Steam si trova ora a fronteggiare una causa legale i cui effetti potrebbero cambiare la storia dei videogiochi e soprattutto i prezzi di ogni titolo.
Una volta c’erano i videogiochi. Dei particolari prodotti assolutamente nuovi e innovativi, un passatempo per nerd, con cui sperimentare nuove soluzioni software per i primi PC che stavano nascendo e man mano evolvendosi. Da allora le cose sono cambiate piano piano, con sempre più persone che sono state travolte dall’evoluzione parallela di software e hardware che, vicendevolmente, si spingevano a fare meglio lungo tutta l’immaginaria linea della storia.
Ed ecco che da una semplice manciata di pixel siamo arrivati a prodotti complessi come The Last of Us Parte 2, tecnicamente eccezionali e con un gameplay profondo, complesso, stratificato e incredibilmente violento. Che mette il giocatore al centro e che gli permette anche di prendere delle scelte, ad esempio attraversare una zona in modo silenzioso oppure eliminare tutti con molotov e fucili a pallettoni.
Ecco perché ora si parla di industria del videogioco, avendo questa enorme realtà fatto dei passi in avanti giganteschi ed avendo assunto ora le proporzioni di un vero e proprio mercato come quello dei film o della musica (che sommati sono comunque più piccoli del gaming), con tutte le cose positive e gli aspetti negativi che questa situazione comporta. Ad esempio le continue cause legali tra le varie parti in gioco, o meglio in videogioco.
Steam rischia di perdere una grossa causa legale
Tutto è iniziato parecchio anni fa, precisamente nel 2021, quando Wolfire Games ha intentato una causa legale contro Valve negli USA, affermando che la piattaforma di distribuzione per PC più grande del pianeta, ovvero Steam, sfruttasse la posizione dominante che si è ritagliata nel corso degli anni per controllare il mercato e in qualche modo soffocare anche la concorrenza.
Questo perché Steam prende il 30% fisso sulle vendite di ogni gioco e per questo, secondo Wolfire Games, ciò porta a far lievitare artificialmente il prezzo dei giochi, che non possono scendere sotto un certo valore, ai danni dei consumatori e della libera concorrenza. Ora questa azione legale si è trasformata in una vera e propria class action con l’aggiunta di vari attori pronti a darsi battaglia e Valve che si difenderà. Intanto sta vendendo ora un giocone ad appena 3 euro.
Nel caso in cui il gigante del gaming su PC perdesse ciò dovrebbe significare non poter pretendere una fetta così importante sugli introiti, portando quindi i videogiochi a poter essere messi in vendita a meno. Non solo, dovrebbero partire dei risarcimenti a publisher e sviluppatori. Non resta che attendere come si evolverà la vicenda.