Mentre l’industria si affanna, in Cina ci sono “troppi” videogiochi

Il mondo occidentale è tutto concentrato e calamitato sul cercare di capire come si concluderà la telenovela tra Microsoft e Sony per Activision Blizzard King mentre dall’altra parte del mondo a quanto pare c’è un problema: troppi giochi e troppi giocatori.

Potrebbe mai essere possibile avere troppi giochi ma soprattutto troppi giocatori? A quanto pare in Cina si tratta di una questione che merita di essere affrontata addirittura a livello legislativo. Non riusciamo ad immaginare che una mossa come quella che si profila all’orizzonte per l’industria dei videogiochi cinesi possa attecchire in qualche modo anche in altre parti del mondo ma vale la pena riflettere su che cosa significa e su quelle che poi potrebbero anche essere le ripercussioni sui giocatori che magari apprezzano i prodotti dei team di sviluppo cinesi.

videogiochi cinesi
Genshin Impact (videogiochi.com)

Perché se anche è vero che buona parte di quello che i team di sviluppo cinesi producono rimane nell’area cinese e anche vero che ci sono invece diversi prodotti che fanno il salto e diventano giochi da milioni di dollari. Tanto per farvi un esempio: Genshin Impact dei cinesi di MiHoYo.

11 requisiti per i prossimi videogiochi

A rendere nota la produzione di questo primo documento, che al momento ha ancora solo la forma di una bozza, in cui almeno una decina di società cinesi del gaming, tra cui proprio Tencent e Huawei, ma non solo dichiarano di volersi dotare di una serie di regole è la testata in lingua inglese South China Morning Post. Come sottolineato da alcuni esperti in materia legislativa intervistati dal giornale si tratta di nuove regole che in realtà seguono regole già presenti per i giochi online.

genshin impact cambiamento
Genshin Impact (videogiochi.com)

Il tema del gioco online, della dipendenza che si sviluppa, della protezione del tempo libero dei minori sono già stati infatti affrontati dagli organi di regolamentazione cinesi. Ma qui si tratta di fare un passo ulteriore. Un passo per cui qualunque prodotto dovrà sottostare ad una serie di 11 requisiti che vanno dal non diffondere segreti di Stato, al non mettere in pericolo la sicurezza nazionale oppure a non danneggiare l’interesse e l’onore della nazione e allo stesso tempo non promuovere “oscenità, pornografia, gioco d’azzardo, violenza o crimine“.

Effetto farfalla?

Queste regole, se dovessero entrare nel disegno di legge di autoregolamentazione dei giganti del tech e del gaming cinese, diventerebbero lo standard di produzione di tutto ciò che nel Paese viene distribuito. E la domanda diventa quindi: quanto tempo dovrà passare prima che i developer si stufino di dover fare due versioni e inizino a distribuire anche fuori dai confini nazionali la stessa versione edulcorata e sicura che esce nella natia Cina? E se un developer esterno volesse entrate nel mercato dentro quali cerchi di fuoco dovrebbe saltare?

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