Violenza&Videogiochi: la Rai ripropone l'argomento a Uno Mattina in Famiglia e Geo

Ormai è un dato di fatto: l’argomento violenza e videogiochi è diventato un trend e se parla sempre più spesso. Dopo il servizio iniziale di Striscia la Notizia è stata la volta del giornale La Repubblica, poi di Uno Mattina e di Uno Mattina in Famiglia. Pochi minuti fa è arrivato anche il turno di Geo, trasmissione quotidiana di Rai 3.

Procediamo con ordine: Uno Mattina in Famiglia, condotta da Tiberio Timperi, ha trattato l’argomento in modo generico parlando non solo di videogiochi ma anche di Internet e dei dispositivi mobile, come smartphone e tablet. Oltre al conduttore hanno partecipato al dibattito il geologo Mario Tozzi, l’attrice Benedetta Valanzano, la psicologa psicoterapeuta Michela Romano e il giornalista Luca Tremolada.
Come temi della puntata troviamo due quesiti: “Stiamo diventando schiavi dei dispositivi digitali”? Ma soprattutto: “Stiamo diventando TECNOSCEMI”? Un appassionato (e decisamente compiaciuto) Mario Tozzi (autore del libro Tecnobarocco: Tecnologie inutili e altri disastri) difende l’attendibilità del termine, brillantemente coniato dai creatori della trasmissione.

Se volete conoscere gli scambi di battute fra i partecipanti potete guardare il video in calce all’articolo (a partire da 01:23:00) ma in generale la solfa è più o meno sempre la stessa: si demonizzano i dispositivi e internet senza riconoscerne il potenziale, si parla di “pazzia di fare i giochi online” e si rimpiange il calcio balilla. Unica voce fuori dal coro Luca Tremolada, giornalista, genovese e gamer – come lui stesso si descrive sul sito del Sole 24 Ore, per il quale lavora.

Tremolada mette in dubbio con molta calma la tesi decisamente limitata del conduttore e di Tozzi, regalando finalmente un punto di vista alternativo ai soliti demonizzatori convinti, fra le altre cose, della totale inaffidabilità della Rete come fonte di informazione – come sostiene Tozzi senza alcuna esitazione. Il giornalista di Il Sole 24 Ore ricorda prontamente a Tozzi che nel passato c’è sempre stato qualcosa da criticare e che, con l’arrivo del telefono, c’era chi sosteneva che probabilmente le persone non sarebbero più uscite di casa.

Passiamo ora a Geo, interessante trasmissione di Rai Tre dedicata principalmente a cultura, tradizioni e natura; spesso a Geo si parla anche di attualità e per trattare l’argomento violenza&videogame la conduttrice Sveva Sagramola ha intervistato lo psichiatra, tossicologo e docente Luigi Galimberti e Ilaria Capua, Vice Presidente VII Commissione della Camera dei Deputati nonché autrice della lettera indirizzata al Capo del Governo Matteo Renzi, dove si chiede di prendere provvedimenti sulla questione.

Nonostante la conduttrice sia anch’essa evidentemente schierata e introduca l’argomento promettendo agli spettatori una caduta dalla sedia, troviamo un’Ilaria Capua diversa da ciò che ci si potrebbe aspettare, soprattutto leggendo un recente post sul suo sito internet dove parla di “videogiochi che istigano a delinquere”. Al posto di concentrarsi sulla demonizzazione totale e sulla necessità di censura, la Capua si focalizza sul suo desiderio di dare il via a un’utile campagna di sensibilizzazione. La stessa conduttrice, che inizialmente spinge sullo sconvolgente livello di violenza di GTA 5 (ancora una volta non nominato, ma mostrato in modo chiaro) allenta leggermente la presa sul finale, confermando l’inutilità della censura e ribadendo la necessità di informazione.

Lo psichiatra Luigi Galimberti, fondatore e presidente dell’Associazione Genitori Attenti, invece si concentra sul lato attrattivo dei contenuti violenti, commentando un grafico di dati di consumo e spiegando i meccanismi cerebrali che possono essere influenzati dall’uso eccessivo dei videogiochi.
La grafica mostrata evidenzia, purtroppo, percentuali effettivamente notevoli: il 25% dei bambini di 10 anni e il 50% di dei ragazzini di 12 utilizzano videogiochi etichettati come PEGI 18.

Ma cosa ne pensiamo, ormai, lo avete capito. Se volete leggere la nostra prima reazione all’articolo di Striscia la Notizia cliccate QUI, mentre QUI trovate l’articolo che abbiamo scritto in reazione a quello pubblicato su La Repubblica e QUI quello che abbiamo scritto dopo aver guardato la puntata di Uno Mattina con un impacciato FaviJ come ospite telefonico.

Vogliamo però ora aggiungere un punto fondamentale e rendervi partecipi di ciò che pensa l’AESVI, ovvero l’associazione di categoria che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia. In un recente comunicato stampa, infatti, l’AESVI si è espressa in modo molto chiaro, illustrando punti fondamentali sui quali solitamente si fa leva, come la destinazione dei videogame: “I videogiochi non sono ‘giochi per bambini’, ma sono una forma di intrattenimento di massa che si rivolge sempre più a un pubblico differenziato. Solo in Italia si contano oggi circa 21 milioni di videogiocatori attivi e l’età media dei giocatori supera ormai i 30 anni”.
Il comunicato parla anche della necessità di “sdoganare” il videogioco dai pregiudizi e dagli stereotipi più diffusi, e l’AESVI si conferma assolutamente disponibile a una completa collaborazione con le istituzioni nazionali per arricchire gli strumenti di tutela.

Il comunicato (se volete leggerlo cliccate QUI) non ha bisogno di conferme ed è una risposta assolutamente esaustiva, ma c’è una riflessione che fino a ora non è stata toccata da articoli e trasmissioni, nonostante a molti sia di certo venuto in mente: perché ci si scandalizza se in un videogioco vengono mostrate scene violente, femminicidi e sesso, quando invece non si parla delle miriadi di film e libri con gli stessi contenuti?
Non ci riferiamo alla pornografia, ma a contenuti davvero accessibili a tutti: basta accendere la televisione per trovare moltissime potenziali influenze negative, dal ruolo della donna – che si può benissimo biasimare in trasmissioni come Striscia la Notizia, che tanto critica GTA ma poi mostra le nudità di Nina Morich senza tanti problemi, come molti utenti hanno sottolineato – fino a film e serie TV con protagonisti dalla psicologia complessa, ma decisamente negativi.

Ancora una volta concludiamo ricordando l’importanza di parlare per raggiungere una sempre maggiore consapevolezza, ma sarebbe sicuramente utile iniziare ad ampliare il range di argomenti e smettere di scandalizzarsi per un gioco che ha iniziato ad esistere nel 1997 e che, evidentemente, non ha affatto allevato una intera generazione di tecnoscemi violenti.

 

 

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