Transistor – la recensione

Tra tutti gli sviluppatori indipendenti, Supergiant Games è uno di quelli più abili nell’intersecare narrazione e gameplay, costruendo i meccanismi di gioco intorno all’impatto emotivo e all’introspezione dei personaggi. In Bastion, il primo titolo della compagnia, la voce di un narratore accompagnava il protagonista, raccontandone le gesta e illustrando i retroscena dell’ambientazione circostante.

Visivamente, siamo di fronte a un gioco senza dubbio unico nel suo genere, vivido e brillante nei colori come lo era Bastion, e ancora più ardito per quanto riguarda architetture e visioni.

Quel senso di storytelling pervasivo e costante è presente anche in Transistor, ultima fatica del team indipendente, che si cimenta con un action GdR dalla visuale isometrica. Il gioco racconta la storia di Red, l’affascinante cantante di un nightclub, già di per sé una protagonista di grande carisma e piuttosto insolita per un gioco improntato sull’azione. Red, tuttavia, una sera perde la voce, un incidente dal quale partono tutte le vicende del gioco e nelle quali sarete lanciati in maniera brusca, senza alcuna spiegazione. Il mutismo di questa eroina rappresenta del resto un espediente narrativo di rara intelligenza; gli sceneggiatori del gioco hanno svolto infatti un raffinato lavoro di sottrazione, concentrandosi sulla suspense piuttosto che dandovi fin da subito tutti i dettagli sul background narrativo. Questo contribuisce a creare un senso di mistero che trascina la vicenda e vi motiva ad andare avanti.
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Il gioco vi permette di plasmare a piacimento il vostro stile di combattimento, grazie a un sistema che potremmo definire “modulare”.

Visivamente, siamo di fronte a un gioco senza dubbio unico nel suo genere, vivido e brillante nei colori come lo era Bastion, e ancora più ardito per quanto riguarda architetture e visioni. Pensate a un incontro tra Tron e Blade Runner, e avrete un’idea di quello che vi troverete davanti. Red è una protagonista accattivante, tanto per la sua storia quanto per come è stata ritratta esteticamente. Lei e la sua misteriosa spada, così pesante che quasi fatica a trascinarla, sono immediatamente riconoscibili e iconiche. Il vostro scopo, una volta raccolta la vostra arma, sarà muovervi all’interno di una sorta di cyberspazio chiamato Cloudbank; qui incontrerete le manifestazioni del cosiddetto “process”, una forza che, un po’ come il Nulla che divora Fantasia ne La storia infinita, rischia di distruggere il mondo di Transistor. Non sarete abbandonati a voi stessi in quest’avventura ma, piuttosto, guidati da una voce all’interno della spada che commenterà gli avvenimenti in tempo reale e che lentamente vi dispenserà tutta la sua conoscenza. Naturalmente, l’oscuro interlocutore ha una connessione particolare con Red, i cui dettagli si paleseranno proseguendo nell’avventura.
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Il bello di Transistor è che, in un certo senso, sarete voi stessi a programmare i combattimenti.

La mole di testo scritto è d’altronde grandissima: la maggior parte delle situazioni del gioco è accompagnata da dialoghi, che permetteranno di dare spessore a quella che sarebbe altrimenti una sequela interminabile di scontri. La premessa narrativa permette al gioco di costruire un particolare sistema di combattimento ibrido tra tempo reale e turni…. la maggior parte delle volte, infatti, vi ritroverete a combattere contro gruppi di nemici soverchianti per numero e per forza. Fortunatamente, avrete la possibilità di bloccare il tempo per progettare le vostre strategie ed elaborare un piano di battaglia. Potrete sfruttare una quantità di energia limitata per spostarvi attraverso la mappa, attaccare i nemici o usare le vostre abilità. Potrete fare cambiamenti tutte le volte che vorrete, ma quando darete l’ok, il tempo tornerà al suo flusso regolare, e le vostre azioni saranno compiute in sequenza alla velocità della luce. Questo sistema vi permetterà di ragionare con calma su qual è il percorso migliore per abbattere un nemico e, d’altro canto, a diversi tipi di nemici corrisponderanno diverse tattiche per eliminarli.

Red è una protagonista accattivante, tanto per la sua storia quanto per come è stata ritratta esteticamente.

Alcuni di loro arriveranno persino a ostacolarvi la visuale con un’insidiosa nebbia durante la fase di pianificazione. Inoltre, a differenza di quello che avviene in un canonico GdR a turni, queste creature non rimarranno certo ferme a prendersi le vostre botte. Al contrario, reagiranno in tempo reale alle vostre tattiche, per cui dovrete imparare meticolosamente i loro pattern d’attacco in modo tale da elaborare dei piani efficaci. Considerate anche che tra una mossa e l’altra Red si troverà in una fase di cool-down, dove vi muoverete lentamente e sarete molto più deboli. Comunque sia, non potrete mai morire, ma non rallegratevi, perché, se esaurite la vostra barra dell’energia, perderete l’uso di una delle vostre abilità e non potrete recuperarla fino alla fine dello scontro successivo.
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Il mutismo di questa eroina rappresenta del resto un espediente narrativo di rara intelligenza.

Il gioco, inoltre, vi permette di plasmare a piacimento il vostro stile di combattimento, grazie a un sistema che potremmo definire “modulare”. Mutuando il gergo dei linguaggi di programmazione, il gioco chiama le mosse “funzioni” e vi permette di combinarle tra di loro. Ci sono in tutto 16 funzioni che includono attacchi semplici, ma anche abilità più avanzate come la possibilità di trasformare i nemici in alleati, o di teletrasportarvi in un altro luogo della mappa. Altri ancora vi permetteranno, ad esempio, di aumentare la difficoltà dei combattimenti, in modo da ricevere delle ricompense più sostanziose. Il bello di Transistor è che, in un certo senso, sarete voi stessi a programmare i combattimenti, potrete infatti decidere di assegnare le funzioni a uno dei quattro slot delle abilità attive, ciascuno per un tasto frontale del DualShock 4. Oppure, potrete usarle come abilità passive, o ancora usarli per potenziare una funzione di cui siete in possesso. Le funzioni interagiscono tra di loro, per cui potrete, ad esempio, lasciare una carica esplosiva e usare successivamente il teletrasporto per allontanarvi in tutta sicurezza; il gioco incentiva e premia questo tipo di ragionamento.
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Un’altra soluzione veramente efficace per connettere narrazione e gameplay senza soluzione di continuità proviene dallo stesso combat system: nelle funzioni che andrete a usare per potenziarvi, infatti, è stata intrappolata l’essenza delle persone uccise dal process. A seconda di come disporrete le funzioni negli slot sbloccherete dei file che vi riveleranno intriganti retroscena sulla caduta di Cloudbank, e vi regaleranno dei magistrali affreschi sulle vite dei suoi abitanti. Transistor è uno degli esperimenti più interessanti di quest’anno provenienti dalla scena indie: non solo il suo gameplay è solido come la roccia, ma anche gli appassionati della narrazione pura troveranno nel gioco tantissimi validi motivi per andare avanti e innamorarsi perdutamente del suo mondo.

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