PES 2016 – la recensione

Ah, i bei tempi andati! Parliamo di quelli trascorsi con gli amici tra campetto (reale) e successivo super torneo a Pro Evolution Soccer 3, 4, 5 e al leggendario 6, quello con l’inarrestabile Adriano sulla copertina, nel gioco era così forte che non lo si fermava nemmeno scaraventando la console giù dalla finestra.
Poi accadde qualcosa: il passaggio alla generazione PS3/Xbox 360. Improvvisamente la serie non era più bella come una volta, e con episodi di qualità nettamente inferiore ai propri standard, complice la voglia di emergere della concorrenza canadese, PES perse tutto, pubblico e critica; il tonfo causato da giochi non all’altezza fu così forte che spinse Konami a decidere di non presentarsi su next gen a fine 2013, rimandando il debutto alla stagione successiva, ovvero quella appena terminata.
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Il gameplay ha compiuto un consistente balzo in avanti rispetto all’anno scorso.

PES 2015 si è presentato in ottima forma lo scorso anno, ponendo le basi per il ritorno in grande stile del fu “Re dei giochi calcistici”, ma chiaramente qualcosa andava ancora migliorato sotto diversi aspetti: i ragazzi di PES Productions si sono rimboccati le maniche, migliorando ulteriormente il loro prodotto, e il PES 2016 di cui stiamo per parlarvi è decisamente un ritorno alle origini, in termini qualitativi.

Tentando una percussione con Ibra la sensazione è di trovarsi al comando di un vero e proprio carro armato.

Partiamo direttamente dal gameplay, via il dente via il dolore: durante la nostra (lunga) prova abbiamo potuto giocare decine e decine di partite in diverse modalità, ma cosa c’è di meglio di una bella sfida 1 vs 1 contro un avversario umano per cominciare?
Un bel PSG contro Barcellona per rompere il ghiaccio! Modificate le impostazioni di formazione, moduli e quant’altro, ci tuffiamo nella sfida comandando la compagine francese guidata dal supremo Zlatan Ibrahimovic, e già dai primi tocchi dopo il calcio iniziale ci si rende conto di come PES quest’anno sia diverso, in positivo ovviamente: il feeling palla al piede è ottimo, e come già anticipato in sede di hands on stupisce il realismo dei movimenti dei giocatori.
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Tentando una percussione con Ibra la sensazione è di trovarsi al comando di un vero e proprio carro armato, gli avversari che tentano di togliergli il pallone dai piedi si ritrovano a dover spintonare il gigante svedese con scarsi risultati: proprio come nella realtà, se non si affronta direttamente Zlatan è micidiale, e permettere a un giocatore simile di ricevere palla spalle alla porta è un grave errore!

Non ci stanchiamo di dirlo e ripeterlo, PES 2016 è estremamente realistico, la nuova fisica implementata per gli scontri fisici e per gli stacchi aerei aiuta a raggiungere vette di realismo inesplorate.

Lo è senza dubbio, dal momento che anche i giocatori senza palla finalmente reagiscono in conseguenza allo svolgersi dell’azione automaticamente, ed ecco quindi il rapidissimo Lucas Moura che, visto Ibrahimovic spalle alla porta col pallone tra i piedi, scatta a tutta velocità sulla fascia chiamando il pallone col braccio: una volta servito e assunti i comandi del brasiliano, viene naturale concludere il triangolo con un cross in mezzo, che andiamo a concludere in rete con un colpo di testa schiacciato nell’angolino dallo stesso Ibra. Da manuale del calcio, ed è appena iniziata!
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A volte l’estremo difensore ha delle amnesie ingiustificabili su conclusioni del tutto innocue.

Chiaramente il nostro compagno non ci sta e ribatte sfruttando i dribbling del tarantolato Neymar, tra l’altro testimonial del gioco insieme ad Alvaro Morata della Juventus: le movenze del giocatore blaugrana sono perfette, chiunque potrebbe riconoscere quel tipo di movimenti da circo palla al piede, che in coppia con i lanci millimetrici di Iniesta e il sinistro chirurgico di Leo Messi ben presto riportano il punteggio in parità.
1 a 1 e palla al centro. Durante il resto del match abbiamo iniziato a prendere confidenza coi comandi, tentato qualche botta dalla distanza con il mai troppo abusato Ibrahimovic e vinto 2 a 1 all’ultimo secondo con una mischia dubbia in area: proprio come nella realtà.

Il comparto tecnico è di ottima qualità: la maggioranza dei volti dei giocatori sono riprodotti fedelmente, sfiorando in alcuni casi il fotorealismo,

Non ci stanchiamo di dirlo e ripeterlo, PES 2016 è estremamente realistico, la nuova fisica implementata per gli scontri fisici e per gli stacchi aerei aiuta a raggiungere vette di realismo inesplorate, con giocatori che incassano colpi al limite del legale e lottano per non andare a terra, battaglie per assumere la posizione migliore prima di un colpo di testa e interventi in scivolata notevolmente migliorati: anche il meteo influisce sull’andamento di un match, i giocatori che provano rapidi cambi di direzione senza palla rischiano di scivolare sul bagnato, situazione che accade frequentemente.
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Non tutto (ovviamente) è perfetto, e se i tiri in porta sono realizzati egregiamente, con i giocatori più forti come Ronaldo o Bale che sfoderano veri e propri missili terra-aria parati dai portieri con diverse animazioni ben realizzate, a volte l’estremo difensore ha delle amnesie ingiustificabili su conclusioni del tutto innocue: sempre usando il PSG, abbiamo perso una partita nel giro di due minuti, passando da vincere 2-1 a perdere 3-2 per colpa di Sirigu, portiere che tutto d’un tratto ha spento il cervello e deciso di commettere due papere allucinanti, che nella realtà neanche il più scarso dei portieri commetterebbe.
La conduzione di gara, la cui severità cambia in base all’arbitro assegnato, ha delle pecche che rimangono in ogni caso, come la regola del vantaggio applicata praticamente sempre e il giocatore che commettendo fallo, seppur da codice penale, non viene quasi mai ammonito al termine dell’azione.
Nonostante questi difetti, nel complesso il gameplay ha compiuto un consistente balzo in avanti rispetto all’anno scorso, rendendo PES 2016 un gioco davvero divertente, pad alla mano.
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Parlando di novità partiamo ovviamente dalla modalità in singolo più amata dall’alba dei primi titoli della serie Konami, ovvero la Master League: dopo aver scelto una squadra la si guiderà attraverso le stagioni verso titoli, coppe e acquisti dal top manager, curando fino ai minimi dettagli la situazione del proprio club.

Le movenze del giocatore blaugrana sono perfette, chiunque potrebbe riconoscere quel tipo di movimenti da circo palla al piede.

Abbiamo deciso di iniziarla con il Milan, utilizzando i giocatori reali, con buona pace dei vari Castolo e Minanda: i menu sono totalmente rinnovati e piacevoli sia esteticamente che nell’utilizzo piuttosto immediato; senza ulteriori indugi ci siamo tuffati nel mercato, anch’esso rinnovato. Infatti ora il sistema di trasferimenti permette acquisti a titolo definitivo, prestiti di diversi anni, scambi di giocatori con e senza conguagli, contrattazioni, suggerimenti degli scout anche quando il mercato è chiuso e tante altre piccole cose che rendono il tutto più dinamico e realistico.
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Ora il sistema di trasferimenti permette acquisti a titolo definitivo, prestiti di diversi anni, scambi di giocatori con e senza conguagli.

Torna anche la modalità myClub, dove bisognerà costruire da zero una squadra e acquistare nuovi giocatori e allenatori utilizzando i crediti guadagnati giocando, che purtroppo non abbiamo potuto testare, come tutto il comparto online in generale, visto che i server non sono ancora attivi.
Non poteva mancare ovviamente “Diventa un Mito”, la modalità in cui ci si cala nei panni di un singolo giocatore (anche creato) e si cerca di compiere la scalata da ultima riserva di una squadra di Serie B a novello Pallone d’Oro.
Parlando di licenze, da sempre punto debole della serie, non ci sono grosse novità rispetto allo scorso anno: la Serie A è riprodotta fedelmente (a parte il Sassuolo), così come il campionato francese e quello spagnolo, purtroppo mancano ancora Premier League (giocatori veri ma squadre finte) e Bundesliga (presenti solo 2 o 3 squadre), sono inoltre licenziati i più importanti tornei intenazionali, come la UEFA Champions League e la UEFA Europa League.
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Il comparto tecnico è di ottima qualità: la maggioranza dei volti dei giocatori sono riprodotti fedelmente, sfiorando in alcuni casi il fotorealismo, così come le animazioni, rinnovate e sempre più vicine al vero.
Anche la telecronaca è (leggermente) migliorata, con la coppia Caressa-Marchegiani che aggiunge diverse nuove frasi a cui attingere durante i match, comprese analisi tecniche dei giocatori e delle squadre: non dispiace neanche la colonna sonora, composta da alcuni pezzi commerciali degli ultimi anni e perle come We Will Rock You.
Se siete appassionati di calcio, quest’anno PES è una validissima opzione, pur mantenendo alcuni difetti e mancanze, ma d’altronde, chi non ne ha?

Ci teniamo a sottolineare che il voto espresso in questa recensione non tiene conto della componente online, non appena possibile la analizzeremo e la aggiungeremo, riservandoci la possibilità di modificare la valutazione data ora.

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