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Crisi del Bitcoin, schede grafiche svendute a prezzi ridicoli

Un effetto collaterale della crisi delle criptovalute e del Bitcoin che continua a perdere valore, così come fanno le altre monete virtuali, riguarda da vicino i videogiocatori e in particolare quelli che utilizzano il PC: i prezzi delle schede grafiche stanno iniziando a scendere in maniera sostanziale.

Lungi da noi gongolare per la situazione, quello che ci viene in mente mentre scriviamo è una canzone vecchia di più di qualche anno che un certo punto fa così: “bisogna saper perdere… non sempre si può vincere”. Uun concetto che chi fa speculazione deve tenere sempre presente soprattutto quando le bolle esplodono.

Crisi del Bitcoin, schede grafiche svendute a prezzi ridicoli (fpoto: Unsplash)

A segnalare questo che possiamo definire come un primo movimento tellurico sono i ragazzi di videocardz che segnalano come ci siano internet cafè e miner che ormai vendono all’asta in diretta sui social le proprie schede grafiche per cercare in qualche modo di rifarsi delle spese.

Schede grafiche, iniziata la grande fuga?

La crisi dei semiconduttori generata dalla pandemia ha portato i prezzi della componentistica interna di computer e console a diventare simili al prodotto interno lordo di alcuni Paesi del globo. Oltre ovviamente a renderli introvabili. Gli unici che sembravano riuscire a mettere le mani sulle schede grafiche più solide sembravano proprio essere i miner che poi montavano i loro rig per fare incetta di criptovalute.

Crisi del Bitcoin, schede grafiche svendute a prezzi ridicoli (foto: Twitter)

Adesso che le criptovalute sono ufficialmente esplose, il guadagno per questi soggetti si sta assottigliando a vista d’occhio. Motivo per cui moltissimi, soprattutto nel sud-est asiatico ma non solo, si stanno liberando di decine e decine di schede grafiche comprese le rinomate RTX 3060 Ti, per poche centinaia di dollari organizzando aste online sui social per smaltirle nel modo più rapido possibile. Si potrebbe quindi pensare di fare un affarone comprando una scheda che di listino sfiora anche i mille euro a meno della metà. Ma il problema è che per quanto i miner possano essere stati attenti (spoiler: di solito non lo sono) a curare le proprie macchine si tratta comunque di pezzi che sono stati sottoposti in un periodo di tempo molto breve a un lavoro che equivale a decine di anni di utilizzo regolare.

Sui social, tra l’altro, moltissimi che stanno commentando questo fenomeno dichiarano di non avere nessuna intenzione di voler acquistare prodotti che sono passati per le mani di un miner proprio perché è stato il loro comportamento di arraffoni a rendere il mercato delle schede grafiche ingestibile per i videogiocatori e le videogiocatrici in cerca di qualche pezzo nuovo per la loro macchina. Come facciamo a dare torto a questi sentimenti?

Valeria Poropat

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