Project Dream: ma cosa diavolo è successo?

Prima di Natale, la notizia che SEGA potesse realizzare un Dreamcast 2 ha esaltato molti appassionati che, pochi giorni dopo, hanno realizzato che non c’è alcun piano da parte di SEGA di rientrare nel business dell’hardware. Ma come una bufala del genere è potuta montare al punto tale da essere diffusa su praticamente ogni testata videoludica? Lo spiega bene il sito SegaNerds, raccontando passo passo quello che ha portato alla realizzazione di Project Dream e come un “errore” di comunicazione abbia convinto un sacco di persone a credere che davvero ci fossero delle speranze che Sega fosse al lavoro su qualcosa.

Tutto parte da una petizione su Change.org, una delle tante, che nemmeno ha raggiunto i 25.000 supporter che cercava, pur mancando l’obiettivo di un solo migliaio di firme. Questa petizione, indetta da Ben Plato, chiedeva a Sega di realizzare un hardware per giocare i classici Dreamcast sia tramite i dischi originali, sia scaricandoli da un servizio online apposito. A dicembre Ben annuncia di aver trovato un gruppo di nerd abbastanza matti da crederci seriamente. Queste persone sono in realtà un produttore di hardware, che si ritiene disposto a rischiare la produzione a patto ovviamente che SEGA dia l’OK. Fin qui, è tutto chiaro.

Pochi giorni dopo, il 18 di dicembre, Ben lancia il sito Project Dream, che contiene solamente un contatore, e apre il gruppo Facebook chiuso Project Dream. L’interesse cresce, ovviamente: se metti un contatore la gente si aspetta un annuncio importante. Un po’ come quando Molyneux promise, a chi avrebbe “finito” Curiosity, una sorpresa che gli avrebbe definitivamente cambiato la vita. Mentre la curiosità monta e le folli speculazioni si sprecano su Internet, ecco che salta fuori il signor Patrick Lawson. Dichiara di essere il PR d Project Dream e inizia a dire cose. È noto che i PR tendano a esagerare, ma Lawson le spara davvero grosse. Inizia a cianciare di parecchi progetti, arrivando a ipotizzare Kickstarter, giochi nuovi, di nuova generazione, sviluppati anche da SEGA stessa, oltre a una console economica basata sullo stesso hardware dei coin op di SEGA (praticamente come il vecchio Neo Geo, se non la console SNK era per nulla economica). Per dare credibilità alle sue esternazioni, Lawson sfrutta il fatto di essere amico di  Yuji Naka. Amico su FB, si intende, mica che passavano il Natale con le rispettive famiglie, eh.
Ci vuole poco a far montare ulteriormente le voci, e solamente poco tempo in più perché Plato banni Lawson che come in preda a un delirio non smetteva di blaterare follie. Plato ha reso chiaro esattamente cosa è Project Dream:  “Non è il Dreamcast 2, ma una petizione per far tornare SEGA nel mondo delle console“. Un progetto fatto dai fan, come tanti altri.

 

Fonte: Seganerds

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