Sviluppatore di Ubisoft sbotta: “Basta minacce, lanciare giochi è un incubo!”

Uno sviluppatore di Ubisoft si è sfogato sul proprio account Twitter, denunciando la tossicità dell’ambiente videoludico. 

Il mondo dei videogiochi sta diventando sempre più complicato e complesso, e la distanza che prima separava l’industria del videogioco e gli utenti finali è via via sparita. Tutto grazie o a causa, dipende poi del punto di vista, dei social network. Distruggendo quella distanza che prima vigeva tra chi creava il prodotto e che lo consumava, oggi parlare con chi ha scritto i dialoghi del nostro gioco preferito non è affatto difficile. E anzi, ultimamente proprio uno degli autori della trilogia originale di Mass Effect ha risposto ad alcune interessanti domande.

Sviluppatore di Ubisoft sbotta: “Basta minacce, lanciare giochi è un incubo!”

Per questo motivo, se è molto facile ricevere complimenti e dei messaggi profondi da parte di videogiocatori che hanno apprezzato quanto fatto, è altrettanto facile ricevere insulti, attacchi ed offese nel caso di lancio di un videogioco che non ha convinto la maggior parte degli utenti. Ed è proprio quello che ha denunciato uno sviluppatore di Ubisoft.

Sviluppatore di Ubisoft si sfoga: “Basta minacce di morte!”

Joe Hobbs, Lead Prop Artist presso Ubisoft Annecy, ha parlato della situazione orribile in cui si ritrovano gli sviluppatori quando stanno per lanciare un gioco. Appena ci sono di problemi che i videogiocatori, giustamente, segnalano e fanno notare con foto, video ecc, ecco che partono i messaggi di minaccia e gli insulti, ingiustificabili.

sviluppatore di Ubisoft sull’incubo di lanciare giochi

In particolare sottolinea come, per uno sviluppatore di videogiochi, il rilascio di un gioco dovrebbe essere la parte più eccitante della carriera. Ma non è affatto così, ed è a causa dei social media, che “lo rendono un’esperienza orribile per chiunque di noi. In passato ho ricevuto minacce di morte per Division 2. È inaccettabile. È inaccettabile!”, ha scritto. Ha poi rivelato un aneddoto riguardo un suo collega davvero molto triste: “Qualche mese fa un ragazzo ha postato che sua madre era malata, e metà dei commenti erano ‘torna al lavoro’, ‘aggiusta il gioco‘”.

 

 

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