Sniper Elite III – la recensione

Sicuramente quella del cecchino è una carriera ingrata. Appostarsi per ore, aspettare nascosti, puntare tutto su quell’unico, maledetto proiettile… sarà per questo che i videogiochi tendono a fallire quando si tratta di replicare questo stile di vita che sicuramente mal si presta alla frenesia e alla spettacolarità di un Call of Duty. Fortunatamente, la serie Sniper Elite viene in soccorso di chi vuole considerare il conflitto armato da una diversa prospettiva, a costo di sacrificare l’adrenalina in favore di emozioni più ricercate, ma altrettanto appaganti. Eh sì, perché se c’è qualcosa che Sniper Elite III è in grado di regalare è la soddisfazione di portare a termine un’esecuzione, dopo aver calcolato un piano in tutti i suoi più minuziosi dettagli.
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Se c’è qualcosa che Sniper Elite III è in grado di regalare è la soddisfazione di portare a termine un’esecuzione, dopo aver calcolato un piano in tutti i suoi più minuziosi dettagli.

Nella sua essenza, il gameplay non è variato dalla formula, vincente ma per pochi, del suo predecessore. Tuttavia, sono stati limati molti dettagli, soprattutto per quanto riguarda l’intelligenza artificiale dei nemici. Non avrete più a che fare con dei robot che comunicheranno tra loro come una mente alveare, tanto per dirne una, e quindi nel malaugurato caso allertiate una guardia questa non chiamerà a raccolta i suoi commilitoni contro di voi. Il gameplay si arricchisce anche di nuovi elementi stealth che sembrano essere stati presi da un Metal Gear Solid a caso, come la possibilità di distrarre i nemici, per esempio lanciando un sasso e provocando rumore nella direzione opposta. Il rovescio della medaglia è che i soldati con cui avrete a che fare non sono particolarmente intelligenti: molto spesso, dopo essere stati identificati, vi basterà semplicemente correre un po’ per abbassare il livello dell’allarme, dopodiché le guardie torneranno alla loro ronda quotidiana come se nulla fosse. In certi casi è anche clamorosamente evidente quali siano i pattern adottati dai nemici, motivo per cui vi basterà per esempio salire su una scala posta in un luogo non contemplato nel loro giro e potrete cavarvela indisturbati. Non ci sentiamo comunque di penalizzare più di tanto il gioco per la sua IA, dal momento che questo consente di spostare il focus più sull’esecuzione in sé che sull’infiltrazione, come è giusto che sia.
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C’è anche da dire che la stupidità dell’IA nemica è da imputare al livello di difficoltà prescelto: settandolo su difficile avrete a che fare con un comportamento quantomeno più realistico.
Quello che il gioco perde sul fronte IA, lo recupera nel level design: ampio e su più livelli, vi consentirà un certo grado di libertà nell’affrontare la situazione, e ci sono buone soddisfazioni per chi ama studiare l’ambiente che lo circonda, anche perché tutto è costruito come un parco giochi per permettervi di eseguire dei colpi da cecchino spettacolari; in questo senso, il posizionamento tattico di barili esplosivi è sì un trucchetto scenico a buon mercato, ma far saltare in aria più nemici contemporaneamente è sempre una bella soddisfazione.

Il gameplay si arricchisce anche di nuovi elementi stealth che sembrano essere stati presi da un Metal Gear Solid a caso.

Una volta superate le guardie, potrete preparare al meglio il vostro assalto: da lontano controllate la situazione con un binocolo, poi imbracciate il fucile, prendete la mira e potrete far saltare la testa del vostro nemico. C’è da fare una doverosa digressione: questo infatti è un gioco che indugia molto sulle morti altrui, a livelli per certi versi quasi “pornografici” (vi basti dire che la kill cam seguirà il proiettile per tutto il livello e poi penetrerà all’interno di una proiezione a raggi X della vittima). Se questa esaltazione della violenza non fa per voi, è meglio che passiate oltre. Tutti gli altri potranno godersi un modello fisico decisamente ben realizzato, con i corpi che reagiscono in modo diverso a seconda della parte che viene colpita.
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È chiaro che se cercate uno sparatutto dal cardiopalma facile, Sniper Elite III non sarà in grado di soddisfarvi.

È chiaro che tutti gli sforzi produttivi sono andati perlopiù sul cecchinaggio, gestendo le restanti componenti più al risparmio; questo incide soprattutto sul fronte degli scenari, con una scelta di ambientare il gioco nel deserto che si rivela un comoda escamotage per limitare al minimo la complessità della struttura. A questo aggiungete un sistema di illuminazione che in certi momenti avrà dell’intrusivo, ma che, a volerla dire tutta, aggiunge un certo grado di realismo, dal momento che mentre cercheremo di mirare a un nemico la nostra vista potrà essere ostacolata dal sole accecante del deserto.
Siamo di fronte a un raro esempio di gioco costruito interamente intorno a una meccanica, in questo caso il cecchinaggio. È chiaro che se cercate uno sparatutto dal cardiopalma facile, Sniper Elite III non sarà in grado di soddisfarvi. Se invece cercate un tipo di piacere più celebrale, e all’ardore della battaglia campale preferite quella sottile tensione che vi corre lungo la schiena, questo titolo sarà ampiamente in grado di rispondere alle vostre sofisticate esigenze.

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