Come è stato possibile ce lo stiamo chiedendo ma è successo: neanche il nuovo e stuzzicante Wuchang è sopravvissuto alle critiche e ora è arrivata la versione censurata.
Tra i giochi appena usciti, e sui quali ci siamo lanciati anche noi, c’è quello che fino a non molto tempo fa veniva considerato un interessantissimo nuovo Soulslike: Wuchang: Fallen Feathers. Un gioco ambientato vagamente nella Cina della dinastia Ming, ma, come sempre succede quando si prende un’ambientazione storica reale, trasformata e stravolta in una sua particolare incarnazione più tetra per rientrare chiaramente nello spirito del gioco.

Eppure, neanche questo evidente scarto rispetto alla realtà storica sembra aver salvato il gioco da una patch, la 1.5 appena arrivata, che oltre ad aver migliorato alcuni piccoli dettagli (anche se in questo caso dire “migliorare” non è unanime), ha di fatto creato dei buchi enormi nella storia che invece prima procedeva abbastanza linearmente e con gusto. Il tutto per colpa della censura. Per una volta, il team di sviluppo di Wuchang: Fallen Feathers avrebbe potuto prendere spunto da Ubisoft!
Se volete giocare a Wuchang: Fallen Feathers preparatevi perché ora non lo riconoscerete più
La storia di Wuchang: Fallen Feathers è la storia di una Cina fittizia in cui il personaggio principale, che dà il titolo al gioco, si trova a cercare di salvare se stesso e la sua famiglia da una sorta di maledizione. Una delle storie più classiche in assoluto mai viste per quello che riguarda i Soulslike.

L’esperienza all’interno di questa Cina rivista e corretta, che vagamente è inserita nel periodo della dinastia Ming ma chiaramente con tutta una serie di licenze e di stravolgimenti utili alla storia e alla creazione di un ambiente piacevole da giocare, aveva poi tra l’altro un enorme disclaimer in cui si sottolineava che nel gioco qualunque riferimento a fatti, persone, credenze e religioni non andava inteso né in senso positivo né in senso negativo.
Un po’ come quando nei film si parla di personaggi realmente esistiti che però fanno cose diverse da quelle che ci si aspetterebbe e occorre chiarire che tutto avviene solo per la storia e che non c’è nessuna volontà denigratoria. Di solito ci accontentiamo di questo.
Invece i tanti giocatori cinesi di Wuchang: Fallen Feathers sembrano essersi rivoltati contro la rappresentazione di alcune figure storiche che vengono trasformate in questa versione oscura del paese in nemici che la protagonista del gioco deve affrontare e eliminare.
Adesso, anziché uccidere queste personalità, semplicemente le vediamo scappare oppure cadere a terra esauste ma non del tutto sconfitte. Il che purtroppo rovina quello che è lo spirito vero e proprio del gioco, perché questi personaggi sono antagonisti della protagonista perché sono stati riportati in vita dal dolore e dalla sofferenza.
L’unico modo effettivamente valido per liberarli da questa nuova prigione che sembra vita ma non è, è ucciderli nuovamente. E per farlo queste sono armi eccellenti. Non potendoli uccidere, è chiaro che la storia perde di senso.
Siamo di fronte purtroppo quindi a un caso di censura che da tante parti arriva come una doccia gelata. Ed è un peccato perché Wuchang: Fallen Feathers, pur essendo un’opera prima e pur non essendo un gioco perfetto, è effettivamente un ottimo Soulslike con un’ambientazione resa in modo eccellente, armi e animazioni gustose da utilizzare e da vedere e una storia che, fino a non molto tempo fa, era anche interessante da seguire.
Non potevano fare come Ubisoft che, per una volta, con Shadows ha fatto la cosa giusta e si è tappata le orecchie a chi gridava allo scandalo?





