NiOh – hands-on

Cos’è NiOh? Vorrei provare a spiegarvelo senza menzionare pigramente Dark Souls, ma è difficile perché il titolo imita così spudoratamente il franchise di From Software che evitare il confronto non sarebbe costruttivo. In fin dei conti i giochi della serie Souls hanno creato nel corso degli anni un genere a parte, quindi ha senso per altri sviluppatori considerarli fonte di ispirazione. Potremmo quindi definire NiOh come “un soulslike dall’atmosfera giapponese”, visto che il titolo è ambientato su un’isola dell’arcipelago nipponico e il protagonista altri non è che un impavido samurai di nome William – che peraltro strizza l’occhio a Geralt di The Witcher.

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Detto così potrebbe suonare come un minestrone, è vero, ma bastano veramente pochi minuti di gioco per cambiare idea. In realtà, la versione iniziale del titolo si basa sulla sceneggiatura di un film mai realizzato del noto regista Akira Kurosawa, Oni (traducibile con la parola “demone”, anche se nell’immaginario collettivo giapponese ha caratteristiche ben precise); e pare che per il protagonista si siano vagamente ispirati a William Adams, “un samurai occidentale” esperto di navigazione, commercio e ingegneria navale.

Tra uno scontro e l’altro, è importante sostituire pezzi di armatura con nuovi ricambi e acquisire abilità.

Detto questo, non nego che la mia esperienza iniziale con NiOh sia stata piuttosto frustrante oltre a essere durata pochissimo: il primo nemico che ho incontrato mi ha quasi fatto fuori con un solo colpo e non ho avuto il tempo nemmeno di contrattaccare che una seconda mazzata mi aveva già messo fuori dai giochi. Però non mi è sembrato il caso di gettare la spugna, nonostante fossi basito dalla potenza dei nemici comuni. Quindi ho provato di nuovo, cercando di entrare nell’ottica di questo spietato action RPG facendo attenzione all’approccio diretto con gli avversari: in parole povere, provate ad attaccare a testa bassa qualcuno e vi troverete costretti a ricominciare daccapo, perché in NiOh è la tattica a farla da padrona, ancora di più che in Dark Souls. Bisogna sempre studiare chi si ha di fronte, le tipologie di attacco più efficaci e, naturalmente, contare sul giusto tempismo per portare a segno i propri colpi.

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L’attacco cambia in base alle posizioni dell’arma che possono essere selezionate seduta stante: mantenendo una postura alta abbiamo la possibilità di colpire il nemico con violenza, ma infliggere il danno non è semplice perché i colpi sono lenti; al contrario, con una postura bassa si possono portare a segno colpi rapidi e meno efficaci, mentre quella media è più bilanciata. Non abbiamo idea di quante siano le tipologie di armi nella versione finale del gioco, ma in questa Demo Alpha ne abbiamo viste tre: lance, asce e katane, ognuna delle quali offre approcci diversi allo scontro. Altro aspetto chiave del gameplay è la presenza di una barra della resistenza, chiamata Ki (in giapponese, appunto, “energia”), che viene consumata ogni qualvolta il protagonista prova a infliggere o riceve un colpo – o lo evita con la schivata. Una volta scesa a zero William si ferma per riprendere fiato, situazione oltremodo spiacevole vista la facilità con cui i nemici uccidono.

Potremmo definire NiOh come “un soulslike dall’atmosfera giapponese”.

Grazie a questo espediente, tuttavia, gli sviluppatori si assicurano che i giocatori siano sempre concentrati sull’azione ed evitino di premere pulsanti a caso. E se è vero che l’elevatissimo livello di difficoltà è dato dalla ferocia dei colpi degli avversari, è vero anche che un guerriero ben equipaggiato ha buone possibilità di sopravvivere. Procedere senza una buona corazza equivale a essere uccisi persino da uno starnuto! Ecco perché, tra una battaglia e l’altra, è importante sostituire pezzi di armatura con nuovi ricambi e acquisire abilità nei menu per essere alla portata di chi si ha di fronte. Questo però non significa che William sia in grado di affrontare nemici in gruppo se equipaggiato a dovere, attenzione, anche perché è tutt’altro che semplice gestire più bersagli contemporaneamente tenendo sotto controllo la stamina rimasta.

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Uscire vivi dagli scontri con più nemici risulta difficile anche per via del sistema di controllo legnoso, aspetto che il team dovrebbe rivedere prima di pubblicare la versione finale – così come la gestione delle inquadrature, piuttosto scomoda dal momento che non si ha neppure il tempo di respirare durante un combattimento. E pure tecnicamente il titolo non è che brilli (interessante la possibilità di scegliere se giocare a 1080p e 30fps o a 720p e 60fps), abbiamo visto di meglio su PlayStation 4, ma considerando che manca diverso tempo all’uscita del gioco ci auguriamo che Team Ninja riesca a perfezionare quella che, a oggi, ci è sembrata una perla da hardcore gamer.

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