Mobile Suit Gundam: Side Stories – la recensione

All’interno della cronologia principale della metaserie Mobile Suit Gundam, conosciuta come Universal Century, La Guerra di un anno è il periodo storico più prolifico in quanto a cartoni animati, romanzi, fumetti e videogiochi. Una fertilità dovuta al fascino e alla complessità dell’universo creato da Tomino per la prima storica serie di Gundam del ’79. Tra i vari giochi ispirati alla guerra tra la federazione terrestre e il principato di Zeon, spicca una saga che ne descrive eventi poco conosciuti, intrecciandoli con il filone narrativo principale. Una serie di otto episodi nata nel lontano 1995 con Cross Dimension 0079 per Super Famicom che ha attraversato svariate console e generi videoludici, fino ad arrivare all’attuale Mobile Suit Gundam Side Story: Missing Link per PlayStation 3. Nell’ambito dei festeggiamenti del 35° anniversario della saga del mobile suit bianco, Bandai Namco ha deciso di riunire tutte queste storie alternative in un unico gioco, intitolato Mobile Suit Gundam Side Stories.
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La struttura di gioco di Missing Link presenta meccaniche simili agli ultimi giochi d’azione in terza persona ispirati al mobile suit bianco.

La trama narrata in Missing Link si ricollega a quella di Mobile Suit Gundam Side Story: The Blue Destiny (Sega Saturn, 1996), raccontando un complotto legato allo sviluppo dell’RX-80PR Pale Rider. Un mobile suit, quest’ultimo, dotato di un dispositivo capace fornire al suo pilota le stesse abilità di un newtype, similmente al Blue Destiny protagonista del gioco per Saturn. Missing Link permette di seguire la storia sia dal punto di vista dei federali che da quello del principato di Zeon: nel primo caso impersonate un battaglione penale chiamato Slave Wraiths, incaricato di portare a termine missioni al limite del suicidio. Nel secondo, invece, fate parte dei Marchosias, un gruppo di piloti reietti. Delle due campagne, quella degli Zeon è indubbiamente la più interessante, in quanto vi permetterà di ripercorrere la Guerra di un anno dalla Operation British fino alla battaglia di A Baoa Qu. I Marchosias, inoltre, entreranno in contatto con diversi personaggi noti dell’universo espanso di Gundam, arrivando a combattere anche al loro fianco. Essendo la versione nipponica del gioco, dialoghi e testi in giapponese rendono difficile la compresone della storia a chi è totalmente a digiuno della lingua. In compenso, anche grazie alla presenza di diverse opzioni in inglese, navigare tra i menu e giocare non comporta problemi eccessivi.
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L’elemento meno convincente del gioco è la componente grafica, ben al di sotto delle capacità di PlayStation 3

La struttura di gioco di Missing Link presenta meccaniche simili agli ultimi giochi d’azione in terza persona ispirati al mobile suit bianco. Similmente al cartone animato, il vostro mech può correre, schivare ed eseguire salti per evitare il fuoco nemico e portarsi in una posizione ideale d’attacco; nelle missioni ambientate nello spazio potete anche variare l’altitudine attraverso i tasti dorsali. Il puntamento delle armi avviene automaticamente premendo il tasto R1, sebbene sia necessario orientare manualmente la visuale per inquadrare il nemico. Un difetto che può disorientarvi nelle fasi di gioco più concitate, obbligandovi a salti o scatti con i booster per allontanarvi rapidamente dalla minaccia.

A differenza di altri giochi ispirati a Gundam, non è possibile impartire ordini ai propri compagni ne personalizzare i robot.

Ogni mech è dotato di tre attacchi normali, rappresentati da due armi a lungo raggio e una per il corpo a corpo. Utilizzando queste armi assieme alla pressione del tasto L2 è possibile eseguire tre attacchi speciali, il cui utilizzo consuma una barra sullo stile dei picchiaduro, ricaricabile combattendo. L’impiego di queste tecniche si rivela spesso essenziale per concludere le missioni, specie quando si combatte contro i boss. La stessa barra è usata per chiedere il supporto di veicoli o dei propri compagni di squadra.
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In Missing Link ci si trova infatti al comando di un plotone di tre mobile suit che potete controllare selezionandoli con la croce direzionale, sia perché obbligati dall’elevato danneggiamento del proprio mech, e sia per questioni tattiche. I membri del team, infatti, possiedono armamenti e prestazioni diverse, differenziandone i ruoli nel campo di battaglia; questo, sfortunatamente, è l’unico elemento strategico concesso al giocatore. A differenza di altri giochi ispirati a Gundam, non è possibile impartire ordini ai propri compagni ne personalizzare i robot: Missing Link non concede neppure di modificare le armi della propria unità all’inizio delle missioni, precedute da un semplice briefing. Poca anche la varietà degli obiettivi che si limitano alla distruzione di tutti gli avversari, il raggiungimento di un punto nella mappa, la protezione di alleati o l’eliminazione di un determinato bersaglio. Anche la loro durata è ridotta, non superando generalmente i sei minuti.
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Fortunatamente le missioni sono numerose: le due campagne di Missing Link offrono in totale 36 livelli. Il loro completamento sblocca nuove missioni nella modalità VR Mission, che si differenziano da quelle delle campagne principali per la possibilità di scegliere con quali mobile suit affrontarle. Questi ultimi, collezionabili durante le campagne, sono numerosissimi e includono sia i mech delle serie animate che svariati MSV (diversi dei quali provenienti dai precedenti Side Story). Indubbiamente una delle caratteristiche più allettanti per un’appassionato di Gundam, assieme alla galleria 3D che consente di ammirarne i dettagli.

Non essendo distribuito ufficialmente in Italia, Mobile Suit Gundam Side Stories può essere acquistato solo attraverso l’importazione parallela.

Le campagne ispirate ai titoli precedenti della saga sono una mezza delusione, permettono infatti di rivivere le storie dei relativi giochi e pilotare i mobile suit in essi contenuti, ma le loro meccaniche riprendono quelle di Missing Lin (si perdono, ad esempio, gli elementi simulativi di Rise From the Ashes oppure quelli tattici di Zeonic Front). In compenso anche queste missioni sbloccano nuovi livelli e mobile suit nella modalità VR Mission. Segnaliamo che Bandai Namco ha già iniziato a pubblicare i primi DLC sul PS Store che aggiungono nuove VR Mission e Mobile Suit, tra cui il G3 e l’Unicorn. Per acquistarli, però, è necessario possedere un account PSN giapponese…
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L’elemento meno convincente del gioco è la componente grafica, ben al di sotto delle capacità di PlayStation 3: le ambientazioni, specie quelle terrestri, sono estremamente povere di dettagli ed elementi danneggiabili, a discapito della spettacolarità dei combattimenti. Migliore la realizzazione dei mobile suit che esibiscono a tratti anche delle animazioni esaltanti, specie nei colpi speciali. Mobile Suit Gundam Side Stories non è però un titolo da giocare per le sue qualità tecniche, ma per le emozioni che può trasmettere a un appassionato della della saga del mobile suit bianco. Chi segue da tempo le serie animate e giochi dedicati al robot inventato da Tomino, troverà più di una ragione per giocare a oltranza tutte le sue missioni, tenendosi impegnato per diverso tempo. Non essendo distribuito ufficialmente in Italia, Mobile Suit Gundam Side Stories può essere acquistato solo attraverso l’importazione parallela. Play-Asia.com, che ringraziamo per averci fornito il gioco, lo offre sia nell’edizione standard che in quella limitata. Quest’ultima include un doppio CD con la colonna sonora del gioco, un libro dedicato a personaggi e mobile suit in esso contenuti oltre che un esclusivo modellino metallizzato del RX-80PR Pale Rider. Un’offerta decisamente allettante…

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