La trasmissione Announo parla ancora di dipendenze dai videogiochi

Di recente abbiamo parlato della trasmissione Announo, dove l’inviato Pablo Trincia (conosciuto per aver lavorato a Le Iene fino al 2014) ha realizzato un reportage dedicato al gaming online, alla Rete e alle dipendenze. Pablo si è recato in Cina per parlare di tornei di League of Legends e dei giocatori professionisti, acclamati dal pubblico, paragonando esplicitamente il gioco a una droga.

Purtroppo, come già comunicato, non abbiamo apprezzato lo stile chiaramente accusatorio del servizio. Dopo quello che vi abbiamo già mostrato sono andate in onda altre sequenze del reportage, in particolare una parte dove viene mostrato un campo militare organizzato per il recupero delle situazioni di dipendenza da videogame. Non si può negare l’esistenza dei problemi, purtroppo anche gravi, che possono causare le dipendenze; c’è sempre da considerare però che demonizzare i videogame non ha senso: è l’approccio che fa la differenza, e spesso sono i disagi interiori che portano a situazioni estreme. Più che sull’oggetto di dipendenza sarebbe forse utile concentrarsi sulle cause che portano alle dipendenze, considerare le predisposizioni e la loro provenienza. Sarebbe utile analizzare lo stile di vita dei giovani cinesi, le alternative, le pressioni sociali. A parte una breve introduzione sulle limitazioni del governo cinese e sulla tendenza delle persone ad utilizzare in maniera intensa smartphone e dispositivi portatili, però, in questo servizio troviamo un po’ troppe scene che terrorizzerebbero qualsiasi madre, scene che si concentrano sull’aspetto “strano” dei videogiochi e che fanno sembrare assurdo guardare un torneo di League of Legends o cercare di diventare un videogamer professionista, un po’ come se le centinaia di migliaia di persone che seguono il gioco fossero un branco di pazzi.

Che le persone con grandi dipendenze abbiano bisogno di aiuto è innegabile, ma come possiamo evitare di notare la musica da film horror del servizio? Ai nostri occhi questo video non lascia spazio alla riflessione e non informa, ma cerca semplicemente di convincere chi lo guarda a giudicare, sembra avere tutta l’intenzione di convincere lo spettatore che i videogiochi sono una cosa orribile, pericolosa e dannosa, come la peggiore delle droghe. Nonostante apprezziamo che se ne parli e nonostante Pablo Trincia si sia occupato in passato di situazioni incredibili, facendo un ottimo lavoro e cercando di sensibilizzare su problemi come la droga e la guerra, secondo il nostro parere il discorso sui videogiochi dovrebbe necessariamente essere analizzato in modo diverso, più completo e con meno demonizzazione. Non ci stancheremo mai di ripeterlo.

Questo è il servizio di Pablo Trincia:

Ecco la puntata integrale:

Impostazioni privacy