La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor – la recensione

Il mondo di Tolkien è stato più volte interpretato dal videogioco, con risultati decisamente alterni. Da una parte, la natura epica dell’opera ben si presta a combattimenti e azione spettacolare ma, d’altro canto, molte trasposizioni videoludiche compivano il grave errore di trasporre unicamente questo aspetto, un passo falso in cui è incappato persino il regista Peter Jackson ne Il ritorno del re. Ma Il Signore degli Anelli è molto di più: è immergersi nell’oscurità e sapere che, non importa quanto buia può essere la strada, potremo sempre trovare un barlume di luce.
La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor, come era facilmente immaginabile, non si discosta per forza di cose dal modello action, ma a differenza dei giochi che l’hanno preceduto, si premura di alternare alle fasi di combattimento anche una storia degna di essere ricordata, che colma il divario esistente al momento tra Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Non è un caso che la storia sia stata curata da Christian Cantamessa, anche conosciuto come “il signor Red Dead Redemption”. In maniera simile al capolavoro Rockstar, L’ombra di Mordor racconta una storia che scava a fondo nei suoi personaggi, proponendo tematiche coinvolgenti, come il rancore, la responsabilità personale, il male che è insito in ogni uomo. Sicuramente, Cantamessa è un profondo conoscitore dell’opera tolkeniana, e il fatto che la storia spicchi in un gioco così fortemente improntato all’azione non è che una conferma della sua abilità come storyteller.
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Il rapporto tra Talion e il suo ospite garantisce il ritmo del gioco, arricchendo tramite i dialoghi entrambi i personaggi e spingendovi a saperne sempre di più.

La grande differenza con la maggior parte dei giochi legati a Il Signore degli Anelli è che qui le vostre azioni saranno cariche di senso e pathos. Attingendo dal materiale preesistente, il gioco riesce a inserire elementi innovativi, mantenendo comunque una forte personalità, grazie all’alternanza tra volti familiari e invenzioni autoctone del gioco. Per i fanatici di Tolkien, questo è un vero e proprio banchetto.
Passando al gameplay, possiamo dire in maniera molto brutale che L’Ombra di Mordor è un Assassin’s Creed ambientato nella Terra di Mezzo, innestato con alcuni elementi presi dal combattimento della serie di Batman firmata Rocksteady. Non lo diciamo come critica, badate bene, perché il titolo riesce in fin dei conti a essere molto più che la somma delle sue parti. Il flusso di gioco vi chiederà di navigare attraverso un’ambientazione, disseminata di avamposti nemici. Proprio come in Assassin’s Creed, potrete scalare per esempio una torre, e avere una visuale completa del territorio, grazie a un’equivalente dell’Occhio dell’Aquila che vi permetterà di identificare oggetti e PNG. Non solo: come potete immaginare, potrete lanciarvi dalla imponente altezza della struttura come un novello Ezio Auditore. Man mano che procederete nell’esplorazione, si sbloccheranno eventi e avventure, e naturalmente vi imbatterete nelle occasionali sentinelle, che potrete eliminare in maniera stealth, camminando furtivamente alle loro spalle.
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Il gioco, tramite il cosiddetto Nemesis System, provvede a generare in maniera casuale i ranghi degli orchi e Capitani.

L’Ombra di Mordor condivide con la serie di Ubisoft forze e debolezze: da una parte, la possibilità di gestire la maggior parte delle azioni con un singolo bottone renderà combattimenti e navigazione estremamente fluidi, dandovi un’appagante sensazione di potenza. D’altra parte, si riscontrano anche gli stessi problemi che affliggono la saga degli Assassini, come una gestione delle telecamere non ottimale e una scarsa precisione dei movimenti.
L’escamotage utilizzato da Monolith per raccontare questa storia, tuttavia, non è l’Animus: interpretate infatti un ranger di nome Talion, che in teoria dovrebbe essere morto, ma che è ancora nel mondo dei vivi grazie a una maledizione, che lo fa vivere in simbiosi con uno spirito. Non vi diciamo nulla per non rovinarvi la sorpresa, ma sappiate soltanto che quando scoprirete la vera identità dell’ectoplasma avrete finalmente l’idea dell’eccellente lavoro di connessione tra universi svolto da Cantamessa: la sua narrazione si infila nei pertugi più oscuri della lore creata da Tolkien, dando significato a momenti su cui fino ad allora non si era fatta luce. Il rapporto tra Talion e il suo ospite garantisce il ritmo del gioco, arricchendo tramite i dialoghi entrambi i personaggi e spingendovi a saperne sempre di più.

L’idea alla base è intrigante: non state combattendo dei semplici pupazzi, ma un’orda intelligente e organizzata, che si ricorderà di voi e che reagirà in base alle vostre azioni.

Un altro punto a favore della produzione è il setting stesso: Mordor è un luogo deprimente, malvagio e inospitale, dove di tanto in tanto potrete osservare le vestigia pericolanti di un antico splendore: nemmeno Peter Jackson era riuscito a farci percepire l’orrore di questo luogo con un’intensità così viscerale. Tuttavia, questo non vuol dire che tutte le location saranno uguali: anzi, nel gioco sono previste dei momenti ambientati in luoghi più ameni, che spezzano il ritmo ed espandono il respiro della narrazione.
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Nonostante la sua natura derivativa, La Terra di Mezzo: L’ombra di Mordor cerca in più di un momento di dire la sua; il combattimento è in effetti più impegnativo e meno “ingegnerizzato” rispetto a quello di Assassin’s Creed, e del resto chi si ricorda i libri o i film capirà abbastanza in fretta la forza che può avere un drappello di Uruk-hai. Per questo motivo non sempre la soluzione migliore sarà combattere, ma dovrete piuttosto andare alla ricerca di ripari, agire d’astuzia e fuggire quando le cose si mettono male. Una delle strategie più soddisfacenti è quella di uccidere di nascosto gli Uruk-hai di guardia, così che quando si accorgeranno di voi si troveranno a combattere con un manipolo molto più esiguo. A rendere gli scontri più interessanti ci pensa il sistema di manipolazione degli Uruk-hai: grazie al vostro amico spirito, infatti, potrete entrare nella loro mente e scoprire l’assetto e la posizione loro esercito. Il gioco, tramite il cosiddetto Nemesis System, provvede a generare in maniera casuale i ranghi degli orchi e Capitani. In questo modo, si riesce a evitare l’effetto “carne da cannone”, dando un’identità a ognuno dei vostri nemici, e aprendo la strada agli spettacolari scontri con i gradi più alti.
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Possiamo dire in maniera molto brutale che L’Ombra di Mordor è un Assassin’s Creed ambientato nella Terra di Mezzo, innestato con alcuni elementi presi dal combattimento della serie di Batman firmata Rocksteady.

L’idea alla base è intrigante: non state combattendo dei semplici pupazzi, ma un’orda intelligente e organizzata, che si ricorderà di voi e che reagirà in base alle vostre azioni. Gli orchi inoltre si dichiareranno guerra a vicenda, guadagnando esperienza e diventando più forti, e voi potrete intervenire in maniera diretta in questa corsa per il potere; una meccanica, peraltro, direttamente ispirata agli scritti di Tolkien, che immaginava degli scontri tra Clan.
Narrazione e gameplay si intrecciano dando un peso specifico alle vostre azioni, e permettendovi di plasmare voi stessi la vostra avventura. La sensazione di scavarvi la strada attraverso le fila nemiche è tangibile ed emozionante ma, cosa ancor più importante, è supportata da una scrittura di alto livello. La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor setta un nuovo standard per le trasposizioni dall’opera tolkeniana, imponendosi come una visione estremamente originale di un mondo che non smette di affascinare da oltre 70 anni.

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