The Evil Within: The Consequence – la recensione

Il primo DLC di The Evil Within, The Assignment, ci aveva colpito principalmente per la sua storia, che forniva un eccellente complemento a quello della campagna base. Consequence, allo stesso modo, costruisce una narrazione di grande spessore, affidandosi ancora in maniera preponderante alle meccaniche stealth.
Assumerete i panni della protagonista Juli Kidman, che viene spinta dalle forze del male a compiere il suo destino. La storia si complica ulteriormente, e il team di Mikami tenta con questo capitolo di colmare dei vuoti nella sceneggiatura, invero in maniera un po’ frettolosa; il concetto di horror psicologico viene ulteriormente approfondito, con dei flashback e degli incontri con un boss che perseguita Juli, che confondono il limite tra ciò che è reale e ciò che non lo è, lasciando lo spettatore smarrito. Juli infatti si trova intrappolata all’interno del sistema STEM, che trattiene lei e la sua mente come prigionieri, in una maniera che ricorda per certi versi Matrix.
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Barocchi e un po’ manieristi, i livelli di The Evil Within riescono a coinvolgere grazie a un uso non convenzionale delle telecamere, che rimanda alla leggendaria magione di Resident Evil.

Il problema è quando questo particolare stile della narrazione si interseca con il gameplay. Le due fasi infatti non si armonizzano in maniera ottimale, con gli intermezzi che interrompono continuamente le fasi stealth, rompendo quindi tutta la tensione che si dovrebbe venire a creare. Aggiungete a questo che lo stealth è molto punitivo, con l’IA dei personaggi ipersensibile che vi costringerà a ripetere determinate sequenze più e più volte.
Si dice che una delle principali regole della sceneggiatura sia “mostrare, non dire” e, sfortunatamente, The Consequence sembra non dare retta a questo mantra, preferendo alla sottigliezza della messinscena un’esposizione prolungata e troppo manifesta. Detto in altre parole, The Consequence soffre un po’ troppo della sindrome dello spiegone.

A differenza del precedente DLC, questa volta il gioco riesce ogni tanto a prendersi una pausa dalle meccaniche stealth, facendo impugnare a Juli una pistola.

Uno dei problemi più grandi è che The Consequence fa fatica a gestire il suo villain principale, Ruvik, una figura teoricamente onnipresente, la quale tuttavia non trova mai una ragion d’essere drammatica. Basti dire che in una sequenza vi troverete a risolvere un enigma davvero stupido, ossia illuminare dei dipinti della sua faccia per spezzare un sigillo demoniaco. Cose che neanche il primo Resident Evil, per dire.
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A differenza del precedente DLC, questa volta il gioco riesce ogni tanto a prendersi una pausa dalle meccaniche stealth, facendo impugnare a Juli una pistola; il twist, rispetto a quando si controlla Sebastian, è che anche armati siete molto vulnerabili, per cui dovrete fare attenzione a ogni proiettile che sparate, anche perché nel frattempo a voi basteranno due colpi per cadere a terra. Le fasi di sparatoria, per quanto meno originali di quelle stealth, sono comunque piuttosto appaganti e si incastrano organicamente nel gameplay.

Mikami si conferma ancora una volta un vero, grande maestro dell’orrore, in grado di dare vita a creature che tormenteranno i vostri sonni.

Dove il gioco brilla più fulgidamente è nelle sue ambientazioni, da sole in grado di raccontare una storia e instillare un genuino e sempre costante senso di terrore. Barocchi e un po’ manieristi, i livelli di The Evil Within riescono a coinvolgere grazie a un uso non convenzionale delle telecamere, che rimanda alla leggendaria magione di Resident Evil. In The Evil Within perderete molto facilmente il senso del tempo e dello spazio, con una predilezione per la psicologia piuttosto che per il terrore a basso costo. Corridoi stretti e pareti decorate da mosaici orrorifici vi lasceranno spesso e volentieri profondamente straniati, mentre l’illuminazione viene gestita per orchestrare degli spaventi talvolta davvero magistrali.
The Evil Within The Consequence
Lo stesso discorso può essere rivolto anche ai boss, che hanno la peculiarità di stravolgere le meccaniche base del gameplay, lasciandovi sempre con la sensazione che vi prendano in giro togliendovi ogni riferimento. Anche i boss stessi sono delle creature altamente disturbanti, che non hanno nulla a che invidiare ai migliori design di Silent Hill, e pescano a piene mani dall’immaginario horror cinematografico, occidentale e orientale, da The Ring fino a Texas Chainsaw Massacre. Mikami si conferma ancora una volta un vero, grande maestro dell’orrore, in grado di dare vita a creature che tormenteranno i vostri sonni.
The Consequence fa quello che dovrebbe fare ogni buon DLC: arricchire l’esperienza originale con contenuti freschi e ben inseriti nella struttura; se non ottiene un voto più alto è perché, nel complesso, causa un sistema narrativo a tratti invadente, non si riesce a percepire un’unità stilistica e una coerenza che aveva invece reso il precedente DLC così ben riuscito. Per chi ha amato il gioco originale, comunque, si tratta di un contenuto irrinunciabile.

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