E se il politicamente corretto non vende (o rischia di non vendere) che si fa? Alcuni team di sviluppo si sono risposti che è ora di cambiare rotta. Ma è questa la soluzione?
A giudicare da alcune dichiarazioni pare essere tramontata del tutto l’epoca del politicamente corretto. Ovvero quel periodo in cui si cercava di inserire all’interno dei videogiochi almeno parte della varietà che compone nei fatti il genere umano.
Questa varietà pare non funzionare e quindi alcuni vogliono tornare indietro. Ad aprire la discussione online riguardo l’opportunità di continuare a perseguire inclusività, diversità e etica, tre parole che compongono una sigla che ormai ha smesso di significare quello che avrebbe dovuto e che ha un mare di eccezioni (stiamo parlando della sigla DEI) o meno sono state alcune dichiarazioni piuttosto chiare durante un incontro con gli azionisti da parte di CI Games.
Il politicamente corretto non va più di moda?
Il Global marketing director Ryan Hill ha risposto alla domanda riguardo quale fosse la prospettiva del team di sviluppo riguardo il DEI nei videogiochi comunicando che non c’era intenzione di inserire “nessuna agenda sociale o politica nelle esperienze” che il team si troverà a produrre “avendo osservato l’alto rischio che questo può presentare” .

È facile immaginare, anche se Hill non lo specifica, che negli occhi gli si sia formata l’immagine di Concord e di quanti si sono scagliati contro il design dei personaggi prima ancora di vederli in azione, un po’ come successo con Interstellar e Stellar Blade.
Forse chi ha posto la domanda la intendeva all’interno della propria struttura come team di sviluppo. Fatto sta però che le sue dichiarazioni sono state fatte rimbalzare su X e sono state accolte da una serie di commenti di giocatori entusiasti all’idea che un team di sviluppo si concentri sul creare un gioco divertente più che sul fare una dichiarazione politica.
Eppure, se è vero che i videogiochi sono intrattenimento è anche vero che rappresentano la visione politica, intendendola come visione della polis quindi della società, del team. Dire che non si vogliono portare avanti “agende” può essere interessante ma anche decidere di fermarsi all’intrattenimento è comunque il portare avanti una propria idea, una propria agenda.
Per allargare il discorso o rimetterlo in carreggiata ricordiamo come alcuni dei migliori giochi visti negli anni passati hanno anche una carica politica importante, solo che non ve la sbattono in faccia e li giocate senza accorgervene.
Se per esempio si va a guardare a quello che Fortnite riesce a fare, nonostante i suoi eventi periodici dedicati a particolari fette della propria community, ci si rende conto di come l’eliminazione del politicamente corretto non garantisce di avere giochi belli, così come la presenza di una maggiore democrazia nella rappresentazione di chi dovrebbe giocare non segna la fine di un’esperienza di gioco. Il successo è altrove.