Team di ricerca inventa microchip che scova il Covid-19 prima dei sintomi

Immaginate un team di scienziati all’opera per risolvere un problema per i militari e immaginate che la soluzione sia un microchip sottopelle che scova il Covid prima che si manifestino i sintomi.

Team di ricerca inventa microchip che scova il Covid-19 prima dei sintomi
Team di ricerca inventa microchip che scova il Covid-19 prima dei sintomi (foto: pixabay)

Sembra un videogioco ma è quello che è successo negli Stati Uniti dove la DARPA ha sviluppato un chip che, inoculato, rintraccia il Covid-19 e allerta i pazienti e i sanitari per una quarantena precoce.

La storia del chip che fa diagnostica in tempo reale contro il Covid è nata dopo che, l’anno scorso, sulla USS Theodore Roosevelt si è avuto un cluster importante di infezioni da Covid. In totale, sulla portaerei americana ci sono stati ben 1271 infezioni.

Da qui l’idea del team di lavoro di Matt Hepburn, colonnello in congedo che ora lavora nella DARPA: la Defence Advanced Research Projects Agency: un microchip iniettato nel corpo usando un gel che simula i tessuti umani.

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Microchip e Covid in diretta TV

Team di ricerca inventa microchip che scova il Covid-19 prima dei sintomi
Team di ricerca inventa microchip che scova il Covid-19 prima dei sintomi (foto: pixabay)

Come nel più prevedibile dei plot cinematografici, le dichiarazioni riguardo il microchip in grado di identificare il Covid nel corpo umano prima che appaiano i sintomi sono avvenute in diretta tv, sulla CBS, durante il programma 60 Minutes cui ha partecipato proprio Hepburn che è a capo del programma contro le malattie infettive all’interno del DARPA.

Hepburn ha spiegato che “si mette il chip sotto pelle e quello che comunica se ci sono reazioni chimiche in atto nel corpo e questo segnale significa che si svilupperanno i sintomi il giorno dopo.” E a chi avesse paura che il chip possa essere usato per tracciare i movimenti dei soldati, sono arrivate anche le dichiarazioni ufficiali secondo cui non è questo lo scopo del chip.

Durante lo stesso programma tv, Hepburn ha anche parlato di un filtro che può essere applicato a una comune macchina per la dialisi e che è in grado di filtrare via il Covid nel sangue che poi può essere reimmesso nella circolazione dei pazienti.  Hepburn ha raccontato la storia del “paziente 16″, noi avremmo pensato a un altro numero ma ci accontentiamo, che è stato sottoposto a questo ciclo di dialisi per le condizioni particolarmente critiche in cui versava.

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Il paziente, racconta il colonnello, si è ripreso nel giro di qualche giorno con questo trattamento e la FDA americana lo ha autorizzato come trattamento di emergenza, dopo un trial su 300 pazienti tutti in condizioni molto serie.

Il futuro è già qui, speriamo non si porti dietro anche Godzilla a questo punto.

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