Rare Replay – la recensione

Parlare di Rare mi fa rievocare i ricordi di un’infanzia meravigliosa, quando bastava un ingombrante televisore Mivar e un Nintendo 64 per vivere avventure fuori dal mondo, entusiasmanti, coloratissime e ricche di humour. E quelle esperienze, quando non portavano il nome di Nintendo, portavano quello di un altro, grande sviluppatore: Rare, appunto, forse uno dei pochi marchi in quegli anni in grado di avvicinarsi al livello di qualità della grande N. Già da questo incipit dovreste aver capito perché questa collection dovrebbe far brillare gli occhi di ciascun videogiocatore degno di questo nome, per un motivo semplicemente anagrafico: la storia di Rare infatti si dipana per 30 anni, ma io ne ho potuto sperimentare solo gli ultimi 15 (senza contare il recente declino, ma qui forse sto divagando). E pensiamo invece ai gamer più giovani, che non l’hanno praticamente potuta conoscere. Ecco, Rare Replay unisce generazioni così distanti tra di loro, permettendogli di giocare dei classici senza tempo, distribuiti in tre fenomenali decenni di creatività e meraviglia.
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Rare Replay unisce generazioni di videogiocatori distanti tra di loro, permettendogli di giocare dei classici senza tempo.

Sono esagerato? Non credo: vi basterà prendere in mano uno qualunque di questi classici, che sia Atic Atac per ZX Spectrum, o Conker’s Bad Fur Day per Nintendo 64, per capire che sono collegati da un’unica direttrice, un’unica mente creatrice in grado di creare gameplay innovativi e inossidabili. Rare infatti non si è limitata a mettere insieme un paio di emulatori, nossignore, ma ha piuttosto creato un elaborato setup per giustificare il revival: Banjo, Joanna Dark e Conker si trovano infatti su un palcoscenico, e vogliono rivivere le loro vecchie glorie. Un simpatico siparietto, che contestualizza e arricchisce questo tuffo nella nostalgia.
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Vi basterà prendere in mano uno qualunque di questi classici per capire che sono collegati da un’unica direttrice, un’unica mente creatrice in grado di creare gameplay innovativi e inossidabili.

Il marchio di fabbrica Rare (o, in origine, Ultimate Play the Game) non è sintomatico del fatto che i giochi manchino di una propria identità personale. È, invece, decisamente sorprendente vedere quanto sia ampio il parterre di invenzioni e modalità di gioco proposte. La collection permette di assaporare 30 grandi capolavori di Rare, così da sperimentare anni e anni di storia del videogioco, osservandone quindi l’evoluzione stilistica e meccanica. Ritroverete (o scoprirete per la prima volta) giochi come il difficilissimo Jetman, l’impossibile (e indimenticabile) Battletoads, ma anche perle di grande qualità, seppur passate un po’ in sordina, come Banjo-Kazooie: Nuts & Bolts e Viva Piñata.
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La collection permette di assaporare 30 grandi capolavori di Rare, così da sperimentare anni e anni di storia del videogioco,

Si tratta, senza dubbio, di un’opera di conservazione, piuttosto che di ricostruzione. I giochi sono stati riproposti così com’erano, senza alcuna aggiunta a livello di software. Non posso che essere profondamente d’accordo con questa scelta, dal momento che permette di godersi i giochi in maniera pura, tornando alla loro essenza originale. Rare è anche riuscita a risolvere il problema dello schermo: è chiaro che con tutta probabilità non giocherete a Rare Replay su un catodico, ma una serie di filtri grafici attivabili con la semplice pressione di un tasto vi consentirà di visualzzare il gioco così come lo vedevate quando avevate 17 anni, portavate gli occhiali ed eravate pieni di brufoli. Tranquilli: ci siamo passati tutti.
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Rare Replay consiste in un’opera di conservazione, piuttosto che di ricostruzione. I giochi sono stati riproposti così com’erano, senza alcuna aggiunta a livello di software.

Di una collection come questa si può parlare soltanto con il cuore mano, e certo ve ne sarete accorti dai miei toni. Qui, signori, non si tratta soltanto di qualità della “remastered” in sé che, va detto, è piuttosto canonica (non troverete, per esempio, upgrade grafici di sorta). Qui si tratta, piuttosto, di una compilation di titoli che ogni giocatore dovrebbe provare almeno una volta nella vita, per capire il vero significato di parole come “gameplay” e “game design”. Siamo in un’era dove la creatività nel mondo dei videogiochi sembra essere andata persa, sepolta sotto tonnellate di piani marketing e focus group. Un’era di senza dio che tende a dimenticare il suo passato. Ma Rare ci riporta a un’era dove contava solo e soltanto una cosa: il divertimento. Che siate gamer nati negli anni 2000, o invece vi portiate sulle spalle molte più primavere, giocare a Rare Replay è semplicemente un dovere morale. Avete presente le capsule del tempo? Ecco, Rare Replay può essere proprio paragonata a uno di questi oggetti: è un monito, una reliquia del passato da conservare e venerare, per non dimenticarci mai più perché amiamo così tanto il videogioco.

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