Un documentario indaga sul perché i programmatori sono quasi tutti maschi

CODE: Debugging the Gender Gap è l’originale ed esplicativo titolo di un documentario, finanziato grazie a una campagna di crowdfunding su Indiegogo, dedicato al ruolo delle donne e delle minoranze nel mondo della programmazione. Tutto inizia con un’analisi delle percentuali di donne occupate in questo ambito professionale. Nel mondo dell’informatica esiste un “gender gap” notevole, ovvero un divario che separa i generi dei professionisti e degli studenti a favore dei maschi, che dominano la scena con percentuali decisamente alte.

Alcune grosse compagnie come Google, Facebook, Yahoo! e Apple hanno diffuso i dati sulla diversità di genere dei loro impiegati, mettendo in evidenza una realtà innegabile: ci sono decisamente poche donne e minoranze con le abilità informatiche necessarie per essere competitivi nel mondo del lavoro e, quindi, per essere assunti dalle aziende. Questi dati hanno spinto la regista e produttrice Robin Hauser Reynolds e il suo team a cercare le cause che hanno portato a questo divario, che si è rivelato avere radici profonde: nonostante il 63% degli studenti ammessi al college sia di sesso femminile, solo il 18% di queste si iscrive a cosi attinenti l’informatica. Per quanto riguarda le etnie, gli afro-americani e i latino-americani che vengono ammessi al college sono sempre di più, ma nonostante ciò solo il 2% di questi studenti sceglie l’indirizzo informatico. Le professioni che si possono svolgere con una laurea in informatica (o ingegneria informatica) sono molteplici, il mondo del lavoro sembra avere molto da offrire e non è difficile riuscire a guadagnare bene… quindi perché sono così poche le donne e le persone appartenenti a minoranze che, negli Stati Uniti, scelgono l’indirizzo informatico? Cosa hanno in comune questi due gruppi di studenti?
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Durante gli studi effettuati per le riprese del documentario (denso di interviste molto interessanti), è emerso che uno dei dati più significativi potrebbe essere l’esposizione ai videogiochi. I maschi nord americani sono più facilmente appassionati di videogames e, per questo, si avvicinano presto al mondo dell’informatica – anche semplicemente perché utilizzano un computer. Allo stesso tempo in USA sono poche le scuole che offrono aule attrezzate e lezioni di informatica, rendendo quindi difficile per molte persone l’avvicinamento alla materia, soprattutto in caso di condizioni economiche sfavorevoli. Le ragazze e le minoranze hanno più difficoltà nell’accedere ai videogames per diversi motivi, ma quello più interessante è forse quello che riguarda la differenza di sesso: le ragazze sono meno attratte dai videogiochi (nonostante i numero siano in crescita) semplicemente perché, come già fatto notare diverse volte da altri studi, mancano i personaggi femminili di riferimento.
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Numerose bambine e adolescenti hanno espresso, durante una recente ricerca, il desiderio di giocare con personaggi femminili forti in cui potersi identificare; i maschi, d’altro canto, spesso non considerano poi così importante il genere del personaggio. Col passare degli anni, inoltre, le ragazze che decidono di avvicinarsi all’informatica si trovano spesso in classi formate quasi interamente da maschi ben più preparati e, quindi, si scoraggiano dal proseguire perché si sentono svantaggiate. Ovviamente l’industria videoludica si sta chiedendo (o dovrebbe) se non sia il caso di cambiare la situazione introducendo personaggi femminili degni, che non siano solo una cornice di nudità ma personaggi reali e forti, esattamente come lo sono i maschi protagonisti. Secondo i dati emersi dal documentario in questo modo le giovani bambine o ragazze sarebbero più portate ad avvicinarsi al mondo dei videogiochi e, di conseguenza, sarebbero probabilmente numerose quelle che deciderebbero di approfondire le conoscenze in campo informatico. Il documentario spinge proprio a una riflessione sotto questo punto di vista, esponendo la situazione così come è e manifestando la necessità di abbattere le barriere; non solo quelle fra sessi ma anche quelle economiche o etniche.
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Ecco alcuni dati interessanti emersi dalla ricerca:

  • Secondo le stime effettuate durante il documentario, nel 2020 ci saranno 1,4 milioni di posti di lavoro in campo informatico ma solo 400.000 programmatori americani.
  • A metà degli anni ’80 le donne rappresentavano quasi il 40% dei laureati in scienze informatiche. Al giorno d’oggi la percentuale è scesa a meno del 20%.
  • Il gap di genere dei lavoratori in campo informatico occupati a Facebook è notevole: 85% maschi, 15% femmine. Yahoo! ha la stessa percentuale, Google occupa 83% maschi e 17% femmine e Apple 80% maschi e 20% femmine.

Ecco il video di presentazione del documentario, che è stato presentato pochi giorni fa al Tribeca Film Festival a New York city.

https://vimeo.com/104541710

Fonte: codedoc

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