Injustice 2, l’evento a tema LGBTQ istiga alla discriminazione?

La versione per dispositivi mobili di Injustice 2 ha lanciato un evento a tema per il Pride Month piuttosto ambiguo, suscitando polemiche.

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Poison Ivy coinvolta in un evento di pessimo gusto (foto: YouTube).

Giugno è il mese dedicato alla comunità LGBTQ e alla sua lotta per ottenere diritti civili e, soprattutto, eliminare qualsiasi forma di discriminazione; anche il mondo videoludico si sta unendo all’iniziativa organizzando in-game diversi eventi a tema, ma uno di questi è finito recentemente sotto accusa.

La versione per dispositivi mobili di Injustice 2 ha organizzato un evento con protagonista Poison Ivy, vera e propria icona in questo senso nel mondo dei fumetti; le modalità di svolgimento sono però piuttosto ambigue e indelicate, tanto che a seguito delle polemiche gli sviluppatori del titolo per smartphone hanno deciso di scusarsi.

Injustice 2, ambiguo evento a tema LGBTQ: le scuse degli sviluppatori

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Immagine dal videogioco (foto: YouTube).

Per l’occasione, gli sviluppatori avevano deciso di premiare gli utenti vincendo dei combattimenti contro Poison Ivy; in pratica, premiati prendendo a pugni un’icona della comunità LGBTQ nel mondo dei fumetti. Ovviamente, questa trovata ha scatenato numerose polemiche, facendo riflettere gli sviluppatori che, tramite Twitter, si sono scusati.

“Ci sono tante violenze nel mondo reale su membri della comunità LGBTQ, specialmente donne” si legge nel tweet “far prendere a pugni un personaggio come Poison Ivy non è stata una bella idea. Ci scusiamo e ci impegniamo ad ascoltare di più e fare meglio”.

L’evento è stato sicuramente di pessimo gusto, nonostante l’intenzione di mettere al centro dell’attenzione Poison Ivy, con tutti i valori simbolici che questa porta con sé;  più che ricompense date per “picchiare” un personaggio LGBTQ però, sarebbe stato molto più semplice (e immediato) spingere i giocatori ad impersonarli.

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Giuste le scuse degli sviluppatori, che hanno probabilmente peccato di sufficienza; l’intera faccenda che ci dimostra come, ancora una volta, quando si tratta di diritti umani bisogna fare le cose non bene, ma benissimo. In chiusura d’articolo, vi lasciamo col tweet di scuse; scorrete in basso per vederlo.

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