The Elder Scrolls Online: provato per voi!

Tamriel torna ad aprire i suoi cancelli, pronta ad accogliere schiere di appassionati, ansiosi di rivestire i panni di una delle razze che hanno popolato, e popolano, l’universo fantasy magistralmente costruito da Bethesda.
Questa volta però l’avventura non si limita a un’esperienza solitaria perché questo nuovo capitolo di The Elder Scrolls, sviluppato da Zenimax Studios, entra nella cerchia dei MMORPG, e quindi come ogni titolo massivo offre ai giocatori la possibilità di esplorare, e condividere le proprie esperienze all’interno di un mondo online persistente. La scelta di passare all’online è sicuramente una delle più controverse della storia di Bethesda perché la serie TES è a oggi uno dei pochi titoli esclusivamente single player in grado di fare la “voce grossa” all’interno dell’intero mercato videoludico e vanta uno sconfinato numero di sostenitori, che hanno mal digerito questo cambio di rotta.
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La prima dichiarazione d’indipendenza è rappresentata dalla possibilità di sfruttare l’intera Tamriel come mondo di gioco.

Anche la decisione di imbrigliare lo spirito Sandbox, vero punto di forza dell’intera saga, all’interno di un sistema Themepark (alla WOW per capirci) che poca libertà lascia ai giocatori, non è stata propriamente osannata dai fan. Infine, proprio per inasprire gli animi, è arrivata la scelta di adottare come modello business il pay to play, in altre parole l’introduzione di un canone mensile (oltre all’acquisto del gioco) per accedere ai server di gioco.
In un mercato ormai dominato dal modello free to play e microtransazioni la decisione di utilizzare la sottoscrizione mensile è sembrata una scelta decisamente masochista, destinata a penalizzare più che a valorizzare l’intero prodotto, in grado per di più di generare una serie infinita di congetture, figlie di perplessità e di dubbi, generate da un’ostinata carenza di notizie, limitate a qualche video intervista e qualche trailer in cinematica.
Grazie ad un periodo di test, limitato alla sola stampa, molti di questi dubbi sono stati fugati e con quest’anteprima vogliamo cercare di dare qualche risposta alle numerose domande che hanno segnato il cammino di TESO verso la release.
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The Elder Scrolls Online comincia da subito a sgomitare per conquistare spazio all’interno del cuore dei giocatori, con l’intento ben preciso di mostrare la propria personalità. La prima dichiarazione d’indipendenza è rappresentata dalla possibilità di sfruttare l’intera Tamriel come mondo di gioco, cosa che non succedeva dai tempi di Arena, poiché ogni precedente capitolo della saga single player era sempre stato ambientato in una determinata provincia del vasto mondo.

Il nostro hands on ha mostrato un The Elder Scrolls Online evoluto rispetto a quanto visto qualche mese fa durante le fiere di settore.

La decisione di ambientare il gioco secoli prima degli eventi che hanno caratterizzato Skyrim giustifica la suddivisione delle razze in tre distinte fazioni in guerra, disposizione importantissima per la componente massiva che, a detta degli sviluppatori strizza l’occhio in modo marcato agli amanti degli scontri PVP.
La storia, piuttosto “vicina” a quella vista in Oblivion, vede lo scontro tra le forze di Tamriel e quelle di Molag Bal, negromante bramoso di conquista, che grazie a speciali portali dimensionali, chiamati “ancore oscure” invierà le proprie truppe demoniache con l’unico ordine di sterminare la vita.
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L’ottimo comparto grafico in grado di regalare scorci mozzafiato e stupendi effetti luce/ombra come ad esempio quelli dati dalle fiaccole presenti nelle profondità dei dungeon, si scontra con i modelli dei personaggi da un vago “sapore antiquato”.

Una volta lanciato il client arriva il momento di prendere le decisioni che influenzeranno l’intera esperienza ludica: la creazione del personaggio, la scelta della classe e quella della fazione.
Scegliere le fattezze del proprio avatar non è mai una cosa semplice e Bethesda forte della sua tradizione non semplifica certo il compito. Le parecchie possibilità messe a disposizione dell’utenza sono indubbiamente in grado di soddisfare anche gli esteti più esigenti e puntigliosi.
Il ventaglio delle classi invece può sembrare limitato perché composto di solo quattro archetipi: Dragonknigth, Sorcerer, Nightblade e Templar ovvero le classi che compongono la “santa trinità” tank, healer e dps ranged e melee. La ridotta scelta delle classi iniziali non deve però trarre in inganno perché man mano che ci si addentra nel mondo di gioco, l’avatar potrà utilizzare svariati rami di specializzazione legati a qualsiasi cosa come ad esempio l’arma utilizzata; la gilda di appartenenza; la fazione; le abilità razziali; le abilità passive e le abilità di crafting. Questo sistema permette di stravolgere completamente l’approccio agli scontri, anche se le capacità primarie saranno sempre legate alla classe di partenza.

L’ultima, ma anche la più importante scelta che si frappone tra i giocatori e il gioco è quella della fazione di appartenenza. Come in precedenza detto la decisione di separare le razze di Tamriel sotto tre diverse bandiere è stata motivata dall’esigenza di offrire una certa varietà agli scontri tra giocatori, (che avvengono nella grande regione di Cyrodill, collocata al centro della mappa in modo da offrire un’ampia zona di Open PVP) in modo da aumentare la longevità del titolo stesso.
Sarà possibile unirsi ai Daggerfall Covenant fazione formata dall’alleanza tra Bretoni, Orchi e Redguard; oppure gli Ebonheart Pact di cui fanno parte gli Argoniani, i Nord e gli Elfi Scuri; e infine gli Aldmeri Dominion rappresentati dagli Alti Elfi, gli Elfi dei Boschi ei Khajiit.
A queste razze vanno aggiunti gli Imperiali, esclusi inizialmente per ragioni di trama ma inseriti in un secondo momento e utilizzabili solo ed esclusivamente da chi acquista l’edizione Imperial del gioco.
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Una volta lanciato il client arriva il momento di prendere le decisioni che influenzeranno l’intera esperienza ludica: la creazione del personaggio, la scelta della classe e quella della fazione.

Uno dei più grossi errori che si possa commettere è quello di approcciarsi a TESO come se si stesse giocando a Skyrim o qualsiasi altro capitolo della saga. Elder Scrolls Online è un MMO Themepark perciò, per quanto evocativo, è costretto a seguire un filone diverso dal single player.
Il sistema di levelling fonde l’esplorazione, l’uccisione dei nemici e il sistema di quest in modo non troppo lineare a dire il vero. Far progredire il proprio personaggio non si limita solo a macinare livello su livello per ottenere punti skill da utilizzare per potenziare le abilità, ma sfocia anche nel continuo girovagare alla ricerca di libri spinti dalla sete di conoscenza, e di particolari skyshard seminati in lungo e in largo per le mappe (ma facilmente individuabili grazie alla presenza di un fascio di luce) che fanno guadagnare un punto abilità ogni volta che se ne raccolgono tre.
Inoltre, come da tradizione The Elder Scrolls, le singole conoscenze aumentano di livello semplicemente utilizzandole, quindi salendo di livello, ci si troverà di fronte ad una moltitudine di combinazioni da poter usare. Questo sistema messo in piedi da Zenimax Studios, consente di plasmare a proprio piacimento il personaggio così da appagare anche i desideri più estrosi dei giocatori. Sfortunatamente però tanta abbondanza si scontra con un limitato numero di slot presenti sulla skillbar, ridotta a solo cinque abilità più una speciale, che, di fatto, penalizza tutto l’impegno, messo per realizzare un sistema così vasto e complesso.
Malauguratamente in TESO le decisioni dei giocatori non hanno alcun impatto sul mondo di gioco, fin troppo statico e inerme considerati i predecessori di questo gioco. Per quanto doloroso, e forse fastidioso per i puristi del lavoro di Bethesda, bisogna sottolineare che questo è un limite imposto più dalla tipologia del genere che dalla volontà degli sviluppatori, perciò non crediamo sia possibile modificarlo in corso d’opera.
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Sfortunatamente però tanta abbondanza si scontra con un limitato numero di slot presenti sulla skillbar, ridotta a solo cinque abilità più una speciale.

La realizzazione tecnica del gioco, di pregevole fattura, non è certo priva di sbavature. L’ottimo comparto grafico in grado di regalare scorci mozzafiato e stupendi effetti luce/ombra come ad esempio quelli dati dalle fiaccole presenti nelle profondità dei dungeon, si scontra con i modelli dei personaggi da un vago “sapore antiquato” e da un combat che si presenta come action, ma che in realtà è molto vicino al vecchio sistema target locked. Doveroso spendere qualche parola anche sulla famosa visuale in prima persona ben riportata anche su questo nuovo capitolo, ma sicuramente poco utile specialmente durante le sessioni di PVP a causa del ridotto raggio visivo che offre.
Anche l’audio non riesce tenere testa alla bellissima grafica, infatti, anche se la colonna sonora che accompagna il giocatore è sempre azzeccata ed evocativa gli effetti sonori sono privi di quella “forza coinvolgente” presente invece nei titoli già presente sul mercato.
Per godere a pieno della bellezza offerta da The Elder Scrolls Online è fortemente consigliato munirsi di una macchina di fascia medio/alta, ma l’ampia scalabilità del client consente di potere giocare il titolo ance su PC più datati, a scapito del dettaglio però.
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Il nostro hands on ha mostrato un The Elder Scrolls Online evoluto rispetto a quanto visto qualche mese fa durante le fiere di settore, dimostrazione che Zenimax stia lavorando alacremente per consegnare agli utenti un titolo completo alla release. Dobbiamo dire però che se da un lato la grafica superiore alla media del genere e un’ottima caratterizzazione del personaggio sono “voci” a vantaggio del gioco, dall’altro i dubbi permangono a causa di alcuni punti interrogativi generati dal sistema di combattimento e dalla scelta del modello a sottoscrizioni, anacronistico e un po’ troppo caro.
In definitiva nonostante il periodo passato su Tamriel ci abbia divertito non siamo così certi che il gioco meriti l’obolo del canone mensile.

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