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Killzone: Shadow Fall

Killzone, l’FPS simbolo della console Sony, ritorna in occasione del lancio della quarta ammiraglia della grande S, cambiandosi d’abito per la grande occasione. Ecco quindi che le tonalità “grigio topo” che strizzavano l’occhio (pure troppo) a Jin Roh e uno sci-fi dark che quasi finiva con lo sfociare in ipnotiche atmosfere cyberpunk lasciano lo spazio ad ambienti aperti e luminosi, cieli azzurri e vegetazioni lussureggianti, oltre che a uno stile architettonico e a un mecha design ben più vicini ai Mass Effect di Bioware che agli scorsi capitoli della saga. Insomma, Shadow Fall odora di spin-off fin dai primissimi istanti, e l’assenza del numero 4 nel titolo non è certamente casuale. Se non altro, potrebbe precisare qualcuno, a differenza del problematico secondo capitolo questa volta i ragazzi olandesi di Guerrilla hanno consegnato entro la stretta deadline dettata da Sony, per assicurare la presenza di almeno un’esclusiva simbolo in occasione del day one della nuova console.

Ma la fretta, si sa, non è proprio la migliore condizione da dettare in questo settore, soprattutto con un team piuttosto “elastico” come quello dei padrini di Helghan. E anche volendo tralasciare il peggior incipit narrativo dal primo capitolo a oggi, come alcune sessioni quasi imbarazzanti durante i primi passi della sceneggiatura, risulta ben più difficile chiudere un occhio (o due) su bug, imperfezioni grafiche, un sistema di coperture fallato (e non in linea con quello, distintivo, adottato dal secondo capitolo in poi) e un abuso piuttosto avvilente dell’uso del back-tracking nel level design.

Possiamo dire che l’universo “fascista-cupo-violento” largamente ispirato a uno dei migliori film d’animazione giapponese di tutti i tempi riesca quasi a mettere una toppa sul nostro disappunto. Quasi.

Grazie al signore degli Helghast, almeno, la maestria nell’illuminazione dinamica e di alcuni particellari, archiviata negli ultimi anni dal team, fa da contraltare ai vistosi grattacapi evidenziati. A differenza poi dei suoi progenitori, l’azione esploderà su schermo dopo una lunghissima sequenza narrativa (e “quasi” interattiva), sottolineando la volontà quantomeno di innovare e modificare le linee guida della stessa IP di appartenenza, come conferma a gran voce l’introduzione degli UAV. Questi droni avanzati e ipertecnologici, infatti, potranno essere scagliati e utilizzati come meglio crediamo con la semplice pressione di un dito sul touch del nostro DualShock 4. Sfioratelo e aprirete una familiare “ruota dei poteri” del vostro drone, che spazieranno dal semplice comando d’attacco all’hacking di sistemi elettronici al lancio di funi per raggiungere i punti distanti della mappa in vero stile Batman.

Altra inaspettata inversione a U per quanto concerne il puro gameplay spetta all’uso delle armi da fuoco vere e proprie: dimenticate il senso di pesantezza e precarietà adottato in Killzone 2 e già ridimensionato nel successivo capitolo. In Shadow Fall vi ritroverete tra le mani un enorme set di giocattolose armi sci-fi in stile Doctor Who, precise, leggere e pure troppo “finte”. Ma non finisce qui: l’appeal guerrafondaio è completamente stravolto dai nostri robotici amici a distanza: un lungo corridoio affollato pullula di soldati dagli occhi rossi? Piuttosto che sporgerci e ritirarci strategicamente contro la prima copertura utile, mandiamo in avanscoperta in nostro UAV e godiamoci lo spettacolo. Al massimo, dovremo dare manforte al nostro compagno radiocomandato. Certo, senza il nostro drone saremo spacciati nelle numerose mappe aperte che incontreremo nella campagna single player, eppure lo stravolgimento di meccaniche intrinseche e acclamate da una considerevole fanbase lascia piuttosto perplessi. Tra le numerose novità, comunque, meritevole di segnalazione resta il tactical echo, un vero e proprio sonar che ci indicherà la presenza di minacce, pur mettendo a nostro rischio la posizione nelle sequenze “stealth” (Snake Eater?), mentre certe aggiunte come gli audiolog riprodotti dalla piccole casse del DualShock 4 passano decisamente in secondo piano.

Per fortuna, nonostante l’esperienza di gioco alquanto claudicante, la campagna single player sfoggerà almeno una decina di momenti epici e di grande impatto, dove l’hardware della nuova console Sony mostrerà finalmente i muscoli, con uno smodato uso di effetti particellari e ipnotiche esplosioni, sequenze hollywoodiane e dall’alto tasso adrenalinico, ambienti distruttibili e un gran numero di poligoni coinvolti su schermo. Peccato solo che tutto questo, alla resa dei conti, non riesca a far sorvolare su una modalità online debole e ben poco strutturata (a dispetto degli ottimi trascorsi) e una campagna single player in gran parte noiosa. Se non altro, possiamo dire che l’universo “fascista-cupo-violento” largamente ispirato a uno dei migliori film d’animazione giapponese di tutti i tempi riesca quasi a mettere una toppa sul nostro disappunto. Quasi.

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