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The Walking Dead Season 2 – Episode 3: In Harm’s Way

Mettere in scena le emozioni non è certo compito facile, soprattutto quando queste formano un groviglio intricato e oscuro, capace di portare alla luce il lato più tenebroso di ciascuno di noi. Fondamentalmente è proprio di questo che tratta la serie The Walking Dead, quella targata Telltale. Ogni singolo episodio pone il giocatore di fronte a scelte in grado di scatenare al suo interno un inarrestabile turbinio di sensazioni, che devono essere snocciolate, assaporate e infine metabolizzate per essere comprese fino in fondo. È per questo motivo che Metalmark, dopo aver analizzato i capitoli d’apertura della seconda stagione, ha deciso di lasciare al sottoscritto l’onere (e l’onore) di recensire quest’episodio di transizione, affinché egli possa avere il tempo di ritirarsi momentaneamente dietro le quinte per maturare appieno le proprie considerazioni, in vista dell’atteso gran finale. Fatta questa doverosa premessa, passiamo a parlare della vera protagonista, la piccola Clementine e di come stia proseguendo il suo travagliato viaggio.

Giocando abilmente sul tema dell’instabilità mentale, Telltale è riuscita a delineare alla perfezione la personalità dell’antagonista di turno.

Dopo gli eventi del precedente episodio, il gruppo di sopravvissuti si ritrova imprigionato, costretto ai lavori forzati, sospeso ancora una volta sulla sottile linea che separa la vita dalla morte. Dal gesto più insignificante potrebbe dipendere il destino di ognuno di loro e, ancora una volta, è tutto nelle mani di Clem.
In Harm’s Way è un episodio dominato da un’atmosfera tetra, cupa, quasi claustrofobica, capace di generare forte empatia nel giocatore e di stabilire una connessione diretta fra i personaggi e lui, facendolo sentire come se fosse realmente ridotto in catene. A enfatizzare il livello di immersione contribuisce anche il voluto limite posto all’esplorazione, strategia adottata con l’intento di ricordare costantemente la propria condizione di prigioniero.

Sul fronte longevità, anche stavolta Telltale non si discosta dalla tradizione del voler dispensare la propria avventura in “pillole” da due ore, brevi ma brutali in modo a dir poco travolgente.

Diciamo la verità senza usare mezzi termini: tolta la presenza di qualche sporadica scena d’azione, in questo terzo episodio la narrazione la fa assolutamente da padrone. Ciascuno dei personaggi, da quelli principali a quelli più marginali, la storia sembra assumere uno spessore ancora maggiore in questa porzione dell’avventura. I tratti chiaroscurali di ogni sopravvissuto si fanno qui più marcati, rendendo sempre più concreta l’idea che gli altri esseri umani possano rappresentare un pericolo ben più minaccioso dell’assalto di un gruppo di Walker.

La caratterizzazione dei personaggi raggiunge livelli a dir poco sopraffini. Giocando abilmente sul tema dell’instabilità mentale, Telltale è riuscita a delineare alla perfezione la personalità dell’antagonista di turno, fino al punto tale da farci temere ogni possibile conseguenza che potrebbe derivare dalle nostre scelte morali. Sono tante le domande che attanaglieranno la vostra mente durante lo svolgimento di questo terzo episodio: “Fidarsi o non fidarsi?”, oppure “Aiutare e rischiare di attirare l’attenzione, o ignorare e pensare alla propria salvezza?”, fino ad arrivare al quasi inevitabile “Perché ho fatto questo?”. Spetterà a voi decidere come agire, se pensare al bene di tutti o esclusivamente al vostro, se aiutare quella persona o lasciarla andare incontro a morte certa. Mai come ora sentirete il destino della comunità nelle vostre mani.. un fardello decisamente grande per le spalle, sebbene larghe, di una bambina di dieci anni.

Spetterà a voi decidere come agire, se pensare al bene di tutti o esclusivamente al vostro, se aiutare quella persona o lasciarla andare incontro a morte certa.

Sul fronte longevità, anche stavolta Telltale non si discosta dalla tradizione del voler dispensare la propria avventura in “pillole” da due ore, brevi ma brutali in modo a dir poco travolgente. Il solido impianto narrativo è corredato da un comparto visivo che si distingue più per la sua impronta stilistica che per i vari tecnicismi del caso. Ciò che colpisce particolarmente è la cura riposta nella realizzazione dei volti, in grado di trasmettere in modo trasparente ogni singola emozione. Una menzione a parte va fatta infine per il sonoro, che presenta un doppiaggio caratterizzato da una recitazione magistrale, capace di conferire maggiore credibilità a ciascuno dei personaggi.

In conclusione, Telltale è nuovamente riuscita a superare se stessa, realizzando un’avventura interattiva emozionale ed emozionante, capace di mettere a nudo quei comportamenti borderline annidati nei meandri più oscuri dell’animo umano, con l’unico scopo di portarli al loro estremo limite. Nel bel mezzo di questo particolare periodo, in cui non si fa altro che parlare di potenza in termini di poligoni e gigahertz, In Harm’s Way si distingue per essere un gioiello di storytelling, una tappa importante all’interno di questa seconda promettente stagione. Mancano ancora due episodi al termine del viaggio e noi, ricolmi di speranza, stiamo già aspettando di poter ripartire, ancora una volta, in compagnia della piccola Clem.

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