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Vedere al buio, ora è possibile grazie a un collirio speciale

La sperimentazione di cui vogliamo parlarvi potrebbe a un primo sguardo sembrare qualcosa di strano e inquietante, magari appartenente al gruppo di modificazioni fisiche/estetiche estreme di cui talvolta sentiamo parlare. Ricordate ad esempio di quel ragazzo messicano che voleva a tutti i costi somigliare a Red Skull di cui vi abbiamo parlato tempo fa? Ecco, non c’entra niente, perché questa volta parliamo di vera e propria scienza.

Un gruppo di ricercatori anonimi è riuscito a ottenere un risultato decisamente sorprendente grazie a un intervento (all’apparenza piuttosto fastidioso, ma non troppo invasivo) eseguito direttamente sugli occhi tramite l’applicazione di un particolare liquido creato per favorire la visione notturna.

Il gruppo di ricercatori chiamato Science for the Masses ha pubblicato da poco le documentazioni della ricerca, che ha portato a risultati davvero stupefacenti!
La sperimentazione ha visto come principale protagonista uno degli studiosi del team, Gabriel Licina, che si è offerto come soggetto volontario. Licina si è sottoposto all’applicazione nel sacco congiuntivale di una sostanza chiamata Ce6, ovvero Clorina E6 (utilizzata anche per il trattamento di alcuni tipi di cancro), che si trova naturalmente negli occhi dei pesci che vivono a elevate profondità, in un ambiente con scarsa illuminazione. Questa sostanza ha proprietà da “fotosensibilizzante” e per questo i ricercatori hanno avuto l’idea di applicarla direttamente negli occhi di soggetti umani per studiarne gli effetti. Per misurare i risultati Licina è stato mandato con altri quattro ricercatori in un luogo molto buio, in modo da misurare le capacità in confronto a soggetti normali. 

I test si sono svolti con tre differenti modalita: riconoscimento di simboli a distanza, riconoscimento di simboli su diversi sfondi e l’abilità di identificare soggetti in movimento in diversi ambienti e a varie distanze. I risultati sono incredibili: Licina è stato in grado di vedere e riconoscere diversi simboli che i suoi compagni “non modificati” non erano in grado di vedere, identificando ad esempio le figure distanti il 100% delle volte contro il 33% dei soggetti normali.

Il team ha in programma di continuare la ricerca con sperimentazioni più meticolose, sperando di aumentare ulteriormente gli effetti. Sicuramente una delle prima cose a venire in mente è un possibile utilizzo militare, ma forse la stessa sostanza potrebbe essere usata nel trattamento di alcune patologie dell’occhio. Attendiamo ultriori sviluppi e, nel frattempo, non possiamo evitare di notare come queste sperimentazioni ci stiano avvicinando sempre di più a un mondo dove la biomeccanica e le modificazioni funzionali del corpo sono all’ordine del giorno, proprio come previsto da diversi autori di fantascienza

Fonte: ubergizmo

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