non solo con un panorama molto più variegato e competitivo sul fronte FPS, ma anche con la nuova epopea scifi della stessa Bungie. Quel Destiny che, non lo neghiamo, ha conquistato anche noi.
Il risultato? Un Halo che guarda avanti ma senza rinnegare le proprie origini. E che così facendo segna la svolta più importante mai intrapresa da questa serie. Innanzitutto focalizzandosi non sull’esperienza in singolo – comunque presente – ma su una campagna multiplayer a 4 giocatori. Poi con un multiplayer competitivo che ora abbraccia due direttrici ben distinte, strizzando l’occhio sia all’e-sport e al mondo degli FPS Arena che a quello dei MOBA. E per finire mettendo mano pure alle dinamiche di gioco, ritenute sacre e intoccabili, perché rappresentano il marchio di fabbrica della serie.
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Un blockbuster nextgen a 60 fps
Si dice che “La prima impressione è quella che conta”. E nel caso di Halo 5 Guardians la prima impressione è sicuramente da mascella slogata. 343 Industries ha confezionato un titolo nextgen che ha l’impatto di un blockbuster hollywoodiano. E non ha badato a spese nel mettere in piedi un impianto grafico (e coreografico) capace di mettere in mostra tutto il potenziale di Xbox One.
La spettacolare sequenza cinematica d’apertura entrerà di diritto nella storia della serie. Ma le qualità dell’engine in-game non sono da meno. Il nuovo motore grafico gira a 60 fps senza la minima incertezza, sia giocando in singolo che in multiplayer. Ed offre un livello di dettaglio all’altezza del titolo che da sempre rappresenta il benchmark di Xbox tra le esclusive first party. Nel giocarlo vi sentirete dentro un film! Con il senso di immersione accentuato dall’effetto cornice della visiera del casco Spartan. E credetemi se vi dico che passerete i primi minuti di gioco a osservare l’ambiente e i dettagli delle armature degli altri Spartan. Cercando di riprendervi dalle emozioni della sequenza di apertura, prima di gettarvi a capofitto nella mischia.

Credetemi se vi dico che passerete i primi minuti di gioco ad osservare l’ambiente e i dettagli delle armature degli altri Spartan.

L’impronta cinematografica di Halo 5 Guardians è evidente dalla quantità e qualità della cinematiche, ma soprattutto dalle scene realizzate con il motore di gioco, dove gli attori digitali prendono letteralmente vita. Anche su questo 343 Industries definisce nuovi parametri per il genere.
La direzione artistica è veramente straordinaria. Gli scenari sono meravigliosi grazie alla resa del sofisticato sistema di illuminazione e all’abbondanza di effetti particellari. Anche se non manca qualche sbavatura, perché guardando nel dettaglio le texture si nota come alcune siano piuttosto sgranate. Inoltre la risoluzione è stata sacrificata sull’altare delle 60 fps, con un sistema di risoluzione dinamica che, partendo dai 1080p di base riduce all’occorrenza la risoluzione per mantenere il target di frame rate. Ma la resa su schermo non ne risente e questo è ciò che conta. Halo 5 Guardians è uno spettacolo da vedere!
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Così diverso, così uguale
Ma è uno spettacolo soprattutto da giocare. Più frenetico e più veloce che mai! Le nuove armature potenziate permettono, infatti, movimenti più rapidi. Premendo lo stick sinistro attiverete lo scatto. Con una pressione del tasto B sul pad potrete schivare in una qualsiasi direzione, grazie al pacchetto propulsori. Il tasto A come al solito è riservato al salto, ma se vi troverete vicini a una sporgenza potrete anche arrampicarvi, sempre con movimenti rapidi e fluidi. Mirando durante un salto resterete sospesi a mezz’aria per qualche istante, grazie al sistema di stabilizzazione del pacchetto propulsori dell’armatura, permettendovi di effettuare più facilmente degli headshot al volo, mentre abbassandovi durante lo sprint (di default con un click sullo stick destro) effettuerete una scivolata. Infine, premendo il tasto dorsale destro (che di default attiva il corpo a corpo) durante uno sprint potrete caricare i nemici, aprirvi dei passaggi oppure fare un attacco caricato, se lo terrete premuto durante un salto.

Halo 5 si adegua alla maggiore mobilità a cui ci hanno abituati gli FPS moderni, ma allo stesso tempo sembra quasi tornare alla semplicità e immediatezza che caratterizzavano anche il primo Halo.

Quelle che vi ho elencato sono le nuove “abilità Spartan”. E si sostituiscono alle “abilità armatura” dei precedenti Halo. La differenza importante sta nel fatto che le abilità Spartan sono disponibili sempre e per tutti i giocatori. Non dipendono da powerup o dalla personalizzazione del proprio personaggio, ma sono parte delle meccaniche standard di gameplay, esattamente come l’attacco in corpo a corpo o le granate. In questo modo Halo 5 si adegua alla maggiore mobilità a cui ci hanno abituati gli FPS moderni, ma allo stesso tempo sembra quasi tornare alle origini, a quella semplicità e immediatezza che caratterizzavano anche il primo Halo. Dove le sfide multiplayer non erano influenzate dalla doppia arma (qui assente come in Halo 4) o dalle scelte delle abilità dell’armatura, ma si giocavano tutte sull’uso delle abilità di base, sul controllo di armi e powerup sulla mappa. E questo si nota anche guardando al bilanciamento delle armi: da una parte il sistema SmartLink, che introduce un mirino con zoom su ogni arma, offrendo quindi una precisione di fuoco maggiore sulla distanza. Dall’altra il ritorno della pistola Magnum in una veste da protagonista, per la gioia dei fan storici della serie. Chi teme possa danneggiare l’equilibrio del gioco si sbaglia di grosso!
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Il gameplay vince sulla trama
Vediamo come tutto questo – tecnica e gameplay – si sposa con i contenuti del gioco, che sono davvero molti, anche se il peso specifico di ognuno è un po’ cambiato rispetto agli episodi precedenti. Iniziamo dalla campagna, strutturata su 15 missioni e che si sviluppa lungo due direttrici: da una parte le vicende del team Osiris, con Buck, Vale e Tanaka, della nuova generazione Spartan IV, guidati da Jameson Locke. Dall’altra quelle del team Blue, con Federic, Kelly e Linda, appartenenti al progetto originario Spartan II, con a capo il leggendario Master Chief. Voi giocherete nei panni di entrambi, affrontando eventi che si inseriscono subito dopo quelli di Halo 4, in un secondo controverso capitolo della cosiddetta Reclaimer Trilogy inaugurata da 343. Controverso perché non esente da alti e bassi. Ricordate l’emozione di atterrare per la prima volta sull’anello nel primo indimenticabile Halo? La rivivrete più e più volte in Halo 5 Guardians, mentre avanzerete nella trama – senza caricamenti se non tra un livello e l’altro del gioco – attraverso scenari che sfiorano in alcuni punti il fotorealismo. Di contro non tutti i livelli sono ugualmente “ispirati” graficamente. In qualche caso rimarrete indifferenti e qualcuno potrebbe addirittura sembrarvi brutto! Inoltre la trama, lasciatemelo dire, non è strepitosa e nemmeno di semplicissima comprensione. Tant’è che pure i veterani della serie si troveranno spesso in difficoltà tra riferimenti e citazioni. Questo non è un Halo che chiunque possa prendere in mano inserendosi con facilità nel flusso di eventi! A salvarne il bilancio ci pensa però il gameplay.

Non tutti i livelli sono ugualmente “ispirati” graficamente. In qualche caso rimarrete indifferenti e qualcuno potrebbe addirittura sembrarvi brutto!

Bungie diceva che la sostanza di uno shooter sta tutta in quei “30 secondi così belli che non ti stuferesti mai di ripeterli”. 343 Industries ha imparato bene la lezione, perché quando si familiarizza con i controlli e con le nuove abilità e si entra nel ritmo di gioco ecco che pure la trama – con tutti i suoi limiti – passa in secondo piano… perché Halo 5 Guardians diventa fenomenale da giocare! Bisogna agire con rapidità: alternando scontri dalla distanza e la fisicità dei corpo a corpo che ha reso celebre la serie. Correndo, caricando i nemici, sfondando coperture. E contemporaneamente dando indicazioni tattiche alla squadra, perché – è bene ricordarlo – qui non agirete mai da soli. Se sceglierete di giocare in single player il ruolo dei tre compagni di squadra sarà ricoperto dall’IA, a cui potrete impartire ordini semplicemente premendo in alto la croce direzionale. Potrete dirigere la squadra verso un punto preciso, indicare un nemico da attaccare o un alleato da aiutare. Se siete abbattuti dai nemici non morirete all’istante, ma potrete chiamare in vostro soccorso gli alleati. A patto che ce ne sia qualcuno in vita e a patto che arrivino in tempo…
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Passaggio di consegne
Già perché l’IA alleata di Halo 5 Guardians è una brutta delusione. Giocando a livello di difficoltà basso i suoi limiti si mostrano con meno evidenza. Ma a livello di difficoltà elevato sono tali da rendere gli alleati un impiccio e l’esperienza di gioco perfino frustrante. Certo non dev’essere stato facile, per 343, bilanciare gli alleati in modo che non prendessero troppo l’iniziativa ma nemmeno sembrassero inutili pedine ai fini del gameplay. Ma questo non giustifica certi scivoloni che sfociano nel paradossale… come chiedere una rianimazione e non riceverla nemmeno da un alleato vicino, troppo intento a sparare. Oppure essere bersagliati senza sosta dal fuoco alleato solo perché si è sulla linea di fuoco di un nemico. O ancora assistere alla scenetta paradossale degli alleati che, nel tentativo di rianimarci, muoiono tutti e tre di fila, magari incastrati in qualche elemento dell’ambiente… E via di questo passo.

Ogni membro della squadra potrà approcciare mappe e situazioni come gli è più congeniale, per assecondare il proprio stile di gioco.

Un vero peccato perché – rispetto ai precedenti Halo – qui troverete mappe più grandi ed una tipologia di gameplay molto più aperta e indirizzata all’esplorazione, che si presta a differenti approcci di gioco. Ecco quindi che un percorso laterale potrebbe trasformarsi nell’occasione per raggiungere una posizione di vantaggio da cui cecchinare, mentre dietro a una parete da sfondare potrebbe nascondersi un passaggio utile ad aggirare il nemico. Insomma ogni membro della squadra potrà approcciare mappe e situazioni come gli è più congeniale, per assecondare il proprio stile di gioco. Questo chiaramente a patto di giocare in co-op, condizione necessaria per gustarsi al meglio l’azione di gioco ai livelli di difficoltà più elevati. E a patto di avere a portata di mano degli amici, perché 343 Industries non ha purtroppo previsto il matchmaking per il co-op. E questa è una cosa che non ci piace. Così come non ci piace l’assenza del co-op e del multiplayer in split screen locale, sacrificati sull’altare delle 60 fps. Quando la possibilità di giocare in multiplayer con amici e dal proprio divano è sempre stato uno degli elementi distintivi di Halo.
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Alla luce di questi aspetti e dopo aver completato il gioco, mi sento di dire che la campagna è l’aspetto meno riuscito di questo Halo 5 Guardians. Perlomeno se la si gioca da soli. Tanto per cominciare è piuttosto breve, visto che bastano meno di 7/8 ore per completarla a difficoltà normale, anche perdendo un po’ di tempo a guardarsi intorno. E questo perché ben 3 missioni, tra le 15 totali, si riducono al visitare una location parlando con alcuni personaggi, dando l’impressione di essere state messe lì giusto come riempitivo. Insomma, quando verso la metà del gioco Halo 5 sembra pronto a spiccare il gran balzo, ecco che improvvisamente si affossa. Infine c’è la delusione, per un fan storico, di scoprire che Master Chief non ne è il protagonista principale. Con lui giocherete solo poche missioni. Il vero protagonista è lo Spartan Jameson Locke, che però non possiede neanche un briciolo del carisma di Chief. Sul fronte rigiocabilità della campagna, al di là degli achievement e della sfida aggiuntiva rappresentata dai livelli di difficoltà più alti, ci sono solo i collezionabili, rappresentati da teschi e dai datapad con audiolog, che gli utenti più puntigliosi non potranno comunque lasciarsi sfuggire.

“Ben 3 missioni, tra le 15 totali, si riducono al visitare una location parlando con alcuni personaggi, dando l’impressione di essere state messe lì giusto come riempitivo.

Un multiplayer con due anime
Fortunatamente ci pensa il multiplayer a risollevare il bilancio di un capitolo impressionante sul fronte tecnico, ma molto meno su quello narrativo. Multiplayer che rappresenta storicamente il cavallo di battaglia di Halo. Quello che ha permesso a questo gioco di definire i nuovi canoni del genere shooter su console. E ancora una volta credetemi è così!
Halo 5 Guardians ha due anime multiplayer. Ugualmente importanti. Ugualmente ricche di contenuti. E ugualmente divertenti. La prima è la modalità Arena, che corrisponde al “vecchio” multiplayer di Halo. 15 mappe in tutto, giocabili 4 contro 4 nelle playlist previste da 343, oppure in un numero praticamente infinito di varianti e modalità di gioco grazie alle opzioni di personalizzazione dei match privati. Tra queste 15 ci sono 10 sono mappe originali, con una che è un remake di una vecchia mappa di Halo 2, “Al centro della nave”. Le altre 5 invece sono basate su una tipologia che si ripete e assomigliano agli ambienti virtuali di una simulazione. Per tutte niente veicoli. La modalità Arena si concentra, infatti, esclusivamente sugli scontri tra giocatori, dalla distanza o in corpo a corpo. Soprattutto in ottica e-sport.
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Il ruolo dei vecchi “Big team battle”, ovvero le battaglie campali a 16 giocatori con veicoli, è ora lasciato alla modalità Warzone. Una modalità 12 vs 12 giocabile solo tramite matchmaking e che ricorda gli scontri dei MOBA, con un misto di azione PVP e PVE. Nella Warzone vince chi per primo raggiunge i 1000 punti. I punti si acquisiscono uccidendo i giocatori avversari ma soprattutto conquistando obiettivi sulla mappa. Ci sono fino a tre zone da controllare, ciascuna delle quali offre vari vantaggi strategici. Arrivando a controllarle tutte si espone il nucleo della base avversaria, che se distrutto pone automaticamente fine alla partita. Si tratta di un’eventualità remota, distruggere il nucleo non è così semplice. E’ più probabile, invece, che la sfida si giochi sul controllo della mappa e sulla conquista di obiettivi. Tra questi vi saranno anche dei veri e propri boss, controllati dall’intelligenza artificiale, che richiederanno uno sforzo collettivo per essere abbattuti, diventando terreno di contesa tra le due fazioni in gioco, anche in virtù dei tanti punti assegnati a chi li sconfiggerà. Questo equilibrio costante tra PVP e PVE rende la Warzone incredibilmente divertente e varia da giocare, anche se al momento le mappe sono solo tre, giocabili però in due variante distinte: classica e Assalto. La Warzone classica è quella “simmetrica”, in cui entrambe le squadre attaccano e allo stesso tempo difendono il proprio nucleo. L’altra invece è una modalità “asimmetrica” solo PVP, in cui una squadra attacca e deve avanzare conquistando obiettivi, mentre l’altra ha il compito di difenderli. Chiaramente per vincere la partita gli attaccanti dovranno, in questo caso, distruggere il nucleo avversario entro lo scadere del tempo a disposizione.

Il ruolo dei vecchi “Big team battle” è ora lasciato alla modalità Warzone, una modalità 12 vs 12 giocabile solo tramite matchmaking che ricorda gli scontri dei MOBA

Entrambe le modalità, Arena e Warzone si giocano su server dedicati, per ridurre il vantaggio determinato dall’host. E rispetto al passato non potrete più votare la mappa preferita prima della partita.
Potrete sempre, invece, riguardarvi le partite giocate all’interno del cinema. Osservando l’azione dalla prospettiva di qualsiasi giocatore e da varie angolazioni, oppure con visuale libera. Potendo anche accelerare o fermare l’azione per tirarne fuori un bello screenshot!
Assente, ma solo al lancio, la modalità Fucina. Che arriverà a dicembre e che permetterà di creare le proprie mappe di gioco o di sperimentare in un ambiente sandbox. 343 Industries promette un tool ancora più flessibile, potente e facile da utilizzare.
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Anche Halo ha il suo loot
Se Arena e Warzone dimostrano la volontà, da parte di 343 Industries, di mantenersi comunque fedeli, con Halo 5 Guardians, a un multiplayer di stampo classico e non “open world” come quello di Destiny, dall’altra parte è chiaro che l’FPS di Bungie abbia dato anche qui qualche lezione importante. Una di queste riguarda il loot, ossia le ricompense che si ottengono giocando. In Destiny è il “loot” la forza motrice che ci spinge a giocare, sempre nelle stesse mappe e alle stesse modalità. Con un grinding che ricorda, più che gli MMO, quello di titoli alla Diablo. Anche 343 Industries quindi ha voluto inserire il proprio “loot” in Halo 5, per gratificare e incentivare i giocatori. E così è nato il “Requisition system”. Giocando nelle Arene o nelle Warzone si conquistano dei Req Point, grazie ai quali potete acquistare dallo store dei Req Pack. All’interno di ciascun pack si trova un certo numero di carte, convertibili in armi, veicoli, powerup, bonus e potenziamenti estetici da utilizzare per il multiplayer. Con una distinzione però importante: nella modalità Arena potrete usare solo le carte che garantiscono un bonus di esperienza a fine partita, oppure quelle con upgrade estetici al vostro Spartan: nuove armature, visori, caschi, emblemi o skin delle armi. Una scelta pensata per mantenere un bilanciamento ottimale. Nella Warzone, invece, potrete usare anche le carte con le armi e i veicoli, ma soprattutto i bonus come il danno aumentato, l’armatura aumentata, l’invisibilità e così via. Insomma veri e propri aiuti per il gameplay, che andranno utilizzati con attenzione. In primo luogo perché possedere la carta non basterà ad autorizzarne l’uso. Dovrete infatti raggiungere, come squadra, un livello sufficiente a sbloccarla. E questo succederà solo completando obiettivi in gioco. In secondo luogo perché, al di là del livello ottenuto dalla squadra, servirà anche dell’energia personale per attivare la carta. E questa la potrete ottenere solo compiendo uccisioni di nemici o boss o conquiste di basi. Per evitare che un giocatore con tante carte “forti” possa decidere di usarle tutte di fila alterando l’equilibrio della partita. E infine perché spendendo tutte la carte in una partita rischiereste di rimanere a secco nella successiva. Almeno finché non aprirete un altro Req Pack, sperando di trovarci dentro oggetti utili! Questo perché le carte Req, proprio come il loot degli RPG, avranno vari livelli di rarità. Ecco allora che potrebbero capitarvi un emblema o un’armatura rari o addirittura leggendari! O un veicolo potenziato invece di uno normale. Ma anche dei banalissimi veicoli con poca utilità, come il Mongoose. E questi ovviamente li troverete in quantità! Alcune delle carte trovate nei Req Pack avranno la possibilità di essere sbloccate permanentemente. Altre invece si consumeranno con l’uso, obbligandovi quindi a giocare per raccogliere punti, da spendere poi in nuovi Req Pack e quindi in nuove carte.. I Req pack si potranno acquistare anche con denaro, ma non si tratta di una meccanica pay 2 win. Perché le stesse cose – come già detto – le potrete ottenere guadagnando Req Point attraverso partite nell’Arena o nella Warzone.
Il Requisition System quindi non solo offre, attraverso le ricompense, un forte incentivo alla rigiocabilità, ma conferisce anche maggior profondità e spessore strategico alla modalità Warzone.
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Splendido nella sua imperfezione
E’ venuto il momento di tirare le somme, per chi ha avuto la pazienza e la costanza di leggermi fino a questo punto.
Halo 5 Guardians è un progetto imponente, ma non privo di sbavature. Che contiene quasi tutti gli ingredienti che hanno reso, negli anni, grande Halo. Reinterpretati però in un modo nuovo ed entusiasmante, ma senza ripudiare il proprio DNA. Semplicità riflessi e mira: sono questi i pilastri su cui si è puntato per tornare all’essenza di Halo. E la formula funziona e conquista, anche grazie ad un impianto tecnico di prim’ordine. Della grafica vi ho già parlato abbondantemente. Ma che dire dell’audio? Semplicemente fenomenale! La colonna sonora sottolinea in modo differente le missioni che hanno per protagonisti Locke o Chief, attingendo a un repertorio di cori che ogni volta mette i brividi. Mentre l’audio posizionale del gioco restituisce ogni più piccola sfumatura, oltre a tutte la potenza devastante delle armi in gioco. Chiaramente non manca il doppiaggio in italiano, sempre di altissima qualità. Come si addice ad un titolo di questa levatura.

Halo 5 Guardians è un progetto imponente, ma non privo di sbavature. Che contiene quasi tutti gli ingredienti che hanno reso, negli anni, grande Halo.

343 Industries aveva il compito di traghettare questo franchise verso la nextgen. E l’unico modo di farlo era attraverso cambiamenti drastici e anche rischiosi, ma necessari. Perché Halo non avrebbe potuto affrontare la concorrenza restando uguale a ciò che era. E poi perché il ruolo di Halo non è mai stato quello di inseguire, bensì quello di innovare il genere. E Halo 5 Guardians ci riesce ancora una volta, con le Warzone e il Requisition system, che offrono un nuovo approccio di gioco e una rigiocabilità praticamente infinita, anche con in mezzo il passo falso di una campagna non troppo soddisfacente e di una IA alleata decisamente migliorabile. Se Halo 5 Guardians avesse avuto il matchmaking sul co-op e il multiplayer in locale sarebbe stato quasi perfetto. Ma non si può avere tutto dalla vita. Non “tutto insieme” perlomeno! E quanto ci ha dato 343 Industries, a questo giro, è comunque sufficiente – ancora una volta – a render fieri tutti i fan di Xbox. Se possedete Xbox One questo è il titolo che non può mancare alla vostra collezione. Se ancora non la possedete e amate gli FPS… beh sapete già quel che dovete fare!

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