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Sony penalizza i developer indie: è scoppiata la guerra su Twitter

Che Sony abbia una politica tutta sua per quanto riguarda i developer questo ormai è una realtà assodata. Ma come si comporta con i developer indie? A quanto pare decisamente male.

Sony penalizza i developer indie: è scoppiata la guerra su Twitter (foto: youtube)

È tutto cominciato con un tweet da parte di Iain Garner, co-fondatore di Neon Doctrine che si è sfogato sul social dell’uccellino azzurro contro una “piattaforma X”. Come facciamo a sapere che parla di Sony? L’ha definita “l’operatore di una console molto di successo che non ha il Game Pass!”

Difficile che si riferisca a Google Stadia. Tra l’altro non saremmo qui a parlare del tweet di Garner se non fosse che ha dato la stura a tutta una serie di commenti che sembrano confermare la politica che Sony adotta con gli sviluppatori indie. Che il colosso dei videogiochi non faccia beneficenza e non sia un ente benefico questo lo sappiamo da tempo, come sappiamo da tempo che non può esistere davvero un gioco free to play ma quello che lascia un po’ l’amaro in bocca è il fatto che nonostante sia in grado di produrre una tecnologia all’avanguardia, le idee di business e di gestione dei partner commerciali sono ferme all’inizio degli Anni ’90: pesce grande mangia pesce piccolo.

Dev indie: “Sony ci spreme come limoni”

Quello di cui si lamenta il co-fondatore di Neon Doctrine è il complesso del sistema che Sony si è inventata per promuovere i titoli dei developer indie. Innanzitutto, si lamenta lo sviluppatore, non c’è promozione all’interno della piattaforma per i titoli indipendenti. il primo tweet è il seguente “la piattaforma X non dà agli sviluppatori la possibilità di gestire i loro giochi. Per avere una promozione devi saltare nel cerchio di fuoco, pregare e supplicare per un qualunque livello di promozione. E un blog non è valido come loro pensano. Se alla Piattaforma X non piace il tuo gioco, non c’è fanfara non c’è feature non c’è amore“.

La nostra redazione è da sempre alla ricerca dei titoli indipendenti perché, tra i vari giganti che piacciono a tutti, ci sono galassie intere di titoli più piccoli, spesso prodotti da team ridotti all’osso e che regalano esperienze videoludiche eccezionali. Ma il lavoro che possiamo fare noi al limitato. Se le piattaforme cui questi developer indipendenti si affidano per vendere il loro titolo non gli danno un briciolo di attenzione, queste piccole perle sono destinate a rimanere chiuse dentro ostriche telematiche che il giocatore medio cambierà sempre per sassi senza valore.

Anche perché a quanto pare, continuando a leggere il thread aperto da Garner la politica della Piattaforma X non è chiara in nessuna maniera “non c’è niente che puoi fare per sistemare questa cosa (cioè cercare di avere la promozione). Le wishlist non hanno effetto, quindi tutto il marketing personale che fai non vale niente per la Piattaforma X. L’unica cosa che conta è la loro valutazione. Come la fanno questa valutazione? Non lo so, non lo condividono, nè condividono il valore che danno ai miei giochi“.

L’aspetto che poi ci ha lasciato più di stucco è il fatto che a quanto pare per avere un po’ di spazio in prima pagina Sony, scusate, la Piattaforma X pretenda almeno 25.000 dollari più, ci ricorda sempre Garner , il 30% di quanto guadagnato con le vendite. Una cifra che se i colossi sono tranquillamente disposti a pagare lo stesso non si può dire per tutti quei famosi pesci piccoli di cui parlavamo per i quali forse ven-ti-cin-que-mi-la dollari è il budget triennale della produzione, della promozione e della distribuzione dei loro giochi.

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Qualcuno potrebbe obiettare che fare i videogiochi è un lavoro e come tale va trattato, ma, permetteteci, non è certo come alzarsi la mattina e andare in fabbrica. Fare videogiochi, quando sei uno sviluppatore indipendente, non è soltanto un modo per fare soldi (anzi molto spesso è solo un modo per perderli) è un mezzo di espressione: come scrivere una canzone, o un libro. Come dipingere. E’ creatività allo stato puro.

E se è vero che per sopravvivere la creatività deve accompagnarsi al marketing è anche vero che se nel grande parco giochi dei videogiochi non c’è posto per tutti, a lungo andare ci troveremo semplicemente a guardarci nelle palle degli occhi stanchi del cinquantesimo capitolo dello stesso gioco che ormai non ci dice più niente.

Valeria Poropat

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