L’obsolescenza programmata ora in Francia è un reato grave

La Francia ha deciso che l’obsolescenza programmata deve essere trattata come un reato grave, con una pena massima di due anni di reclusione per il CEO dell’azienda responsabile e una multa di 300mila euro.

Il cambiamento fa parte di una rivisitazione della legge sull’efficienza energetica; il Governo punta alla protezione dei consumatori dai comportamenti sleali assunti da alcune compagnie che progettano dispositivi in modo che abbiano una durata limitata nel tempo. Gli oggetti costruiti in questo modo sono destinati a rompersi, questa strategia è nota già dagli anni ’20 ed è stata pensata per incrementare le vendite – e per cosa altrimenti? Creare prodotti troppo efficienti rischierebbe di limitare le entrate e le aziende ne subirebbero le conseguenze in termini di vendite, ma l’obsolescenza programmata non è vista di buon occhio, come è giusto che sia.

In Francia è ora un reato grave, ma come si distingue l’obsolescenza programmata da quella invece “naturale”? Il secondo è un tipo di obsolescenza dovuta a difetti funzionali oppure all’incompatibilità con nuove tecnologie e parti di ricambio e con nuovi aggiornamenti software, mentre il primo tipo è quello di cui abbiamo accennato prima e rappresenta una strategia di vendita e, in qualche modo, un vero e proprio inganno.

La legge francese resta per il momento vaga sulle modalità di identificazione del tipo di obsolescenza, anche se non è da escludere che in futuro venga fatta maggiore chiarezza. La componente maggiormente positiva di questa notizia è che finalmente si sta iniziando a fare quacosa a riguardo e la Francia non è che il primo di una lista di paesi europei che hanno intenzione di agire in questo senso. Anche Belgio, Finlandia e Olanda hanno intenzione di prendere provvedimenti e la Commissione Europea sta lavorando su un progetto per il 2016. Uno dei punti chiave della questione è il tentativo di limitare la produzione di rifiuti elettronici, che rappresentano un grande danno non solo per l’ambiente ma anche per l’economia, per via dei costi di gestione.

Fonte: enterprises

 

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