Nights of Azure – la recensione

Meglio conosciuto per il franchise Atelier, lo sviluppatore Gust è sempre riuscito a sfruttare il tema dell’alchimia per raccontare storie niente male. L’azienda è cresciuta notevolmente nel corso degli ultimi dieci anni, ma raramente ha provato ad allontanarsi dalle pozioni in ebollizione che hanno reso nota la serie. Così, quando si è trattato di provare qualcosa di nuovo, Gust ha ritenuto che non soltanto sarebbe stato necessario un cambiamento di ambientazione, ma anche di tono. I giocatori salutano dunque i luminosi paesaggi realizzati con colori a pastello che hanno fatto da sfondo ad Atelier per entrare nel mondo di Nights of Azure, dove la notte stessa è un posto pericoloso.

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Il regno di Ruswal è uscito a testa alta dallo scontro con il Nightlord, un potente demone, ma la vittoria è agrodolce; il sangue da lui versato negli ultimi istanti della sua vita ha infatti macchiato la terra. Coloro che ne sono entrati in contatto sono stati trasformati in mostri che vagano per le terre di notte, costringendo i restanti esseri umani a vivere alla luce del giorno. Soltanto i più forti e temerari – facenti parte di un ordine di cavalieri chiamato “Curia” – sono in grado di combattere questi demoni, tra cui Arnice, protagonista del gioco. Si tratta di una soldatessa di impareggiabile abilità, ma le sue doti di schermitrice non sono frutto di un semplice allenamento. Nelle vene di Arnice scorre infatti il sangue azzurro del Nightlord ed è l’unico essere umano a essere sopravvissuto dopo esserne entrato in contatto. All’eroina di turno spetta il compito di proteggere l’amica Lilysse, una sacerdotessa prescelta il cui destino è quello di sacrificarsi per eliminare definitivamente il Nightlord. E, le due, ne dovranno fare di strada insieme!

Nights of Azure vuole palesemente filtrare il rapporto omosessuale tra Arnice e Lilysse.

Per fortuna (o forse purtroppo?), la protagonista è entrata in contatto con il sangue azzurro diventando un mezzo demone: questa mutazione non solo le ha dato la capacità di bere il sangue degli altri, ma l’ha anche resa capace di evocare una spada composta dal suo. Via via che il gioco va avanti e Arnice diventa più potente impara a dare altre forme alla spada, come un gladio a doppia lama o un martello, consentendo al giocatore di cambiare il proprio stile di combattimento come preferisce. Inoltre, Arnice non deve affrontare le forze demoniache da sola: grazie al suo sangue può infatti stringere contratti con demoni conosciuti come Servans, che vengono chiamati in causa durante le battaglie per combattere al fianco di Arnice. Ognuno dei Servans ha pertanto le proprie abilità di combattimento o di supporto, ma i giocatori non prendono il loro controllo diretto; questi demoni si limitano a seguire l’impavida protagonista attaccando automaticamente i nemici nelle vicinanze, ma gli si può impartire alcuni ordini per concentrare gli attacchi su un avversario preciso, attivare la loro abilità speciale o recuperare MP. I Servans inoltre possiedono i propri HP e MP, quest’ultimi ripristinatbili consumando il sangue azzurro dei nemici, e possono salire di livello.

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Ma c’è dell’altro nel sistema di combattimento di Nights of Azure. Arnice ha un contatore che si riempie ogni volta che attacca i nemici. Quando è pieno, può evocare temporaneamente la sua metà demoniaca per assumere una forma più potente. Questa trasformazione consente di cambiare il suo stile di combattimento a seconda della forma stessa: per esempio può diventare un demone crescendo in maniera massiccia in attacco, o una specie di fantasma che riduce le proprie abilità di combattimento in cambio di altre utili a supportare i Servans. Ovviamente il gioco non si riduce a battaglie nel cuore della notte, dal momento che i personaggi hanno bisogno di dormire. E quando per Arnice arriva il tempo di riposare, lo fa presso l’Hotel Ende.

I seni dei personaggi ballano come palloncini mossi dal vento.

L’hotel funge da hub per il gioco, dove il giocatore può accettare missioni secondarie o fare acquisti per prepararsi alla battaglia. Ogni volta che vengono completate side-quest si ottengono ricompense in denaro e sangue: per rimanere in linea con il gioco, il sangue è poi utilizzato come forma di esperienza da spendere in modi diversi. Anzitutto per potenziare Arnice, ma è utile anche per migliorare i Servans e reclutarne di nuovi. Proprio sotto l’hotel è ospitata l’Arena, un’area dedicata al combattimento dove la protagonista può cimentarsi in diversi scenari in cui vigono alcune restrizioni, come non dover subire danni o utilizzare solo i Servans durante il combattimento. L’Hotel Ende è inoltre il luogo dove si svolgono la maggior parte delle interazioni sociali tra Arnice e gli altri personaggi. Oltre a Lilysse, c’è il direttore dell’hotel Simon, un altro cavaliere della Curia di nome Corinne, un giovane ricercatore chiamato (Professor) Alucard e il commerciante ambulante Lloyd. Questi personaggi, insieme ad altri che la protagonista incontra durante il suo cammino, hanno storie interessanti da seguire, motivo in più per trascorrere del tempo nell’hotel.

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Ma il nucleo della narrazione resta il rapporto tra Arnice e Lilysse, che si rafforza mentre esplorano Ruswal nella speranza di porre fine alla piaga dei demoni dal sangue azzurro. Gust e Koei Tecmo vogliono che la loro relazione si percepisca come “una storia d’amore di due ragazze sfortunate che hanno vissuto, combattuto e lasciato un segno negli annali della storia”, perciò l’obiettivo del titolo è palesemente quello di filtrare in ogni modo questo rapporto omosessuale. E come i precedenti giochi dello sviluppatore, la fine della storia dipende dalle scelte prese dal giocatore nel corso dell’avventura.

Il titolo offre prospettive interessanti per coloro che hanno l’ossessione del farming.

Nights of Azure è il primo action RPG di Gust da Ar Tonelico 3 ma, nonostante lo sviluppatore abbia perlopiù prediletto un sistema di combattimento a turni nei suoi precedenti lavori, l’azione è sempre frenetica e frizzantina. Oltre a un tono un po’ dark, il titolo offre prospettive interessanti sia per coloro che hanno l’ossessione del farming, sia per chiunque avesse intenzione di reclutare più Servans possibili. Nights of Azure si comporta bene nella maggior parte delle situazioni, con cali di framerate soltanto in rare occasioni, e il gameplay è divertente e coinvolgente (anche da guardare). Ma non è tutto rose e fiori: Gust non ha un budget spropositato da investire in questi giochi e le imperfezioni si vedono, soprattutto per quanto riguarda le sbavature grafiche. Perdonabili e comprensibili, ma non per questo impercettibili. E poi, non so sinceramente se giudicarlo un aspetto negativo o positivo (punti di vista), spesso è difficile trovare un punto qualsiasi dello schermo che non sia occupato da un seno gigante. Non soltanto le dimensioni dei petti femminili sono esagerate, ma anche la fisica è irreale: i seni non si muovono mentre le ragazze respirano (come visto nei titoli Vanillaware), ma ballano come fossero palloncini spostati dal vento. Per finire, il livello di sfida è piuttosto bassino, manca la localizzazione in italiano e non c’è alcun motivo per rigiocarlo.

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