inFAMOUS: Second Son – La recensione!

Ci siamo, finalmente: la next-gen è arrivata. L’hype che negli ultimi mesi si è generato attorno a inFAMOUS: Second Son ha raggiunto livelli inimmaginabili (basti pensare che i preordini hanno superato quelli del celeberrimo The Last of Us) e credo che ciascuno di noi sappia bene il perché. Sin dal primo trailer uscito, il maestoso comparto tecnico esibito dal titolo ha suscitato nei giocatori un forte senso di attrazione verso il “secondo figlio” di Sucker Punch che, con gli occhi di tutti puntati addosso, si ritrova con il compito di mostrarci quali siano realmente i superpoteri di PlayStation 4. Davvero curioso, se ci pensate un attimo. Il motore grafico rappresentava infatti una delle principali debolezze del primo inFAMOUS, mentre adesso questo primo capitolo next-gen fa della tecnica uno dei suoi punti di forza… ma per ora lasciamo in stand-by quest’argomento.
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All’interno di questo terzo capitolo ci ritroveremo a impersonare Delsin Rowe, ragazzo dallo spirito ribelle che passa le sue giornate disegnando graffiti sulle abitazioni di Salmon Bay.

Chi ha seguito lo sviluppo del gioco saprà bene che Second Son è ambientato sette anni dopo il finale “buono” di inFAMOUS 2. Dai tempi delle gesta eroiche di Cole McGrath sono cambiate parecchie cose. I Conduit, ovvero le persone dotate di abilità paranormali, vengono visti come una potenziale minaccia, tanto da essere definiti dei bioterroristi dal Dipartimento Unificato di Protezione (DUP), l’ente governativo istituito con il solo scopo di scovarli e imprigionarli. Contro questo clima di rigidità, in cui ogni singolo spazio viene tenuto sotto stretto controllo, ci saremo proprio noi, nelle vesti di un nuovo irriverente protagonista.
All’interno di questo terzo capitolo ci ritroveremo a impersonare Delsin Rowe, ragazzo dallo spirito ribelle che passa le sue giornate disegnando graffiti sulle abitazioni di Salmon Bay. A frenare l’incontenibile spirito di Delsin, suo fratello maggiore Reggie, agente di polizia che svolge un ruolo di figura paterna per il giovane. Senza svelarvi troppi dettagli sulla trama, mi limito ad anticiparvi quale sarà il nostro obiettivo: trovare e assorbire i poteri della donna a capo del DUP, Brooke Augustine, ovvero colei che ha messo a repentaglio la vita dei nostri amici. Da qui in poi, la scena si sposterà dai paesaggi naturali di Salmon Bay a quelli urbani di Seattle, dove avrà luogo la nostra avvincente “caccia ai poteri”.
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Le missioni secondarie non brillano certo per originalità e ripropongono a grandi linee quelle presenti nel precedente episodio della serie.

Chi ha già avuto modo di approcciarsi alla serie troverà le meccaniche di gioco di questo Second Son particolarmente familiari (d’altro canto, nessuno si stava aspettando un prodotto che stravolgesse la natura della saga). Come ci ha abituato Sucker Punch, ci ritroveremo quindi ad avere a che fare con un titolo che poggia su una collaudata struttura sandbox condita principalmente da superpoteri e scelte morali.
Fermiamoci un attimo a parlare di quest’ultimo aspetto. Nel corso dell’avventura principale, vi ritroverete occasionalmente di fronte alla possibilità di decidere se agire secondo una via buona oppure una cattiva, garantendovi così l’accesso a missioni direttamente collegate al vostro allineamento morale, nonché a un determinato tipo di finale. Oltre che attraverso le scelte compiute nelle missioni principali, potrete incrementare il livello di karma buono/cattivo decidendo se giustiziare o meno i vostri nemici e portando a termine i numerosi incarichi secondari sparsi per Seattle. C’è da dire, a questo proposito, che le missioni secondarie non brillano certo per originalità e ripropongono a grandi linee quelle presenti nel precedente episodio della serie.

I poteri si diversificano per quel che riguarda le modalità di spostamento, che diventeranno sempre più rapide e spettacolari.

Sono presenti missioni che richiedono di distruggere i centri di comando mobile del DUP, di trovare agenti che si nascondono tra la folla, di disegnare graffiti e altro ancora. Tornando al sistema di moralità, possiamo affermare che ogni scelta porta sicuramente a dei risvolti interessanti nella trama, ma non vi aspettate grosse rivoluzioni rispetto a quanto visto in precedenza all’interno della serie.
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La novità più significativa, comunque, viene senza dubbio individuata nei superpoteri del protagonista. Ponendosi in contrasto con la monotematicità delle abilità di Cole, Delsin ha la capacità di assorbire i poteri degli altri Conduit, come quelli del Fumo e del Neon (che immaginiamo ormai conosciate bene). Circa le capacità del protagonista, Sucker Punch ha preferito non svelare nient’altro che andasse oltre le due sopraccitate abilità, e sinceramente nemmeno noi ci sentiamo di rovinarvi la sorpresa. Vi anticipiamo, però, che i poteri si diversificano per quel che riguarda le modalità di spostamento, che diventeranno sempre più rapide e spettacolari, la potenza e la velocità d’esecuzione di determinati tipi d’attacco e la presenza di abilità specifiche. In generale, i poteri appaiono ben diversificati tra di loro e ciascuno presenta i propri vantaggi.

ci ritroveremo quindi ad avere a che fare con un titolo che poggia su una collaudata struttura sandbox condita principalmente da superpoteri e scelte morali.

Anch’essi subiranno l’influsso del nostro karma e, a seconda della nostra moralità, avremo il diritto di utilizzare alcuni poteri esclusivi: in generale, le abilità legate alla malvagità risultano essere particolarmente distruttive, rispetto a quelle associate al percorso da Eroe.
Grazie alla presenza di nemici alla propria altezza, il gioco riesce a offrire un buon livello di sfida anche al livello di difficoltà normale. Sopravvivere agli scontri richiederà di trovarsi in costante movimento, sfruttando i propri poteri per scattare a velocità supersoniche e salire in cima ai palazzi circostanti.
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Ribadendo quanto affermato all’inizio della recensione, tecnicamente il titolo di Sucker Punch è una vero e proprio piacere per gli occhi. Ciò che colpisce di più sono gli avanzati effetti di illuminazione e i magnifici effetti particellari, per non parlare poi della realistica possibilità di interagire e distruggere l’ ambiente che, nonostante risulti di grande impatto, ci sarebbe piaciuto vedere applicata su più elementi dello scenario.
Se siete fan della saga di inFAMOUS, adorerete questo Second Son, se invece non lo siete… dategli una possibilità. Non solo il gioco risulta particolarmente divertente, ma ci mostra anche di cosa è realmente capace PS4, offrendoci un primo, gustoso assaggio di next-gen.

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