Sid Meier’s Civilization: Beyond Earth – la recensione

Il nuovo Civilization: Beyond Earth parte dalle premesse più classiche dei film fantascientifici-distopici. In un futuro in cui la vita sulla Terra è ormai diventata insostenibile a causa di uno sviluppo scriteriato della civiltà, l’uomo si vede costretto a partire verso frontiere inesplorate per iniziare una nuova esistenza. Similitudini cinematografiche a parte, il nuovo capitolo della saga firmata Sid Meier richiama inevitabilmente un altro gioco, sempre targato Sid Meier, di cui si può considerare per certi versi l’erede spirituale: Alpha Centauri. Questo almeno per quanto riguarda il setting e alcuni particolari esiti per così dire “narrativi”, perché per quanto concerne gameplay e interfaccia, Beyond Earth pesca a piene mani da quanto di buono era già stato introdotto da Civilization V, riadattando il tutto in base al contesto futuristico.

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All’inizio della partita, dopo aver impostato la difficoltà a voi più congeniale, le caratteristiche del pianeta e altre opzioni, dovrete guidare la spedizione che si appresta a mettere piede sul nuovo pianeta alieno. In base ai bonus e alla coalizione da voi scelta per supportarvi durante questa prima fase potrete procedere con l’insediamento. Nel caso vi sentiate particolarmente spaesati, potrete sempre fare affidamento sul tutorial a vostra disposizione. Lo scopo del gioco è quello di raggiungere uno dei cinque obiettivi disponibili per ottenere la vittoria. Due sono obiettivi “generici”: la conquista di ogni altro insediamento presente sul pianeta, oppure il contatto con una forma di vita aliena molto avanzata. Gli altri tre sono più strettamente legati alle affinità a cui si sceglierà di aderire durante il gioco.

Beyond Earth pesca a piene mani da quanto di buono era già stato introdotto da Civilization V, riadattando il tutto in base al contesto futuristico.

Le affinità sono forse l’elemento più importante del nuovo gioco Firaxis ed è necessario spendere qualche parola in più a riguardo. In pratica si tratta dello “stile di vita” da seguire sul nuovo pianeta. L’Armonia, che come il nome lascia intuire prevede la pacifica convivenza e l’integrazione degli esseri umani con l’ecosistema del pianeta. La via della Purezza prevede invece che l’umanità continui la propria esistenza sul nuovo pianeta preservando la propria identità, mentre la Supremazia vuole che gli umani trovino la salvezza grazie al sempre maggiore affidamento sul progresso tecnologico. Queste tre filosofie non servono solo come nota di colore, ma sono profondamente legate a quello che sarà poi lo stile di gioco dell’utente e regoleranno i suoi rapporti con gli alieni, i quali così forniscono un’interazione molto più interessante e variegata di quanto non succedesse con le civiltà barbare dei precedenti capitoli. La via dell’Armonia, infatti, può favorire un approccio pacifico con le forme di vita aliene, mentre la Purezza potrebbe prediligere delle scelte molto più bellicose, ma non solo, anche le tecnologie sbloccabili sono legate a doppio filo con questo nuovo sistema ideologico. L’albero delle tecnologie dei precedenti Civilization è stato rivisto, anche in virtù del fatto che il nuovo titolo è praticamente sconnesso dalla timeline storica a noi nota. Di conseguenza viene proposto uno schema meno lineare e più ramificato che, come già detto, è connesso con le linee di pensiero sopra elencate. Alcune tecnologie, infatti, saranno ottimali per conseguire gli ideali di una fazione piuttosto che di un’altra.

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Le tre filosofie non servono solo come nota di colore, ma sono profondamente legate a quello che sarà poi lo stile di gioco dell’utente e regoleranno i suoi rapporti con gli alieni.

In più, per buona fortuna degli indecisi, non sarà strettamente necessario scegliere immediatamente a quale linea di pensiero aderire, anzi, forse inizialmente potrebbe essere una buona idea mantenersi “neutrali” per pianificare al meglio una strategia, ma sarà une scelta inevitabile che prima o poi andrà fatta. Ad affiancare il tutto ci sono poi le virtù, o abilità che dir si voglia, che andranno anch’esse a influenzare l’allineamento e lo sviluppo della nostra civiltà.

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A conti fatti, al giocatore viene lasciata una certa libertà di azione, ma gli viene richiesta una pianificazione costante perché riesca a trarre beneficio dalle sue scelte.

Bisogna dire comunque che mantenere una certa coerenza paga li sforzi, visto che certi traguardi culturali saranno raggiungibili solo nel caso si proceda sufficientemente a fondo in uno dei rami prescelti, così come gli upgrade delle varie unità saranno direttamente influenzati dal livello di affinità raggiunto. A conti fatti, al giocatore viene lasciata una certa libertà di azione, ma gli viene richiesta una pianificazione costante perché riesca a trarre beneficio dalle sue scelte.
A livello di contenuti Beyond Earth non si fa mancare quasi nulla, e già quanto esposto basta a far comprendere quante sono le possibilità di approccio a disposizione del giocatore, ma nonostante queste e altre aggiunte, come l’introduzione dei satelliti, utili per ottenere particolari bonus, alcune cose sembrano funzionare meno bene rispetto al passato.

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Si poteva fare qualcosa di più anche per definire l’atmosfera in modo da garantire maggiore immersività dal punto di vista puramente “emotivo”.

Lo sviluppo delle unità è meno interessante rispetto a quanto visto in precedenza, così come la costruzione delle meraviglie. Pure la caratterizzazione delle fazioni all’interno della comunità probabilmente non è all’altezza delle aspettative, e in generale si poteva fare qualcosa di più anche per definire l’atmosfera in modo da garantire maggiore immersività dal punto di vista puramente “emotivo”.
Inoltre non sono presenti alcuni piccoli difetti che rendono un po’ pesante la gestione del nostro insediamento virtuale, come un sistema di notifiche poco efficace. Si tratta comunque di sbavature con cui è facile convivere, soprattutto alla luce dell’enorme quantitativo di opzioni messe a disposizione del giocatore in termini di gameplay.
Forse Beyond Earth non ha innovato tanto quanto ci si sarebbe aspettato, ma resta di fatto che si tratta di un gioco solido e ottimo nel suo genere, che potrebbe incuriosire anche coloro che non erano troppo attratti dall’ambientazione storica a cui erano strettamente legati i precedenti capitoli.

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