Dipendenza da videogiochi: uno sguardo da vicino

Un giornalista di nome Jagger Gravning ha deciso di guardare da vicino una realtà ancora troppo poco discussa, ovvero il problema della dipendenza da videogame.

Gravning si è recato nello stato di Washington (in US), dove esiste una clinica dedicata a questo tipo di problema, e ha parlato con la direttrice e co-fondatrice Hilarie Cash in una approfondita intervista, affrontando i punti principali del problema della dipendenza da videogiochi. Nell’intervista si parla di problemi di socializzazione, di dipendenza dalla pornografia e tendenza alla dissociazione, con anche molte spiegazioni sul funzionamento del cervello e sulle reazioni in situazioni di dipendenza e forte disagio.

Il fenomeno non è ancora riconosciuto dal DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), ma in molti hanno parlato della dipendenza da videogame e, più in generale, da internet.

Ci sono diverse teorie, sviluppate da specialisti, che spiegano le cause e l’evoluzione di questo problema.
Al momento dell’arrivo di Gravning i pazienti in cura erano cinque, su un totale massimo di sei. Solo in tre hanno deciso di raccontare la propria storia, accettando di condividere con Jagger e con i lettori la propria esperienza e le cause del problema.
Una delle prime cose che colpisce l’attenzione di chi legge l’articolo di Gravning  è la serietà con cui la materia viene trattata. Non c’è spazio per pregiudizi o umorismo…
Jagger si è trovato in un mondo che, di virtuale o ironico, non ha proprio niente.

Non traspare nessuna intenzione di alimentare i pregiudizi verso i videogiochi come influenza negativa, nessuna intenzione di farli sembrare la causa dei mali del mondo. Come dice lo stesso Jagger: “In milioni guardano lo stesso film horror o giocano allo stesso videogioco violento, eppure solo una minuscola frazione di queste persone diventa violenta grazie a questo“.
L’obiettivo di Jagger è senza ombra di dubbio quello di far conoscere una realtà ancora troppo poco considerata. La dipendenza dalla socializzazione virtuale è un fenomeno sempre più diffuso, nonostante non essendo una patologia riconosciuta sia molto difficile ottenere delle sovvenzioni.
Hilarie Cash comunica la prevalenza di sesso maschile nei pazienti che soffrono di questa dipendenza e spiega come secondo lei questa sia una cosa naturale, che deriva dalla quantità di testosterone. Molto spesso alla dipendenza da videogame si associa una dipendenza dalla pornografia, e tutto questo sembra strettamente correlato al bisogno di socializzare.
Cash spiega abbastanza nel dettaglio come il cervello agisce quando la socializzazione avviene senza un contatto diretto, portando la persona a una ricerca sempre più morbosa di contatti virtuali, senza avere una reale soddisfazione sociale, poiché è proprio a livello fisiologico che si sente la mancanza del contatto fisico e della comunicazione non verbale.
Molto spesso i ragazzi che sviluppano una dipendenza partono da una condizione di disagio pre-esistente, che va peggiorando con la frequentazione sempre più assidua di comunità on-line di gioco. In alcuni casi è una questione di protezione di se stessi dalla sofferenza e dalle delusioni, ma è frequentemente presente la competizione. Per citare uno dei pazienti intervistati da Jagger: “Se non parlo con le persone nella vita reale, non posso essere ferito. Ho vissuto tutta la mia socialità attraverso il gaming. Nei videogiochi, io ero il leader“.

Per ulteriori dettagli vi rimandiamo all’articolo originale, piuttosto lungo ma sicuramente interessante e, ovviamente, in lingua inglese.

Impostazioni privacy