Hacker senza identità – nordcoreani? – hanno minacciato Sony Picture: se la società non avesse cancellato la programmazione di The Interview (film che si basa sulla storia di due reporter che vengono convinti dalla CIA a far fuori il dittatore Kim Jong-un), ci sarebbe stato un attacco in stile “11 settembre”. Questo è il succo della questione.
Come porsi davanti a questo problema? La scelta di Sony è stata quella di gettare la spugna, tirandosi di fatto indietro e accettando le condizioni dettate dagli hacker; ma forse la società avrebbe dovuto considerare con calma e sangue freddo la situazione. Saranno pure state due settimane di fuoco, saranno partite minacce e quant’altro, ma Sony avrebbe dovuto guardare il quadro più ampio.
Quello che la gente ricorderà di questo episodio è come un grande studio cinematografico si sia tirato indietro davanti alla peggiore forma di dittatura del mondo. E oltretutto costituisce un precedente. È comprensibile avere paura, ovviamente; ma se si decide di dare il via alle riprese di un film irrisorio nei confronti del dittatore asiatico, a quel punto bisogna avere il coraggio di distribuirlo nelle sale. Bisogna essere preparati a eventuali minacce. Bisogna avere un piano di riserva.
Soprattutto perché, con questa scelta, viene meno la libertà d’opinione del paese. Insomma, mostrare d’aver paura potrebbe non essere stata la mossa più azzeccata.
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FONTE: Gawker
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