RECENSIONE Battlefield 6 – Un imperdibile FPS con due problemi

Recensione con voto di Battlefield 6, il ritorno quasi perfetto di uno dei più grandi FPS della storia del gaming.

Quello di Battlefield è uno dei nomi più potenti, amati e apprezzati nella storia dei videogiochi. La saga creata da EA nel corso degli anni ha saputo stupire, divertire, innovare e regalare a milioni di utenti momenti unici. Con picchi di eccellenza assoluta come con B3, B4 e B1, questo brand è diventato man mano molto più che una semplice alternativa al popolare Call of Duty.

Battlefield 6 recensione
RECENSIONE Battlefield 6 – Un imperdibile FPS con due problemi – Videogiochi.com

Rivoluzionando la fisica nel mondo degli FPS come mai si era visto e soprattutto mettendo i giocatori in mappe enormi e in gran parte distruttibili come nessuno aveva mai osato. Purtroppo però nel corso degli ultimi anni Battlefield ha cercato di seguire troppo la via del live service moderno e del successo di Call of Duty, Warzone e degli altri shooter online che dominavano la scena, perdendo la retta via e diventando un prodotto insufficiente sotto ogni punto di vista.

Ancora oggi pensare a B2042 fa venire la pelle d’oca. EA voleva riscattarsi dopo un fallimento catastrofico e per farlo ha messo tutte le uova in un solo paniere: DICE, Criterion, Ripple Effect e Motive. Sul cesto ci ha schiaffato il nome di Battlefield Studios con un solo obiettivo: vincere.

E i segnali erano estremamente positivi dopo le due settimane di open beta. Ma ora che è fatto e finito, com’è esattamente Battlefield 6?

Recensione Battlefield 6: vediamo se mi ricordo ancora come si fa

Partiamo col dire quello che forse vi interessa maggiormente e che fa tutta la differenza del mondo tra un grande FPS e uno pessimo: in Battlefield 6 il gunplay è eccellente, sparare restituisce una grande sensazione si soddisfazione e il feeling generale nel muoversi, ricaricare, mirare ecc è tra i migliori che oggi si possono desiderare. E solo questa cosa influisce in modo determinante sul voto finale e su tutto quello che diremo da ora in poi. E anche solo scriverne in questo momento mi fa prudere le mani: voglio tornare subito far saltare teste da un crinale nascosto.

Le armi da fuoco sono molto ben curate e quasi tutti ben distinte e uniche, forse giusto i fucili d’assalto sono leggermente troppi e piuttosto simili. La vibrazione, il respiro mentre si mira, i proiettili che cadono seguendo la fisica: tutto è eccezionalmente riprodotto e godibilissimo. I veterani della saga si sentiranno immediatamente a casa.

Battlefield 6 cecchino
Recensione Battlefield 6: vediamo se mi ricordo ancora come si fa – Videogiochi.com

L’intero comparto audio è ben curato con le armi che non solo sono belle da guardare ma che ruggiscono come vere bocche da fuoco, stridono con le loro budella metalliche. Il suono dell’uccisione confermata poi è semplicemente godurioso e quando nelle mie tantissime partite da scout ho colpito in testa un avversario da distanza parte quello storico “click” della saga che è una pura botta di dopamina.

Il Time To Kill pure è piuttosto buono e persino i fucili a pompa non hanno il difetto di diventare delle pistole ad acqua quando siamo troppo lontani dal bersaglio. Fanno meno danni certamente, ma comunque si sentono parecchio. Anche perché fanno saltare ripari e coperture leggere che è una meraviglia.

Ottima la distruttibilità ambientale che permette di creare e far saltare intere strategie. Con un tank o un RPG è possibile rifare l’intera facciata di un palazzo pieno di cecchini in un attimo, e con un colpo di martello è possibile aggirare una postazione nemica e arrivare loro alle spalle. Non è solo spettacolo, ma aggiunge imprevedibilità e una miriade di possibilità tattiche che arricchiscono ogni partita rendendola unica.

Rivedere le classi e non gli eroi sbruffoni dell’ultimo capitolo poi è stato semplicemente magico. Le abilità sono ben distribuite, non c’è una classe più potente delle altre e usarle è sempre molto divertente.

Recensione Battlefield 6: un multiplayer che diverte veramente

Negli ultimi anni una delle criticità maggiori che tutti gli studi di sviluppo e i publisher devono affrontare è come rendere il multiplayer divertente. Nell’era dei live service è fondamentale che i giocatori tornino ogni singolo giorno nelle lobby del proprio titolo, e ci sono tante esperienze che per avere questo effetto pungolano l’utente alternando continuamente premi e frustrazione.

Fortunatamente Battlefield 6 non sembra affatto volere mantenervi attenti e smaniosi di avviarlo ogni girono imbastendo nei vostri confronti una relazione tossica. Ci sono tante armi sbloccabili semplicemente giocando online e accumulando punti, esperienza: giocando.

Battlefield 6 spiaggia
Recensione Battlefield 6: un multiplayer che diverte veramente – Videogiochi.com

Mai nemmeno per un momento nelle numerose morti che ho fatto ho sentito che il gioco mi avesse fatto un torto o che il mio avversario mi avesse in qualche modo imbrogliato. Certe volte si fa esplodere la testa di un nemico calcolando perfettamente la traiettoria discendente con un fucile da cecchino modificato e altre volte si finisce con l’essere il bersaglio. E’ la vita sul campo di battaglia, si uccide e si muore, si vince e si perde, divertendosi. E questo è uno dei più grandi complimenti che si può dare a un videogioco nel 2025.

Le modalità migliori per i veterani o per chi cerca un’esperienza più tattica e strategica sono senza dubbio Conquista e Sfondamento. Su queste mappe il gioco è al suo apice. Ci sono veicoli e velivoli, tanto respiro per permettere movimenti pensati e a chi gioca con i cecchini come me di divertirsi e soprattutto una certa logica nello scontro, soprattutto in Sfondamento che è la mia modalità preferita e che mi ha cambiato per sempre il mio modo di vedere gli FPS online dopo Battlefield I.

Sulle mappe medio-piccole invece secondo me si perde un po’ di magia. Con tanti giocatori concentrati, manovre frenetiche, continue morti improvvise e puro caos, ecco che si fa un passo verso i prodotti della concorrenza e lontano dal core di Battlefield.

Inoltre in una modalità del genere perdono inevitabilmente parte del proprio peso sul match le classi come il geniere (non ci sono veicoli), il medico (impossibile spesso curare un alleato) e lo scout (magari ci fosse il tempo per cecchinare) in favore della sola classe assalto. Sono modalità più adatte ai nuovi avventori della saga, chi viene da anni di COD o vuole fare un cambio dopo tanto Fortnite, Valorant o Apex.

Portal poi ha un potenziale eccezionale. Nel 2042 questa sorta di Fucina venne usata per recuperare quanto più possibile dia vecchi capitolo in una disperata ricerca di cosa era Battlefield una volta. Ora il titolo è talmente bello che stiamo vedendo non solo esperimenti folli e pazzi di ogni tipo, ma addirittura portare altri giochi come la mappa classica Shipment di COD in Battlefield 6, confermando come questo sia un titolo in cui la gente vuole restare e costruire, non scappare.

Problema numero I: insieme ma separati

Come abbiamo appena detto l’online di Battlefield 6 è semplicemente eccezionale, una delle migliori esperienze che potete vivere in questo momento storico per quanto concerne il multiplayer e che non sarà mai frustrante e sempre divertente. C’è però un problema che forse più che problema è una mancanza, un qualcosa che mi sarebbe piaciuto vedere e rivedere, dato che con questo capitolo EA è voluta tornare alle sue origini, ma non alle VERE origini di questa saga.

Nei Battlefield precedenti a B3 il multigiocatore online era molto più tattico e la collaborazione tra membri della stessa squadra era fondamentale. In alcuni il caposquadra fungeva addirittura come unico punto di respawn oltre il QG centrale. Era importante dare ordini alla squadra, muoversi in gruppo.

Battlefield 6 militare
Problema numero I: insieme ma separati – Videogiochi.com

Ora un po’ perché il titolo vuole essere più immediato e in parte perché un’ondata di nuovi videogiocatori si è tuffata sui server di questo prodotto, lasciando  COD e tutti gli altri, ecco che notiamo addirittura meno collaborazione che in passato. I medici non sempre aiutano, chi mette le munizioni per terra di solito lo fa soprattutto per ricaricare se stesso, i cecchini pensano solo a headshottare il nemico (in parte colpevole) e chi gioca come assalto spesso si diverte in solitarie fughe in avanti dall’esito suicida.

Sarebbe stato bello vedere il gioco cooperativo nella stessa squadra fosse stato non forzato ma quantomeno premiato. Si pensi a Darktide per esempio e a come i giocatori abbiano dei bonus combattendo vicini, con rigenerazione aumentata, cooldown delle abilità ridotto ecc. Qualcosa del genere sarebbe stato interessante da vedere, per evitare che gli altri 3 pallini verdi sulla mappa siano per il giocatore solo dei punti di respawn avanzati e poco più.

Se sei un giocatore di Battlefield 6 che sta leggendo ti prego, comunica! Giocare di squadra fa tutta la differenza del mondo in termini di vittoria e immersione.

Problema numero II: La campagna da dimenticare

Una delle realtà più tristi a cui chi gioca da tanti anni deve ancora abituarsi è il fatto che negli FPS ormai la campagna non abbia quasi più senso. Ammenoché non si parli di un prodotto solo single player e quindi squisitamente creato per quello, chi punta tantissimo sull’online ha due strade: o non farla proprio, o farla senza troppo impegno. Con 2042 si è deciso di non proporre un single player scatenando la rabbia di un’utenza già incattivita per quello che era il gioco, in Battlefield 6 c’è il ritorno di una campagna ma abbastanza deludente.

Battlefield 6 Dagger
Problema numero II: La campagna da dimenticare – Videogiochi.com

La prima missione parte bene e si conclude in modo eccellente, con una scena terribile di sacrificio, lotta fino all’ultimo uomo e disperazione. Il simbolismo del sangue che macchia la bandiera americana è fortissimo e crea delle aspettative nel giocatore per quanto riguarda i toni e la brutalità che a questo punto l’utente ci si aspetta durante tutto il resto del gioco. Il sergente Dylan Murphy ha un motivo in più per odiare Pax Armata, un rancore che possiamo condividere, un protagonista per cui provare empatia. E invece niente.

La campagna ci fa giocare a rotazione nei panni dei quattro componenti della squadra speciale dei Marine, Dagger 1-3. Ma presenta con grande attenzione solo Murphy: provano in qualche modo a farci empatizzare per Carter, Gecko e Lopez ma fallendo miseramente. E col passare delle ore anche lo stesso Murphy finisce con lo sbiadire in una campagna estremamente confusa.

Quasi l’intera premessa viene vissuta tramite flashback, con dialoghi che qualche volta sprofondano nel cringe e un gruppo di eroi senza alcuna presentazione, caratterizzazione e unicità che non si limiti a quale delle quattro classi appartiene ogni componente.

Ma c’è una cosa più difficile che provare attaccamento verso Dagger 1-3: comprendere cosa stia succedendo al mondo. Il quadro geo-politico è sempre tracciato in modo raffazzonato e veloce, senza un vero approfondimento. Il gruppo di mercenari Pax Armata è impossibile da inquadrare: certe volte si comporta come cellula terroristica, altre volte come gruppo militarmente superiore alla Nato.

Come faccia a conquistare interi Paesi e a schiacciare organizzazioni internazionali come la NATO è incomprensibile e quantomeno fantasioso. E anche il cattivone di turno è caratterizzato piuttosto male, con dei motivi estremamente futili. E nessuna rivelazione finale colpisce davvero.

Si sente molto la mancanza di coesione della storia, di una narrativa creata con una visione di insieme, quasi come fosse stata scritta da più persone e poi attaccata a caso. La mancanza di un nemico che abbia un’identità ben definita, un potere importante e che si muova logicamente sullo scacchiere globale pesa come un macigno. Non c’è world building, non c’è tensione, non c’è una conclusione interessante, non c’è crescita. E purtroppo senza connessione internet non si può giocare la campagna.

Comprendiamo che i tempi non sono proprio semplicissimi, ma avremmo preferito di gran lunga l’ennesimo uso di una tra Russia e Cina per delineare un nemico così pericoloso. Oppure il ripiegare su una cellula terroristica di qualche tipo che non avesse confini fisici ma tentacoli ovunque. Così semplicemente non funziona nulla tranne il gameplay e non è un caso che la campagna possa essere disinstallata in qualunque momento, è poco più di un accessorio alla modalità principale, il multiplayer.

Quindi che gioco è Battlefield 6?

La cosa che distingue questo prodotto di EA dalla maggior parte della concorrenza sta nella sua semplicità. Battlefield 6 è un titolo che ancora una volta in rottura con il mercato, vuole evitare il più possibile di rendere un utente riconoscibile e il proprio avatar unico e speciale. La compagnia ha battuto molto su questo punto e lo ha centrato appieno. Non ci sono skin sopra le righe, colori fluorescenti, animazioni cringe, frasi a effetto, pose vittoriose, animazioni e balletti. Non al momento e si spera mai.

Battlefield 6 Pax Armata
Quindi che gioco è Battlefield 6? – Videogiochi.com

Questo gioco mette il milite ignoto al centro di tutto. Siamo tutti uguali, tutti un niente ma con il potenziale per diventare leggenda. Un soldato semplice può in un attimo trasformare l’andamento di un match facendo detonare un carro armato nemico che sta falciando i suoi alleati con dell’esplosivo al plastico al punto giusto. Un altro può conquistare da solo un obiettivo trincerandosi con intelligenza e resistendo a ogni costo. Un altro ancora può trascinarci al riparo e ridarci la vita quando meno ce lo aspettiamo, un intervento quasi divino.

In questi momenti Battlefield mostra il meglio di sé. Nelle piccole grandi storie che si creano nel comparto multigiocatore, e non nell’epopea fallita che prova a presentare in single player. Quando un’intera squadra senza neanche parlarsi decide quasi di istinto di sacrificarsi su un crinale per far muovere gli alleati in basso. Quando uno scontro tra cecchini si protrae di diversi minuti diventando una prova di resistenza ancora prima che un duello armato. Quando un medico deve decidere se rischiare la vita e andare a prendere un compagno caduto e bene esposto al fuoco nemico o restare al riparo.

E tutto mantenendo i 60 FPS granitici su console! Certo se ci parlassimo di più…

PRO

  • Gameplay eccezionale
  • Armi che restituiscono un feeling unico
  • Un ritorno a quando Battlefield era grande
  • Il multiplayer che non annoia mai
  • Le piccole “storie” che nascono spontaneamente durante l’online
  • 60 FPS su console

CONTRO

  • Mediocre campagna in single player
  • Manca qualcosa che spinga i giocatori a cooperare e comunicare
  • Graficamente si poteva fare di più

VOTO BATTLEFIELD 6: 8.5

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